Ci siamo, lettori!  Le tante sospirate ferie sono terminate e l’autunno è alle porte!

E cosa c’è di meglio che aspettare l’arrivo delle stagioni fredde in compagnia di qualche lettura piacevole, una buona tisana e riprendendo in mano il desiderio di immaginare, creare, viaggiare?

Ecco qui, dunque, la mia personale lista dei 5 libri da leggere assolutamente questo autunno, libri che mi hanno accompagnata in questi mesi e dai quali ho imparato qualcosa di me stessa e del mondo, piccole e discrete lezioni per affrontare la vita come solo i libri sanno insegnare.

 

Eccoli qui i 5 libri da leggere assolutamente:

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“Il Pibe de Oro” di Raffaele Nappi

Conosco Raffale Nappi personalmente e di lui mi hanno sempre colpito ironia e disponibilità. Voi direte: “cosa c’entra con il libro?”. C’entra. Perché per raccontare in maniera così appassionante l’ascesa e la caduta di un mostro sacro come Maradona, un Dio sceso in terra – tanto per utilizzare una metafora cara ai napoletani – può volerci solo una persona aperta e disponibile alla comprensione, attenta alle sfumature della vita, compassionevole. Ed è proprio “compassione” il sentimento che trasuda dalle pagine del libro. Raffaele Nappi ripercorre i momenti salienti della carriera del Pibe de Oro, da quando fin da piccolo ammaliava gli spettatori della squadra Les Cebollitas, mai così affollati per un campionato juniores, passando per lo storico Scudetto con il Napoli nel 1987 fino ad arrivare alla caduta rovinosa a base di festini e cocaina che ne hanno decretato la fine calcistica (e non solo quella). Maradona è messo a nudo con delicatezza, con mestiere, restituendo al lettore un ritratto intimo e vicino al calciatore, un eroe anticonformista che resterà imbrigliato tra essere e apparire, tra aspettative e tradimenti, tra caduta e riscatto. In un vortice di amore/ odio che per Napoli, e per il calcio mondiale, hanno rappresentato indimenticabili montagne russe emozionali.

 

“The Last American Man” di Elizabeth Gilbert

Elizabeth Gilbert, per chi non la conoscesse, è l’autrice di Eat Pray Love, best seller dal quale è stato tratto il celebre film con Julia Roberts, che raccontava il viaggio personale di una donna alla ricerca di sé attraverso i piaceri del cibo in Italia, la spiritualità in India e la vita semplice ed edonistica in un paradiso come quello di Bali, in Indonesia. Il libro che vi consiglio, del resto, ha dentro di sé questi temi e anche molto di più. L’“ultimo americano”, nella penna dell’autrice, è Eustace Conway, un ragazzo nato nel South Carolina che da giovane, complice anche i continui litigi con il padre, decide di mollare la sua comoda vita suburbana per trasferirsi nei boschi, producendo con le sue mani il cibo, gli attrezzi, i vestiti e persino la sua capanna. A parte la curiosità di scoprire come sia possibile vivere in questo modo, quello che colpisce di Eustace è il suo rifiutare il ruolo di eremita, abbracciando da pioniere una missione più alta: riportare l’America all’essenza, all’autenticità, rifiutando la società dei consumi e vivendo in comunione con la natura. Eustace, infatti, è il fondatore di Turtle Island, un campo tuttora aperto ai ragazzi e a tutti coloro che vogliono scoprire come si vive nei boschi provvedendo per sé come facevano le tribù prima dell’avvento delle città. Un libro per riflettere sul superfluo e sull’importanza di restare radicati alle nostre radici primordiali.

 

