Come capire una relazione… premetto che ci ho messo una vita di incontri, viaggi, esperienze per arrivare alle conclusioni a cui sono arrivata e ancora mi sembra di non capirci nulla! A volte mi sembra davvero di non sapere cosa significa relazione, che cosa racchiude questo termine.
Tant’è, qualche bandierina l’ho piantata e ho pensato di condividere con voi il mio punto di vista, ovvero le 5 situazioni da affrontare per capire una relazione e vivere felici.
Pronti?
INDICE
- Me, myself and I: la relazione con noi stessi
- Il rapporto di coppia: una serie infinita di momenti compromettenti
- Tre è una folla
- Complessità: le dinamiche di gruppo
- Il mondo: le persone nuove
È da un paio di anni a questa parte che ho iniziato un percorso personale difficile e avvincente che ha riguardato un po’ tutti gli ambiti della mia vita: lavorativa, personale, relazionale, mentale. E come succede per tutti i viaggi che faccio in giro per il mondo ho raccolto tanti piccoli souvenir, pezzi di consapevolezza che mi permettono di andare avanti a testa alta e libera dalla paura. Come ho già scritto in precedenza, infatti, alla fine tutte le nostre azioni sono dettate dalla presenza o meno del sentimento della paura.
In qualità di perfetto rappresentante del segno del Toro, poi, ho sempre avuto paura dei cambiamenti.
Li so affrontare, li so gestire, li so superare, ma quando mi sento a mio agio in una situazione ho l’ansia che un minimo respiro d’aria faccia cadere tutto il mio castello di carta. Eppure, la mia vita è sempre stata soggetta ai cambiamenti: amicizie, corpo, atteggiamento, case, paesi. Grazie alle persone che ho incontrato e alle esperienze che ho vissuto, che sono linfa vitale per la mia sete di curiosità, dunque, oggi voglio condividere con voi qualche mia conclusione, per andare avanti spediti a lasciarci ancora sorprendere dagli imprevisti della vita!
Me myself and I: la relazione con noi stessi
Diciamolo subito. È quella più complicata di tutte.
Un momento ci amiamo l’altro ci odiamo, un istante ci sembra di aver capito tutto e quello dopo siamo nel caos più totale dei pensieri, siamo in grado di vivere 35 umori differenti nell’arco di 16 ore (delle restanti otto, anche se dedicate al sonno, non posso garantire) e ci lamentiamo pure se gli altri non ci capiscono come si deve.
Eppure, quel meraviglioso e terrificante cammino che inizia quando iniziamo a percepire l’influenza che gli altri hanno su di noi (prima di quel momento giocavo alle Barbie… anche se pur in quel caso avevo qualche problemino di accettazione e mi immedesimavo nell’amica sfigata che Ken ignorava), è un’altalena di emozioni incredibile.
Stare con se stessi, riscoprire te stessi, cercare se stessi e
imparare a stare bene con se stessi è un viaggio incredibile.
Per quanto mi riguarda, ho iniziato a capire veramente chi fossi e a farmelo piacere (leggasi, accettare di essere come si è e non crocifiggersi oltre) in tarda età, anche se sto recuperando terreno in fretta.
Nel mio caso è coinciso tutto con l’ennesimo e devastante amore non corrisposto. Di quelli che ti incellofani il telefono al dito nella speranza che lui ti scriva, o lo raccogli dal fondo del mare dopo che lui ti risponde dopo 72 ore o che, ancora peggio, ti lascia insonne per tre mesi quando capisci che non c’è storia e sei costretta a chiudere. Comunque, da quel momento in poi, ho deciso di fermarmi un attimo e concentrarmi su me stessa, e non sul compiacere sempre gli altri.
Come racconta Elizabeth Gilbert in “Mangia Prega Ama” (che se non l’avete ancora letto vi spedisco in libreria a calci nel sedere), finalmente ho iniziato a chiedermi: “Melania, cosa vuoi tu?”. Ho scoperto che libera dai condizionamenti altrui avevo tempo per me stessa, terreno per coltivare i semi della mia creatività, libera di esprimere tutte le parti della mia anima, anche quelle meno convenzionali o comode. Non vi voglio mentire. Sto ancora affrontando tempeste ormonali, improvvisi balzi all’indietro a quando avevo 15 anni (poi non dite che non vi avevo avvertito), crisi isteriche di pianto, momenti di pura adrenalina…
Ciò nonostante, finalmente sento di aver intrapreso una volta per tutte la strada che avevo scelto per me fin da quando ero bambina (anche se volevo fare la cantante).
