Cosa significa l’espressione “alimentazione corretta”? Nell’articolo voglio sfatare alcuni miti sull’alimentazione, per arrivare ad un nuovo modello alimentare personalizzato.


INDICE


Alimentazione corretta: esiste davvero?

Alimentazione corretta… di cosa stiamo parlando? 

Nel corso del tempo l’idea di “cibo sano” e “alimentazione sana” ha subìto enormi cambiamenti, tanto da diventare il contrario di se stessa. Se le diete di qualche anno fa consideravano i carboidrati il “demonio”, ad esempio, oggi questi importanti nutrienti vengono reinseriti con naturalezza dentro una alimentazione corretta e consapevole, e perfino di sera! E questo è grazie all’avanzamento della ricerca in campo alimentare, ovviamente.

D’altra parte, ciò che abbiamo mangiato per anni è stata anche la conseguenza del posto in cui siamo nati e vissuti. Non si può negare che ciò che è stato disponibile a noi (fattori ambientali) e ciò che le persone intorno a noi hanno mangiato (fattori culturali) siano stati entrambi fattori che hanno influenzato enormemente la nostra dieta. Ma le cose oggi sono molto diverse.

Mentre il mondo si restringe – grazie ai viaggi a basso costo, al commercio internazionale e a Internet – ciò a cui abbiamo accesso si espande sempre di più. Il cibo che mangiamo oggi, in pratica, è molto diverso di quello di 50 anni fa! Le nostre diete sono diventate diverse, ma anche più simili. 

Chiunque vada al supermercato oggi può vedere l’enorme varietà di cibo a nostra disposizione. I raccolti hanno superato i limiti continentali e ora sono cresciuti in nuovi Paesi. Ciò significa che sono passati, dal non essere presenti nella dieta di un Paese 50 anni prima, a costituire una importanza centrale nella dieta di oggi di quello stesso Paese. Pensiamo ai Superfood, o all’avocado, per non parlare delle “mode” del momento, che portano in auge spezie, cibi e sostanze fino al giorno prima sconosciute (la curcuma, lo zenzero, i semi di chia ecc.).

Di fronte al ben di Dio alimentare, dunque, come mangiare sano? In questo articolo cercherò di dare delle linee guida generali per una alimentazione corretta, fermo restando che ogni corpo è diverso e merita di essere ascoltato a prescindere da tutto. 


La dieta non è la soluzione 

“Come posso smettere di mangiare?”

“Ho sempre fame: quali sono i rimedi?”

Così come l’accesso al cibo e alle informazioni sulla nutrizione, anche il concetto di dieta si è evoluto nel tempo. Se prima la “dieta dimagrante” era la soluzione a tutti i nostri mali – specie all’ansia di “avere sempre fame”, senza considerare mai i perché – nuovi approcci oggi indicano un’altra direzione. Più libera, più dirompente, più consapevole. 

La dieta, in pratica, non è la soluzione. Né per mangiare sano e per seguire un’alimentazione corretta né per perdere peso. Mi spiego meglio. 

Quando decidiamo “da lunedì mi metto a dieta”, creiamo uno stacco da ciò che siamo oggi a ciò che vorremmo essere quando finiremo la dieta. In parole povere, non ci piacciamo e affidiamo la nostra “salvezza” ad una fattore esterno: uno schema alimentare preciso, uno schema di dieta settimanale ecc. Oltre queste “regole”, che sollevano completamente il nostro senso di responsabilità, c’è il vuoto. Quello stesso vuoto che, quando collassiamo sotto i colpi di uno schema troppo rigido, riempiamo con l’ennesima abbuffata

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Una visione annebbiata

La coach alimentare Brooke Castillo lo chiama “fog eating”, ovvero il mangiare in maniera annebbiata:

  • seguiamo delle regole senza capirne il perché e dando per scontato che siano buone per tutti;
  • ci convinciamo che al di fuori di quei quadranti il cibo sia “cattivo”, da evitare, creando un clima di paura e ostilità;
  • mangiamo perdendo il gusto del sapore e dell’odore, convinti che la strada per la vittoria risieda nella privazione;
  • essendo un sistema innaturale, però, il nostro corpo lo rigetta, e noi ci addossiamo la colpa di un nuovo fallimento. 

