Fattori genetici e neurotrasmettitori sono responsabili di molti disturbi del comportamento alimentare, prime fra tutti l’anoressia nervosa. L’articolo spiega quali studi confermano la tesi secondo la quale tra anoressia e genetica esiste un legame da non sottovalutare.
INDICE:
- L’Anoressia ha un’origine genetica?
- Che legame c’è tra Disturbi Alimentari e Genetica?
- I neuroni e il segnale di fame
- Neurobiologia e Anoressia: quando il segnale di fame non arriva
- Dopamina: l’ormone del piacere per regolare i disturbi alimentari
- Serotonina: che ruolo ricopre nei disturbi alimentari?
L’Anoressia ha un’origine genetica?
Avete mai pensato di avere “una predisposizione genetica” verso alcuni comportamenti? E se fosse così, l’avete mai ricollegata al vostro approccio al cibo?
Ebbene: uno studio internazionale su Anoressia nervosa e Genetica, firmato anche da due studiosi italiani (Angela Favaro e Maurizio Clementi dell’università di Padova), ha scoperto 8 varianti ereditarie del disturbo alimentare.
I risultati della ricerca, infatti, hanno dimostrato l’importanza di un approccio multidisciplinare verso la cura della malattia: tra gli aspetti più interessanti, anche la conclusione sull’origine metabolica e non solo mentale nell’approccio all’anoressia.
Fattore importantissimo che, ancora una volta, ci “sgancia” dal senso di colpa che molti di noi hanno in relazione ai disturbi alimentari.
Che legame c’è tra Disturbi Alimentari e Genetica?
La base genetica dell’anoressia si sovrappone ad altri disturbi psichiatrici come depressione, ansia, schizofrenia e sarebbe anche alla base di comportamenti iperattivi molto frequenti tra chi soffre di questo disturbo.
I familiari di soggetti affetti da disturbi alimentari, come riporta una ricerca recente, hanno una probabilità di sviluppare la malattia 10 volte superiore a chi non ha familiari affetti.
In tal senso, gli studi sui gemelli hanno evidenziato una ereditabilità stimata al 56% in riferimento alla presenza di un DCA.


I neuroni e il segnale di fame
Neurobiologia e DCA hanno un legame molto stretto: ecco perché, nella cura della malattia e dei disturbi alimentari in generale, è importante capire i meccanismi e gli impulsi che regolano il cervello in rapporto a fame e cibo per poterli arginare prontamente.
I neuroni presenti nel cervello regolano il senso di sazietà e desiderio legato al cibo. Ragion per cui l’emotività e la compulsività nelle condotte alimentari disfunzionali sono spesso affiancate a disturbi d’ansia e d’umore.
Il cervello ha un’organizzazione perfetta nella regolazione della fame, per cui ogni sezione risponde ad un comportamento specifico: gratificazione, gusto, sapore, desiderio.
Nei casi di DCA, invece, intervengono numerose variabili, familiari e ambientali, che alterano questo processo perfetto.
Neurobiologia e Anoressia: quando il segnale di fame non arriva
La regione del cervello deputata allo stimolo della fame, normalmente, porta i soggetti sani alla ricerca del cibo nel frigorifero o in dispensa come risposta a un bisogno. Particolari neuroni, inoltre, avvertono un abbassamento dei livelli di energia nell’organismo e stimolano l’appetito per riequilibrare tale bisogno.
La distorsione dei segnali nel cervello nei casi di anoressia, al contrario, influisce su emozioni, motivazione e repulsione nei confronti del cibo.
Il cervello riconosce i segnali della fame, come abbiamo visto, ma le persone affette da anoressia non hanno necessariamente l’impulso a consumare cibo, poiché non riescono a convertire il segnale cerebrale in motivazione a mangiare.
Il corpo, del resto, viene visto come un nemico da combattere, sopprimendone i bisogni.
Dopamina: l’ormone del piacere per regolare i disturbi alimentari
La dopamina è un neurotrasmettitore prodotto dal cervello e dalle ghiandole surrenali che appartiene ad un gruppo di ormoni in cui rientra anche l’adrenalina.
È riconosciuto come l’ormone del piacere e dell’euforia: il piacere derivante dal cibo è in grado di suscitare appagamento e gratificazione, e un conseguente aumento dei livelli di tale sostanza.
In presenza di disturbi alimentari, però, il sistema di ricompensa derivante dall’attività della dopamina è pressoché nullo.
La comunicazione tra i neuroni del cervello, ad opera dei neurotrasmettitori come dopamina e serotonina, dunque, presenta livelli molto bassi nei pazienti affetti da anoressia, bulimia e binge eating disorder.
Un “difetto di fabbrica”, comunque, che è possibile sollecitare in modo naturale, assumendo un controllo pieno della malattia e sostituendo la dopamina con rimedi naturali.