Il rapporto di coppia: una serie infinita di momenti compromettenti
Che ci crediate o no, sono sempre stata la sfigata di turno. La migliore amica, la ragazza simpatica, la persona affidabile ecc.… niente picchi glamour da regina della festa, per intenderci. Quindi per me i rapporti di coppia sono sempre stati un grattacapo.
Dare e avere, dare più di quello che si riceve, capire che dare in maniera incondizionata (e senza incazzarsi un attimo dopo) è in effetti il senso di una storia d’amore. E ancora adattarsi all’altro, trovare compromessi per vivere al meglio il rapporto di coppia, imparare a gestire sesso e intimità… Tutto ciò per me non è mai coinciso con un movimento fluido, proprio perché nel frattempo nei meandri di me stessa non avevo ancora trovato quell’equilibro e quella completezza che sono alla base di una storia adulta.
E me ne rendo conto solo ora, quando mi capita di passare del tempo con alcune persone per me importanti, che il prezzo da pagare per la ricerca spasmodica dell’illuminazione ha molto a che vedere con la felicità di coppia.
Detto questo, comunque, un paio di cose l’ho capite:
- Se non siamo completi come persone e come anime che abitano su questo pianeta, difficilmente potremo trovare qualcuno con cui condividere un percorso maturo. Possiamo innamorarci, discutere, litigare, mandarci a quel paese, finire una relazione o decretare la fine di un rapporto, vivere una passione travolgente, ma i rapporti di coppia sono molto più questo. Richiedono tempo, conoscenza di sé, spirito di sacrificio verso alcune parti di noi stessi, un costante prendere e mollare le piccole o le grandi imperfezioni che fanno parte di noi e che di certo ha anche il partner. Perché nessuno è perfetto. E questo vale anche al contrario: se la persona che scegliamo per noi non ha ancora raggiunto il punto di equilibrio, se si aggrappa a noi per sentirsi completo, allora scatta l’allarme rosso. Potrà rimanere con noi per un po’, e ci amerà tantissimo, ma prima o poi quel punto di non ritorno arriverà e il rapporto potrebbe risentirne irrimediabilmente. Il famoso “ti amo ma non posso” che sentiamo spesso nei film non solo esiste ma fa un male cane.
- Il rapporto di coppia è il più puro che ci sia. Questa frase può sembrare strana, molti di voi potrebbero obbiettare che è l’amicizia ad essere il rapporto più puro. Infatti sto parlando di “coppia” in senso lato. Il rapporto a due. Che sia una storia d’amore, un rapporto complicato, un’amicizia speciale, questo legame è in assoluto il più puro e incontaminato, a patto che le parti in causa siano totalmente sincere e libere da maschere e ancoraggi. In questo caso, il legame è davvero incredibile. Ed è importante fare tutto il possibile per mantenere un rapporto di coppia così. I corpi iniziano a parlare tra di loro, riuscite a percepire le minime sfumature caratteriali, il modo in cui l’altro riesce a soffocare l’ansia, come cambia il suo tono di voce, siete in grado di dare conforto con una semplice parola. Quella giusta. E veniamo alle rogne. Se trovate una persona del genere non lasciate che elementi di disturbo si intrufolino. Lo so che può sembrare immaturo (ve l’ho detto che a volte torno ad avere 15 anni, no?) ma ho capito sulla mia pelle quanto non appena un’altra persona si leghi alla coppia inevitabilmente nascano dei malumori. E che si perda un po’ di fiducia in un rapporto di coppia che è sempre stato sincero. Pensatela come una bilancia con due sassi che hanno trovato una perfetta ed equilibrata armonia insieme, seppure ognuno sul proprio piatto. E ora pensate ad un terzo sasso. Dove lo mettete? Dato che non c’è un perno centrale che come un triangolo equilibri il peso, è normale che prima o poi penda da un lato o dall’altro, con il rischio calcolato che la magia scompaia. Lo so, è un pensiero un po’ duro. Ma a me è capitato spesso di scombinare equilibri per stupide e incuranti leggerezze. I tesori, in pratica, vanno tenuti per sé.