Anche io sono stata vittima di questo meccanismo.  

Personalmente, ho seguito decine di diete e parlato con decine di dietologi; nonostante tutti gli sforzi, non sono mai dimagrita fino a quando non ho cambiato completamente prospettiva.

Non era uno schema a definire cosa potevo o non potevo mangiare, specie se lo seguivo in maniera pedissequa. Non avevo bisogno della dieta per impostare la mia alimentazione corretta. Avevo bisogno di prendere in mano la situazione, parlare con il mio corpo e ascoltare cosa aveva da dire. 


Il problema non è il cibo

Uno degli errori più comuni – e inevitabili – che compie chi soffre di disturbi alimentari è pensare che il cibo sia il vero problema. 

“Perché non riesco a smettere di mangiare?” 

“Perché non posso mangiare com fanno tutti?”.

Ci ho messo anni a dare una risposta a queste eterne domande che mi martellavano in testa. E poi l’ho trovata, ed era anche semplice: non è il cibo in sé il problema. 

Chi soffre di disturbi alimentari, infatti, dona al cibo un valore pesante che, per la sua natura intrinseca, però, il cibo non ha. Il cibo è nutrimento per il corpo, “il carburante”, l’humus naturale che ci fa muovere, rimanere attivi e vivi. Eppure, nella testa di un binge eater, il cibo diventa altro: 

  • conforto (comfort food)
  • sfogo
  • aiuto 
  • anti-stress
  • sollievo
  • fedeltà

Da allora ho capito una cosa importante: se non lavoriamo dentro di noi per cercare di riempire la voglia di essere confortati, di sfogarci, di essere aiutati, di mettere a tacere lo stress, di trovare sollievo e di ricevere fedeltà, difficilmente riusciremo a stabilire un rapporto sano con il cibo.

Detto questo, nel frattempo, una cosa possiamo farla: studiare, capire i meccanismi, mettere in atto la curiosità, lavorare CON il cibo e non CONTRO. In sintesi: gettare le basi per una alimentazione corretta anche se abbiamo ancora il fantasma dei disturbi alimentari a fare capolino…


La bilancia: nemica – amica

Uno dei meccanismi perversi che riguarda la relazione cibo-emozioni-percezione di sé è scatenato dal nostro rapporto con la bilancia. Così come un coltello, che può essere un utensile per lavorare o anche un’arma per uccidere, anche la bilancia é una nemica – amica.

Alla bilancia affidiamo la misura del nostro fallimento o successo come esseri umani. 

“Se solo pesassi qualche chilo in meno…”

“Perdo 3 chili e conquisto il ragazzo dei miei sogni”

“Perché ho fatto tutto correttamente e peso sempre uguale?”

“Perché peso 1 kg in più di ieri? Dove ho sbagliato?”

Anche io ero così: mi pesavo in continuazione, cambiando il mio umore a seconda della lancetta della bilancia. Meno = felicità. Più = disperazione. Un periodo sono arrivata a pesarmi anche 10 volte al giorno, conoscendo perfettamente l’effetto che ogni singolo cibo aveva sul mio peso…

Eppure, la bilancia non sempre dice la verità, e sul suo numero influiscono tanti fattori: 

  • abbiamo mangiato più salato;
  • siamo stitici da qualche giorno;
  • sta arrivando il ciclo; 
  • ci siamo appena allenati;

Ecco perché, da nemica, la bilancia può e deve tornare ad essere un’alleata vincente. Come con l’esempio del coltello, dunque, la bilancia può trasformarsi da ossessione numerica a curiosità matematica. Possiamo pesare gli alimenti, sia cotti che crudi, possiamo capire cosa stiamo ingerendo e quanto, e possiamo valutare anche i nostri passi in avanti lungo il cammino. Vedremo insieme come utilizzare la meglio la bilancia, per evitare inutili ossessioni. 