Rimedi naturali per la dopamina
I rimedi naturali per stimolare la dopamina sono molteplici, molto spesso a portata di mano e completamente gratuiti. Eccone alcuni.
- Attività fisica: l’attività motoria è considerata un ottimo trattamento terapeutico e consente molteplici benefici a livello neurologico. Anche solo venti minuti di corsa leggera possono aumentare i livelli di dopamina in modo considerevole. A fine allenamento, il livello di dopamina diminuisce mentre quello di serotonina aumenta provocando un senso di benessere interiore.
- Musica: l’ascolto della nostra musica preferita rilascia dopamina nel cervello, aumenta la sensazione di piacere e molto spesso ci dà i “brividi”.
- Sesso: l’attività sessuale fa bene al cervello a tutte le età. Tutto merito di dopamina e ossitocina (detta anche “ormone dell’amore”).
- Raggiungimento di un traguardo/obiettivo: direzionare l’attenzione verso un traguardo, distoglie il pensiero da problemi e ansie, aumentando le sensazioni di piacere e ricompensa.
- Yoga e Meditazione: la pratica regolare degli asana migliora l’umore, favorisce un maggiore afflusso di sangue al cervello e provoca un diffuso benessere interiore.
- Risata: si sa, ridere è la migliore medicina! Provoca benessere e aiuta il rilassamento. Inoltre, praticare attività divertenti migliora la circolazione, dilata i polmoni e accelera il battito cardiaco con notevoli benefici al sistema cardiorespiratorio.
- Amicizia: l’amicizia è come una droga, un toccasana per il nostro umore. Programmate, quindi, tante cene divertenti con gli amici (Covid permettendo)!
Serotonina: che ruolo ricopre nei disturbi alimentari?
La serotonina è in grado di regolare i nostri stati d’animo, l’umore, il piacere, il benessere, l’interesse sessuale, il ciclo sonno-veglia e il rapporto con l’alimentazione.
La carenza di serotonina ha diverse cause e provoca sintomi differenti, dalla difficoltà di concentrazione alla depressione, dall’insonnia ai disturbi alimentari.
Chi ha bassi livelli di serotonina, infatti, può mangiare troppo o troppo poco o attuare questi comportamenti in modo alternato.
Molti studi hanno dimostrato, inoltre, come la serotonina abbia effetti inibitori su individui affetti da disturbi alimentari. Nell’anoressia, in particolare, è il fattore che causa e provoca il senso di sazietà, specie nell'”euforia” derivante dal controllo maniacale sul cibo.


Quali sono i cibi del buonumore?
Col cibo è possibile stimolare la produzione di dopamina e serotonina, incrementando i livelli di fenilalanina e tirosina, aminoacidi che derivano dalla digestione di proteine alimentari, che anticipano le stesse e promuovono la loro sintesi a livello del sistema nervoso.
Tra gli alimenti più ricchi di fenilalanina, abbiamo i legumi, il pesce, la carne e le uova. Mentre la tirosina la ritroviamo maggiormente nelle banane, nel cacao, nella curcuma, nei latticini e nella frutta secca.
Per introdurre un maggiore apporto di serotonina nel nostro corpo, inoltre, validi alleati sono banane, ananas, ciliegie, kiwi, prugne, mandorle e noci.
Un altro amico dell’umore è il cioccolato fondente: quello con l’85% di cacao è il più ricco di serotonina con 2,9 mg per grammo. È consigliata l’assunzione di un quadratino al giorno per avere gli effetti desiderati in chi soffre di DCA: bloccare la fame nervosa e vivere l’alimentazione quotidiana senza sensi di colpa.
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Mi chiamo Melania Romanelli e sono una Coach alimentare. Dopo 20 anni di lotta contro il mio disordine alimentare ho vinto la mia battaglia, e oggi aiuto le persone con le problematiche alimentari a vincere questa sfida.
Dal 2019 ho creato il PERCORSO BED LIONS, la prima piattaforma online per combattere le problematiche alimentari con il supporto del coaching e del mentoring, che sta già aiutando centinaia di persone in Italia.
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