“36 domande per farti innamorare di me” di Vicki Grant

È stata una piacevole scoperta, capitata quasi per caso. Girovagavo in libreria alla ricerca di ispirazione e, come spesso accade, sono stata attratta dalla copertina in primis e poi dal titolo. “36 questions that changed my mind about you”, “36 domande che mi fanno cambiare idea su di te”, questa è la tradizione letterale del titolo inglese: che cosa vorrà mai dire? Eccovi la trama, ancora più intrigante del titolo: due perfetti estranei partecipano ad un esperimento psicologico nel quale sono costretti a restare nella stessa stanza rispondendo entrambi a 36 domande. L’esperimento vuole provare che, tramite una conoscenza approfondita su alcuni aspetti essenziali della vita umana (specie quella personale e segreta che ognuno di noi custodisce dentro) tutti noi siamo capaci di innamorarci veramente di chi abbiamo di fronte, anche di uno sconosciuto. Paul e Hildy non porrebbero essere più diversi: lui è il classico ragazzo sbruffone, un po’ petulante, che non accetta nulla come dato di fatto e sempre pronto a fare polemica; lei è la classica brava ragazza un po’ timorosa, che non regge la pressione e il giudizio altrui ed è sempre pronta a fare la cosa giusta. Il cocktail è esplosivo! Paul e Hildy si innamoreranno alla fine delle 36 domande? Niente spoiler, aspettate l’uscita italiana a febbraio e lo scoprirete!

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“Esperanza” di Alberto Fumagalli

Già autore di Crysi, Alberto Fumagalli riprende un tema a lui caro, quello delle difficoltà umane che la crisi ha portato con sé, per raccontare la storia di Edoardo Italiani, uno scrittore emergente che fa fatica ad arrivare a fine mese con lavoretti al di sotto della sua soglia di sopportazione. L’unico contatto familiare è con la nonna Edera di 100 anni, con la quale vive e che provvede finanziariamente a lui quando ne ha bisogno. Edoardo attraversa un periodo complicato, in cui fa fatica a guardarsi allo specchio, e nel quale vede tutto nero. Un momento nel quale il bianco è solo quello delle sue pagine che non ne vogliono sapere di trasformarsi in romanzo. È bloccato, Edoardo, come molti ragazzi della sua generazione: andare avanti e spingere il piede sull’acceleratore della vita, riconquistando la sua amata Sophie, oppure rinunciare a tutto? Eppure, Edoardo scoprirà che nella vita non ci sono solo il bianco o il nero. C’è anche il verde: il verde della menta, il cui profumo continua inspiegabilmente a sentire nei luoghi più impensabili, il verde della speranza, alla quale Edoardo, anche se non lo sa, farà fatica a rinunciare. Fin quando non la incontra davvero. Ed è proprio quando ricomincia a sperare, accompagnato dalla originale prosa dell’autore, che passa dal singhiozzo sincopato dell’incipit ad una narrativa più distesa nelle pagine finali, del resto, che tutto inizia a cambiare. Perché nonostante tutto, non bisogna mai permettere alla crisi di “toglierci i sogni”. Mai.

 

“Le fragili attese” di Mattia Signorini

È un libro che ti afferra dalla prima pagina e non ti molla più, perché non possiamo davvero attendere, appunto, senza sapere come va a finire. La vita degli ospiti della Pensione Palomar scorre lenta e appesa ad un equilibrio sottile ed invisibile: c’è Guido, un professore d’inglese che insegna ad una bambina muta; c’è Adolfo, un generale in pensione che ripensa ancora al periodo glorioso della guerra; c’è Lucio, in viaggio alla ricerca del padre che non vede da anni; c’è Ingrid, cassiera di giorno e frequentatrice di locali notturni di notte, che vive la sua vita in bilico sull’oblio. E poi c’è Italo, il proprietario che gestisce la pensione assieme alla sua fedele governante Emma, che alla soglia degli 80 anni ha deciso di chiudere. Non prima, però, di risolvere un mistero che rinnova improvvisamente in lui la voglia di vivere, il desiderio di amare: a chi sono rivolte quelle lettere d’amore scritte negli anni ’50 da una misteriosa ragazza di nome S.? Le vite dei personaggi si intrecciano, si inseguono, legate da un filo comune: la nostalgia. Di un ricordo, di un gesto, di un silenzio, di una mano poggiata sulla spalla, di una lettera mai recapitata. Sono fragili le loro speranze, i loro sogni, in perenne attesa che qualcosa accada per svegliarle dal torpore. E grazie alla scrittura delicata ma trascinante di Mattia Signorini anche noi lettori viviamo nell’attesa che qualcosa accada, fagocitando parole, assistendo allo spettacolo di questi equilibristi in attesa di vivere. Un libro con il quale riscoprire anche in noi il desiderio sempreverde di vivere la vita che vogliamo veramente, senza rimpianti.

 

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