Tre è una folla
Continuando il discorso sui rapporti di coppia, è più che normale che le cose cambino con l’arrivo di una terza persona. Il terzo incomodo, come lo chiamo io.
Spesso matrimoni vanno in frantumi quando nasce un bebè, o ancora meglio la coppia trova un equilibrio ancora più sorprendente con la nascita di un figlio. Per non parlare di quando tra moglie e marito interviene la sempreverde suocera o un amante…
D’altra parte, anche nelle amicizie particolari e apparentemente indistruttibili, una terza anima può causare scompiglio: qualche parola di troppo sussurrata nell’orecchio dell’uno, un consiglio dato all’altro, alcune informazioni che non tutti i membri di questa piccola comunità conoscono… e al primo soffio di vento le nostre piccole e insidiose insicurezze hanno il sopravvento. Anche perché la vita ci mette di fronte a sfide che già da soli facciamo fatica a decifrare, figuriamoci quando coinvolgono parti di noi irrisolte o altre persone.
Come dice un detto americano, dunque, “tre è una folla”, proprio perché il terzo, comodo o incomodo che sia o più o meno consapevolmente, col semplice fatto di arrivare è capace di smuovere le acque e causare tsunami improvvisi. Vale il discorso precedente: fate attenzione ai vostri tesori. Non dico di non accogliere nessuno nella dinamica a due, ma siate ben equipaggiati insieme per affrontare ogni calamità si presenti alla vostra porta. E a volte senza bussare.
Complessità: le dinamiche di gruppo
A novembre ho avuto la fortuna di partecipare ad un seminario per Influencer e operatori della gioventù ad Évora, in Portogallo nell’ambito del progetto Erasmus Plus. Non avevo mai partecipato ad un progetto simile, né avevo mai avuto la (s)fortuna di prendere parte ai famosi per essere terrificanti colloqui di massa. Sono stata, quindi, letteralmente catapultata nelle dinamiche di gruppo. Se da una parte ero già abituata dal mio lavoro di fotografa alle Canarie ad avere a che fare con tante persone di differenti background culturali, linguistici e professionali, dall’altro non mi aspettavo di risultarne così scossa a livello emotivo.
Ho scoperto tante piccole emotività che come me lottavano
per affrontare le sfide della vita al meglio delle loro forze.
Ho conosciuto persone che ora fanno parte del mio personale arcipelago di isole immaginario, che per me ha confini infiniti. Ho stretto legami con anime autentiche e incontaminate. Tutto questo è stato possibile anche grazie ai giochi che gli organizzatori hanno preparato per noi, e che hanno tirato fuori con la forza l’energia prorompente delle dinamiche di gruppo. Ve ne voglio raccontare qualcuno.
- Il Racconto. Ci è stato chiesto spesso di sedere con il nostro compagno di lavoro (che variava ogni volta, proprio per incentivare la familiarizzazione con il gruppo) e iniziare a raccontare di noi, ascoltando poi il racconto dell’altro. “Racconta il significato di una cicatrice o di un tatuaggio”, oppure “Racconta il tuo odore preferito” o ancora “Racconta dove andresti a vivere”. Possono sembrare piccoli dettagli, eppure quando ti trovi faccia a faccia con la semplicità ti rendi conto di quanto di vero e puro puoi scoprire di te stesso e delle persone che hai di fronte. Personalmente mi ha colpito duramente quando mi è stato chiesto “Scrivi una cartolina alla prima persona che ti viene in mente”. Ti rendi conto che, a contatto con tanti cervelli che pensano e a tante anime che si aprono, anche il tuo spirito inizia a vederci chiaro e a rimuovere le parti in eccesso (leggasi persone).
