La lotta di Ambra Angiolini contro la bulimia diventa un libro dal titolo “InFame”, edito da Rizzoli. Ambra ci racconta con coraggio, crudezza e tanta onestà cosa vuol dire soffrire ogni giorno di bulimia nervosa, uno dei disturbi alimentari più diffusi. Ecco qui la recensione del libro “InFame”.
INDICE:
- L’InFame: l’“altra” Ambra
- Bulimia nervosa: testimonianza “da dentro”
- Le ricadute e la lotta per riemergere
- Guarire dalla bulimia si può?
L’InFame: l’“altra” Ambra
Ci lascia entrare a gamba tesa dentro il suo mondo, Ambra, per toglierci un po’ il respiro. E non solo per la “sua”, di storia, ma per quanto questa assomigli alla storia di tutti noi.
I dettagli minuziosi, il desiderio di chiudersi a riccio per “non guardare” davvero cosa sta accadendo dietro le mura intime del bagno e, contemporaneamente, la voglia di condividere una storia privata di sofferenza al pubblico, mai raccontata prima con così grande onestà.
“InFame” è questo e molto altro: il racconto di una vita vissuta con una compagna “infame” davvero, la bulimia nervosa, di cui a tratti non riesce a pronunciare la prima lettera, ma che è talmente scalciante ed ingombrante da avere persino un nome: Elettra.
L’infame Elettra è la parte bulimica di Ambra, quel comportamento incontrollato che la porta ad alzarsi e vomitare immediatamente tutto quello che ha ingurgitato in pochissimo tempo. E che la Angiolini non risparmia in descrizioni accurate e profonde.


Bulimia nervosa: testimonianza “da dentro”
È proprio la descrizione delle azioni quotidiane e reiterate nel tempo e nell’anima, che ci convince che sì, solo chi ci é passato attraverso questo inferno può davvero capire cosa significa.
“Una bulimica la riconoscerei tra mille”… ed è proprio così.
Il desiderio irrefrenabile di buttarsi nel letto – apparecchiato con un preciso rituale di ogni cosa commestibile ricavata dalla dispensa di casa, dal frigo, dalle confezioni, dal supermercato più insospettabile…
La smania di ingurgitare più cibo possibile in brevissimo tempo, per colmare il vuoto che si vive dentro e soffocare la lotta forte e senza esclusione di colpi tra Mente, Cuore e Pancia…
E poi la conclusione del tutto, che diventa poi l’inizio di un nuovo meccanismo di compensazione, ovvero quel rifugiarsi nel bagno per “correre ai ripari” ed espellere tutto il male appena commesso…
È questa la bulimia, l’infame compagna di una vita, quella che quasi ti coccola ma che in un attacco di lucidità vuoi tentare di cancellare con la candeggina (perché “un bagno pulito è per sempre”), se non altro fino a quando non si ripresenta ancora più aggressiva di prima.
Le ricadute e la lotta per riemergere
Se nella prima parte di “InFame” Ambra ci racconta la sua lotta, la sua intimità e anche il suo desiderio di uscirne a modo suo, nella seconda assistiamo proprio a questi tentativi con alti e bassi emotivi.
Prima il digiuno, visto quasi come voler strappare alla radice il male di non riuscire a confrontarsi mai con una cosa che dovrebbe essere naturale, il mangiare.
Poi la terapia di gruppo, che Ambra lascia presto perché fa troppo male, perché dividere il problema non la solleva da Elettra, che vive addosso alle sue spalle come un bodyguard.
E, infine, uno dei meccanismi di compensazione tipici di chi vuole sostituire la compulsione della bulimia con un’altra, ovvero il dedicarsi ad estenuanti ore di allenamento quotidiano pur di non pensare.
Ciò nonostante, le ricadute sono dietro l’angolo, specie perché quel vuoto dell’anima Ambra non riesce proprio a colmarlo con nulla. Anzi, non sa dare neppure un nome a quel malessere, figuriamoci una soluzione.
Guarire dalla bulimia si può?
Senza voler spoilerare il finale, nonostante le montagne russe schizofreniche, sia fisiche sia emozionali (gonfiarsi/ sgonfiarsi, sentirsi schifosi/sentirsi bellissimi ecc.), alla fine Ambra una soluzione la riesce ad intravedere proprio dove non la stava cercando: l’Amore.
Quella parola che non riusciva a dire e che sostituiva con la parola Ancora, quella sensazione di pienezza a prescindere, una pienezza senza calorie, senza bloccare lo stomaco se non per colpa delle farfalle, quella salvezza che tutti possono trovare solo se non smettono di lottare.
Ed è proprio questo il concetto che mi ha colpita molto e che voglio utilizzare quale conclusione per la recensione: non mollare anche quando non si vede la luce, perché se lo facciamo siamo solo noi i responsabili di quello che succede dopo. Perché anche se non è colpa nostra se soffriamo di bulimia nervosa o binge eating o di qualsiasi altro disordine alimentare, spetta solo a noi decidere di salvarci.
“Se avete letto questa storia ma non avete capito chi è l’assassino voltate pagina”.
Leggi il libro di Ambra per avere la risposta 😉


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Mi chiamo Melania Romanelli e sono una Coach alimentare. Dopo 20 anni di lotta contro il mio disordine alimentare ho vinto la mia battaglia, e oggi aiuto le persone con le problematiche alimentari a vincere questa sfida.
Dal 2019 ho creato il PERCORSO BED LIONS, la prima piattaforma online per combattere le problematiche alimentari con il supporto del coaching e del mentoring, che sta già aiutando centinaia di persone in Italia.
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