Il Binge Eating, il Disturbo da Alimentazione Incontrollata, è un disordine alimentare che colpisce tantissime persone in Italia. L’articolo analizza tutti i sintomi, i comportamenti e le possibili soluzioni per chi ne soffre.
INDICE:
- Cos’è il Binge Eating (detto anche BED)
- Quali sono i sintomi del disturbo da alimentazione incontrollata?
- Binge Eating e Bulimia: come le distinguo?
- Binge Eating Disorder: la terapia farmacologica
- La cura del Binge Eating: quali soluzioni?
Cos’è il Binge Eating (detto anche BED)
Il Binge Eating – in italiano Disturbo da Alimentazione Incontrollata – è il terzo tra i disturbi alimentari regolarmente diagnosticati nelle persone con problemi alimentari (i primi due sono Anoressia e Bulimia) e annoverati nel Manuale Diagnostico dei Disturbi Alimentari.
In pratica, la persona che soffre di Binge Eating mangia con ingordigia senza smettere per un periodo molto lungo durante la giornata (tendenzialmente ripetendo il comportamento 2-3 volte a settimana minimo), nel quale si innescano dei sentimenti di bisogno, odio e amore nei confronti del cibo, vergogna e disgusto per se stessi.
Il cibo è la risposta ad ogni bisogno, il cibo è presente nella mente di chi mangia in maniera incontrollata in ogni momento, con un desiderio martellante (craving) di mettere sotto i denti un determinato cibo che funziona come conforto immediato (comfort food).
Quali sono i sintomi del disturbo da alimentazione incontrollata?
Il rapporto tra BED e psicologia, ovvero la relazione tra i tratti psicologici della persona che soffre di disturbi alimentari e il comportamento alimentare stesso, sono molto ricorrenti da persona a persona.
Ecco i principali sintomi e comportamenti della persona che potrebbe soffrire di Binge Eating:
- Un senso opprimente di mancanza di controllo riguardo al comportamento alimentare;
- Mangiare più rapidamente del normale e sgranocchiare di continuo;
- Periodi di alimentazione incontrollata, fame compulsiva e impulsiva o continua in cui si consumano migliaia di calorie, spesso al punto da sentirsi “scoppiare”;
- Mangiare quando non si ha fame;
- Episodi ripetuti di abbuffate, che spesso si traducono in sentimenti di vergogna o senso di colpa;
- Mangiare in segreto nascondendo il cibo;
- Evitare situazioni sociali, in particolare quelle che riguardano il cibo;
- Mangiare quantità “normali” in contesti sociali e abbuffarsi quando si è soli immediatamente dopo;
- Bassa autostima e imbarazzo per l’aspetto fisico;
- Sentirsi estremamente angosciati, turbati e ansiosi durante e dopo un episodio di abbuffata;
- Paura della disapprovazione degli altri;
- Autolesionismo o tentativi di suicidio;
- Diventare eccessivamente sensibili ai riferimenti sul peso o sull’aspetto;
- Senso di colpa, disgusto per se stessi;
- Depressione e / o ansia.


Binge Eating e Bulimia: come le distinguo?
Sono in molti a pensare che la Bulimia sia la sorella gemella del Binge Eating e, sebbene siano molto simili, hanno dei tratti profondamente differenti.
Innanzitutto, la bulimia nervosa segue un ciclo molto preciso all’interno dei comportamenti di chi ne soffre: dieta —-> binge —-> vomito —-> ripetere il ciclo.
In pratica, la persona bulimica mangia senza controllo – proprio come abbiamo appena visto nelle persone che soffrono di Binge Eating – ma aggiungendo un comportamento in più: il vomito. Attraverso il vomito, infatti, il bulimico sente di avere il controllo sul cibo che ha mangiato in maniera compulsiva, controllando soprattutto le conseguenze che potrebbe avere. Vomitando, in definitiva, non assume le calorie dell’abbuffata ed evita di ingrassare, gestendo il suo comportamento alimentare idealizzandone il controllo.
La persona che soffre di Binge Eating, invece, non decide di assumere alcun comportamento compensatorio dopo l’abbuffata. Non vomitando, dunque, rischia di ingrassare, dato che potrebbe assumere in un singolo episodio di abbuffata anche 20-30 mila kcal. Dopo l’episodio di alimentazione incontrollata, inoltre, il Binge Eater si sente malissimo un attimo dopo, sia dal punto di vista fisico (torpore, mente annebbiata) sia dal punto di vista emotivo (emozioni negative su di sé, senso di disgusto e isolamento sociale).
Binge Eating Disorder: la terapia farmacologica
Quando si viene seguiti da un centro DCA attraverso un piano terapeutico oppure da uno psicoterapeuta può accadere che vengano prescritti dei farmaci per gestire l’ansia di abbuffarsi.
Sebbene non ci siano dei farmaci precisi per evitare l’episodio di Binge Eating, molto spesso si ricorre ad antidepressivi cosiddetti “ad azione serotoninergica”, ovvero dei farmaci in grado di restituire la pace e l’equilibrio in persone che vivono delle difficoltà anche a livello psicologico o legate ai disturbi dell’umore. Tra i farmaci principali per gestire il disturbo da alimentazione incontrollata possiamo menzionare la Fluexetina, un antidepressivo di inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina.