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Cibo sano: un nuovo approccio

Seguendo la scia di un nuovo approccio all’alimentazione, dunque, esistono alcune linee basilari sulle quali riflettere per impostare nella nostra routine di alimentazione corretta un nuovo modo di vivere il cibo: 

  • ogni corpo è diverso e va ascoltato;
  • non tutto il cibo sano fa bene al tuo corpo; 
  • non esiste una dieta corretta a priori;
  • la restrizione aggressiva causa le abbuffate;
  • l’alimentazione corretta per dimagrire cambia e dipende dal tuo lavoro quotidiano con il cibo;
  • non è una corsa, è una maratona;
  • senza curiosità e impegno consapevole resteremo sempre legati ad uno schema prestabilito e “grigio”;
  • se non ci impegniamo seriamente, difficilmente qualcuno lo farà al posto nostro.

Come approcciarsi al cibo, dunque? Dimenticando gli schemi “imparati a memoria” e imparando – qui il verbo è sacrosanto -, piuttosto, a lavorare con noi stessi prendendoci la responsabilità delle nostre azioni. 

In parole povere: dandoci una mossa! 


Nutrizione olistica e Mindful eating

Come abbiamo appena visto, l’alimentazione corretta che affrontiamo oggi segue un modello in cui la persona e il cibo diventano parte integrante di un sistema di lavoro in comunione, virtuoso e funzionante. 

Non è più la dieta di 20-30 anni fa, ma un approccio consapevole e maturo al nostro rapporto con il cibo, che ci vede protagonisti e non più spettatori inconsapevoli. 

La filosofia della nutrizione olistica, del resto, si basa proprio sulla consapevolezza: la propria salute è un’espressione della complessa interazione tra gli aspetti fisico e chimico, mentale ed emotivo, nonché spirituale e ambientale della propria vita e del proprio essere. Come tali, i professionisti che sono formati in nutrizione olistica si avvicinano alla salute e alla guarigione da una prospettiva di “persona intera”. Usando l’educazione alimentare come strumento primario, i coach di nutrizione olistica enfatizzano la “costruzione della salute” avvicinando ogni persona come un individuo unico, originale, sul quale gli “schemi standard” non funzionano più.

Ciò richiede di coinvolgere completamente l’individuo nel suo processo di recupero della salute e di onorare la sua innata saggezza lavorando in modo autorizzante e cooperativo nel tracciare un percorso per una salute ottimale, che nasca dall’ascolto del corpo.

Strettamente connesso alla nutrizione olistica, del resto, c’è il Mindful Eating, un modello di alimentazione corretta basato sul “mangiare con consapevolezza” (che tra l’altro ho trattato molte volte nel corso del blog, specie legandolo ai disturbi alimentari). Secondo questo modello, infine, ogni atto di alimentazione diventa un atto di consapevolezza, per cui siamo completamente presenti nel cibo e con il cibo, al contrario dell’approccio “fog eating” citato in precedenza. 

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Puoi mangiare di tutto!

Siamo partiti da un “misero” schema alimentare standard per tutti e siamo arrivati lontano: un nuovo modo di risolvere la nostra dipendenza da cibo e dal mangiare tanto imparando ad ascoltarci. Un sistema che funziona in maniera diversa per ogni singola persona e che, per lo stesso motivo, può dare una garanzia 10 volte superiore di successo: se non lo sappiamo noi cosa ci fa stare bene e cosa ci fa stare male, chi altri può?

E qui arriviamo ai famosi “nodi del pettine”: siamo davvero disposti a metterci non solo in discussione ma anche in gioco?

Quando scegliamo di lavorare con la nutrizione con responsabilità e consapevolezza, del resto, scopriamo subito un tesoro a dir poco prezioso: la libertà. 

Con questo nuovo approccio, in pratica, puoi essere libero di mangiare di tutto – sì, non sono impazzita – logicamente con le dovute “precauzioni”. Di quali precauzioni sto parlando? Seguire e onorare il tuo schema alimentare personalizzato! 

Come si lavora con lo schema alimentare? 

Scoprilo nel prossimo articolo!

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