Il Tour de France 2022 ha portato alla ribalta la questione degli atleti con disturbi alimentari. Sono molti, spesso inascoltati, i ciclisti che hanno raccontato la loro esperienza al giornale Telegraph. Ecco alcune dichiarazioni “importanti”. Parlarne, denunciare, è sempre positivo!


Disturbi alimentari sportivi: un fenomeno spesso sotto silenzio

Disturbi alimentari sportivi: ogni volta che qualcuno ne parla fa ritornare “in campo” un fenomeno molto diffuso ma del quale si discute ancora troppo poco.

Complice la cultura patriarcale e della performance, del resto, gli atleti stessi sono restii e timorosi a fare dichiarazioni circa le proprie difficoltà con l’alimentazione e l’allenamento. Fortunatamente, qualcosa sta cambiando.

Il soffermarsi sui temi della salute mentale da un lato e di quella del corpo dall’altro, infatti, sta dando coraggio a tanti uomini e donne che fanno dello sport la propria ragione di vita.


L’inchiesta del Telegraph al Tour de France

Su questo blog ho raccontato il caso dei disturbi alimentari nel mondo del calcio, con la testimonianza di Lorenzo e della sua anoressia atletica. Ma questi disturbi non risparmiano anche uno sport dove il corpo è esso stesso motore della vittoria: il ciclismo.

Secondo una recente inchiesta del Telegraph, infatti, il ciclismo rappresenta un mondo agrodolce nel quale si vince, sì, ma rinunciando spesso alla propria salute fisica e mentale. Primo fra tutti il rapporto tra gli atleti e l’alimentazione.

Privazioni, giudizi severissimi bilancia alla mano, pelle grigia e viso emaciato… spesso la vittoria passa anche attraverso quella che viene definita “distruzione del corpo”.


Il caso Jumbo Food Coach

La squadra Jumbo-Visma, leader del WorldTour, ha sviluppato un’app chiamata Jumbo Food Coach, che fornisce piani alimentari personalizzati e specifici per ogni ciclista.

Quando aprono l’app, viene detto loro cosa mangiare, quanto e quando.

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Disturbi alimentari: le testimonianze dei ciclisti

Ecco le parole che alcuni dei ciclisti del Tour de France 2022 hanno lasciato come testimonianza al Telegraph.

“Se ti presenti per correre [in Europa] con un un paio di kg in più del Tour Down Under, non immagini la quantità di cose che gli altri ciclisti ti dicono… Nel mondo di oggi non riesci a farla franca dai commenti sul peso: molti ciclisti e tutto il personale pensano sia loro diritto commentare”.

(Richie Porte)

“Vieni giudicato per il peso. Ti presenti a una gara e i meccanici, il soigneur, i direttori, tutti ti guardano dall’alto in basso e dicono <>. E questo potrebbe non avere nulla a che fare con la forma, commentano solo il peso. Questo viene semplicemente accettato. Tuttavia, è una realtà piuttosto dura. Non c’è modo di aggirarla. È fisica”.

(Mathew Hayman)

“Quando vedi il cibo che non puoi mangiare e stai bruciando così tante migliaia di calorie al giorno o quando devi pure essere rigoroso sulla dieta, non è facile. Ma questo è solo uno dei sacrifici che devi fare. Sei in uno sport in cui il rapporto peso/potenza è un fattore enorme. È così che funziona”

(Richie Porte)

“Beh, sai, immagino che sia un disturbo alimentare se ti consuma tutto. E non è mai stato così “divorante” da avermi fatto perdere completamente il controllo, ma è qualcosa che è davanti a te ogni giorno: può capitare che quello che metti in bocca poi lo giudichi ogni volta che mangi. Non è un modo particolarmente piacevole di vivere”.

(Mathew Hayman)

“Ho visto ciclisti diventare sottopeso. Ho visto ragazzi con problemi alimentari. Ho visto cosa mangiano e cosa non mangiano e cercano di essere il più leggeri possibile, calorie per chilo e tutto il resto. Li vedi svanire in termini di fisiologia e anche i loro risultati svaniscono e non è salutare”.

(Robbie McEwen)

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