Ovviamente, non tutte le persone che soffrono di Binge Eating devono essere sottoposte al trattamento farmacologico, anzi. Molto spesso si ricorre a questo sistema nei casi gravi o nei casi, come abbiamo appena visto, in cui il disturbo alimentare è fortemente aggravato da un disturbo psicologico alla base.
La ricerca più recente
Tra le ricerche recenti, infine, cito quella dell’Università di Camerino e pubblicata su Neuropsychopharamcology, che ha individuato un amminoacido chiamato L’Oea (Oleoylethanolamide) in grado di inibire la voglia di mangiare con ingordigia.
Dopo cicli di restrizioni alimentari intermittenti e rialimentazione sui topi femmine, la ricerca ha mostrato un’assunzione di cibo appetibile simile alle persone che soffrono di Binge Eating, a seguito di un’esposizione di 15 minuti alla vista e all’olfatto. L’OEA somministrata per via sistemica in modo dose-dipendente (2,5, 5 e 10 mg kg-1) ha impedito proprio il comportamento alimentare di Binge Eating nei ratti. Resta, ovviamente, da chiedersi cosa potrà succedere nei test sugli umani.
La cura del Binge Eating: quali soluzioni?
La cura del Binge Eating, dunque, passa solo attraverso i farmaci, la terapia o il ricovero ospedaliero? Assolutamente No! E parlo per esperienza personale, dal momento che in veste di coach sui disturbi alimentari seguo persone che studiano con me delle strategie completamente prive di farmaci.
Che tipo di lavoro bisogna seguire per la cura del Binge Eating, dunque?
Un lavoro che nasce da un radicale – specie nelle convinzioni limitanti della persona – cambiamento dello stile di vita alimentare della persona, e non solo.
Se lotti contro l’’alimentazione incontrollata, vivi complicazioni di salute legate al tuo peso o ti vergogni del tuo corpo e ti senti in colpa per le tue abitudini alimentari, non sei solo. Puoi riprenderti dal disturbo da alimentazione incontrollata e creare un rapporto sano con il cibo e te stesso.
Comprendere che la dieta non serve affatto
Sono in molte (la gran parte) le persone che pensano che la dieta sia la soluzione al disturbo alimentare del Binge Eating. Niente affatto!
Come abbiamo visto per la bulimia, infatti, quando ci priviamo dell’energia data dal cibo, non facciamo altro che alimentare il nostro impulso di mangiare.
Non è colpa tua né del cibo che mangi
L’alimentazione incontrollata non dipende da te, quindi è importante smettere di colpevolizzarsi per questo. E anche di colpevolizzare il cibo.
Lavorare sodo e diventare responsabili
La soluzione al Binge Eating Disorder non è la dieta o un farmaco, ma un duro e costante lavoro interiore per individuare quei meccanismi inconsci del corpo e della mente che ci portano a considerare il cibo come mezzo di comunicazione, fine ultimo e valvola di sfogo per le nostre ansie interiori.


Ricostruire il rapporto con la tua immagine
Uno dei trigger che scatenano la fame compulsiva è un’immagine corporea che non ci piace. Siamo sempre stimolati sull’idea del “corpo perfetto” e, se poi pensiamo di non rispondere a quell’idea che la società ci ricorda, entriamo in crisi e arriviamo ad odiare il nostro corpo.
Sanare il rapporto con il cibo
Anche se il Binge Eating ha meno a che fare con il cibo di ciò che si pensa, in realtà il cibo ne costituisce una parte preponderante.
Ecco perché, all’interno di un lavoro interiore costante sullo stile di vita, bisogna tornare a mangiare in maniera equilibrata e consapevole all’interno di un rinnovato stile alimentare.
Tenere traccia di emozioni e comportamenti
Per uscire dal Binge Eating non esiste una terapia emozionale migliore se non quella nella quale impariamo a tenere traccia di quello che sentiamo.
Attraverso i collegamenti tra emozioni e comportamenti legati alle abitudini alimentari, infatti, possiamo individuare quegli schemi ricorrenti che costituiscono la base del nostro disturbo da alimentazione incontrollata.
Ascoltare il tuo corpo e la tua fame
La cura del Binge Eating Disorder presuppone un attento e scrupoloso ascolto del nostro corpo e dei segnali di fame e sazietà. Anche se questo meccanismo sembra impossibile da individuare per una persona che soffre di alimentazione incontrollata, attraverso l’allenamento può diventare una pratica sopraffina, puntigliosa e anche gestibile in maniera autonoma, amplificando l’opera di guarigione.
Chiedere aiuto
È importante, dopo aver imparato a capire chi siamo e cosa ci succede, anche chiedere aiuto, per sistematizzare il nostro lavoro e renderlo efficace nel lungo periodo. In tal senso, l’aiuto di un coach, un allenatore che ci aiuta a trovare le nostre strategie vincenti per combattere le abbuffate e vincerle è fondamentale.
Un coach sui disturbi alimentari ti aiuta a combattere la fame nervosa, sì, ma non farà il lavoro al posto tuo: troverà con te, piuttosto, i percorsi più efficaci per non abbuffati più.
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Mi chiamo Melania Romanelli e sono una Coach alimentare. Dopo 20 anni di lotta contro il mio disordine alimentare ho vinto la mia battaglia, e oggi aiuto le persone con le problematiche alimentari a vincere questa sfida.
Dal 2019 ho creato il PERCORSO BED LIONS, la prima piattaforma online per combattere le problematiche alimentari con il supporto del coaching e del mentoring, che sta già aiutando centinaia di persone in Italia.
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