- I giochi di ruolo. I giochi di ruolo ci hanno dato degli scossoni nemmeno tanto leggeri dove ognuno di noi ha dovuto fare appello alla calma e alla pazienza per sopravvivere all’esperienza. Personalmente ho avuto un momento difficile con un’altra ragazza (con la quale poi mi sono chiarita… incredibile cosa possono fare i momenti di solitudine passati in una stanza d’albergo) che durante un gioco nel quale bisognava formare dei gruppi a seconda di vari criteri (ognuno lavorava secondo l’impostazione del proprio cervello, che non sempre si conformava a quello degli alti) si è imposta come leader non consentendomi di parlare o scegliere per me stessa. Sono diventata rossa per i nervi, blu per la rabbia, e bianca quando cercavo di controllare un’emotività così strabordante che quasi non mi riconoscevo. Da dove veniva fuori tutto questo? Quali sentimenti assopiti chissà da quando stava andando a solleticare quella ragazza con il suo comportamento nonchalant? Era chiaro che il “problema” era tutto dentro di me. Per farla breve: in gruppo il meglio e il peggio di noi può emergere in un secondo. E senza andare a scomodare il Bignami in Psicologia, retaggi mentali quali la sindrome dell’abbandono, il bullismo represso, le malattie del cibo, la paura di essere ignorati, la megalomania e le manie di protagonismo, quindi, riaffiorano con una forza incredibile. Il gruppo è difficile, il gruppo richiede un lavoro costante su noi stessi, il gruppo sfida, il gruppo accoglie o rigetta.
Personalmente non ho mai avuto un gruppo di amici, perché ho sempre preferito rapporti a due o a tre. Eppure, dopo questa esperienza, ho capito che le dinamiche di gruppo non solo sono complesse ma vanno proprio a disarcionare la complessità dentro di noi, costringendoci a lavorare sodo per esprimere noi stessi e per essere originali e distinguerci nonostante tutto.
Il mondo: la bellezza delle persone nuove
E veniamo alla parte più bella: le persone nuove.
Quanto è bello conoscere una persona nuova?
Possiamo inventare chi siamo senza mentire, mostrare le parti migliori di noi, lasciare che ci vedano per la prima volta senza congetture, senza recriminazioni passate, senza macchie che contaminano i pensieri, il rapporto, le azioni.
Ed è bello anche scoprire come gli altri ci vedono, per conoscere qualcosa di noi che forse non ancora sappiamo. Il mio lavoro mi porta spesso a conoscere persone nuove quasi ogni giorno. E ogni volta è un piccolo viaggio. Come se una macchina del tempo, nel breve istante nel quale gli do un bacio o gli stringo la mano, mi rapisse e mi portasse indietro per poi lasciarmi ripercorrere in un lampo tutta la mia vita fino al momento presente. E la persona che abbiamo di fronte diventa uno scrigno.
Ecco, questo è un po’ un mio difetto sul quale sto lavorando. Quando conosco una persona nuova che mi piace sono talmente contenta che inizio a proiettare su di lei i miei sentimenti: la vorrei subito vicina, con un ruolo nella mia vita, pronta a condividerne un morso. Ma questo non sempre accade.
A volte le persone sono solo delle METEORE PASSEGGERE che entrano nella nostra vita e la sconvolgono, lasciandola completamente diversa da come era prima e all’alba di un nuovo inizio.
Eppure, nonostante la piccola tristezza iniziale, anche la meteora più veloce è capace di lasciare negli occhi di chi la guarda una scia luminosa che dura una vita. “Everglow”, per citare la splendida canzone dei Coldplay che ho tatuato sul braccio sinistro. Una perpetua scia luminosa.
Sto imparando a non proiettare sugli altri le mie paure. Sto imparando a lasciar andare le aspettative e concentrarmi sul momento presente. Perché è l’unico momento di pura gioia che abbiamo tra le mani.
Del resto, la vita che ci scegliamo non ha mai una fine, così come le certezze che pensiamo di avere ferme in noi in un barlume possono crollare, pronte a ricostruirsi in tutt’altra forma. E il nostro cammino diventa un continuo work in progress, un tripudio di equilibri, una costante ricerca della bellezza.
Quindi non abbiate paura di dare voi stessi agli altri,
perché dietro ogni persona c’è un maestro.
Che spesso non ci piace, che ci rimanda a settembre, che è rigido, ma che di certo ringrazieremo in futuro quando quello che ci ha insegnato ci piomberà addosso in tempi e forme inattesi. Ma è proprio nell’attesa della costruzione infinita che nascono i migliori capolavori.
E voi? Che esperienze volete raccontarmi sulle relazioni?




Mi chiamo Melania Romanelli e sono una Coach alimentare. Dopo 20 anni di lotta contro il mio disordine alimentare ho vinto la mia battaglia, e oggi aiuto le persone con le problematiche alimentari a vincere questa sfida.
Dal 2019 ho creato il PERCORSO BED LIONS, la prima piattaforma online per combattere le problematiche alimentari con il supporto del coaching e del mentoring, che sta già aiutando centinaia di persone in Italia.
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