INDICE:
- Come una notte a Bali: il ritorno di Gianluca Gotto
- Come una notte a Bali – La storia
- La vita attraverso gli occhi di un asino
- Mollare tutto e ricominciare
- Cambiare la propria vita contro tutto e tutti
- Bali: il coraggio di cambiare
- Vivere viaggiando: quando l’amore bussa
- I 2 miracoli di “Come una notte a Bali”
- In conclusione… la mia collaborazione con la Mondadori
Come una notte a Bali: il ritorno di Gianluca Gotto
Gianluca Gotto, storico fondatore del blog di successo “Mangia Vivi Viaggia”, è tornato nelle librerie di tutta Italia! E tutti gli scrittori di romanzi di viaggio (e non solo) possono tremare! Bando agli scherzi e ai complimenti – conosco Gianluca e adoro la sua penna e la sua anima errante – è davvero un momento felice quando Gianluca pubblica un nuovo libro. E in questa recensione vi spiegherò perché.
Ma torniamo ad uno dei libri del momento, “Come una notte a Bali” – questo il titolo del romanzo di Gianluca Gotto – pubblicato qualche settimana fa, nel luglio 2019.
Dopo il successo del primo libro autopubblicato dal titolo “Le coordinate della felicità” (del quale potete leggere la mia recensione), Gianluca torna con il suo primo romanzo stavolta edito da Mondadori, casa editrice che da sempre è attenta e precisa nello scovare trend letterari e soprattutto talenti. Perché è di questo che stiamo parlando, di un talento immenso, prima ancora di entrare nel merito del libro.
Bentornato, Gianluca!
Gianluca è un talento naturale per la scrittura, ma non solo. È l’esempio vivente di come una vita che ci sta stretta possa improvvisamente trasformarsi in uno spazio vasto dove camminare al ritmo del nostro respiro. Il coraggio di cambiare vita e lavoro senza guardarsi indietro, ma anzi con la voglia di gridare a pieni polmoni la propria libertà, repressa troppo a lungo sotto strati di abiti tediosi.
Gianluca è, inoltre, l’esempio di tutti coloro che si sono ribellati allo schema delle cose prestabilito, quello boicottato da film quali Trainspotting, Fight Club o The Beach, per abbracciare uno stile di vita diverso. Quei nomadi digitali che popolano luoghi e connessioni nel mondo globalizzato, ma anche un po’ riservato, che si portano il lavoro ovunque vanno e che vivono la vita a modo loro. Giudicati, incompresi, ma terribilmente felici così. Se vuoi scoprire chi sono i nomadi digitali e la promessa di felicità che la loro libertà porta con sé (le stesse “coordinate della felicita” che Gianluca ci ha lasciato), clicca qui!
Chi conosce la storia di Gianluca, del resto, sa che questo ragazzo, oltre che ad incantarci con la sua scrittura semplice capace di parlare al cuore e alla verità dentro di noi, sa essere una fonte di ispirazione incredibile per le generazioni di giovani che non ne vogliono sapere di rinunciare ai sogni (e perché dovrebbero?, aggiungerei io).
Ecco perché dargli il bentornato significa prepararci a lasciarci incantare e ispirare ancora una volta, non senza groppi in gola. Perché “Come una notte a Bali” è uno di quei libri che ti mette la pulce nell’orecchio, che ti fa l’occhiolino e che pian piano ti entra sotto pelle. Che non ti lascia tranquillo sulla sedia, ma ti costringe a stare scomodo. Apposta. Perché saprà ispirare il lettore come solo i libri veri sanno fare. Andiamo, dunque, a scoprire “Come una notte a Bali”, questa piccola gemma targata Gotto e Mondadori Editore.
Come una notte a Bali – La storia
La storia di “Come una notte a Bali” inizia come finisce la giornata qualunque di ogni persona che fa una vita normale. Dipendenti con contratto a tempo indeterminato, convivenze e auto nuove. Normalità e decenza, ma senza grossi sobbalzi e senza grosse promesse di mirabolanti avventure. Inizia piano, Gianluca, perché sa che per convincere il lettore e portarselo con sé in questo viaggio “rivoluzionario” ci vuole un po’ di tatto.
In questa fase, dunque, ci presenta Luca, il protagonista, alle prese con la sua quotidianità scandita dal ritmo dell’orologio e delle sveglie. Ne mette tre, per paura di non riuscire ad alzarsi, tanto poca è la voglia di vestirsi ed andare a lavoro. Non ha neanche il tempo di realizzare che tempo faccia fuori o che tempo faccia dentro, perché la mattina di ogni giornata lavorativa che si rispetti vuol dire una cosa sola: trottare.
Non c’è tempo per alzarsi con calma.
Non c’è tempo per guardarsi allo specchio.
Non c’è tempo per rilassarsi con qualcosa che ci piace, per iniziare la solita giornata se non altro con il verso giusto.
E non c’è tempo di guardare Sara, la ragazza con la quale siamo insieme da una vita, dritta negli occhi per sapere come sta. Come sta veramente, perché tanto a chiederlo é come parlare con un automa inavvicinabile, che un “bene grazie” senza alzare lo sguardo dal telefono non lo nega a nessuno.
E non c’è tempo per fermarsi un attimo a riflettere se quella alla quale stiamo sopravvivendo sia la vita che abbiamo sempre sognato.
La mattina di Luca, insomma, scorre via come la mattina di ogni persona tremendamente normale, che si sveglia e corre, va a lavoro e vive costantemente con un occhio sull’orologio. Prossimo momento di libertà al quale rosicchiare i minuti, la pausa pranzo. E poi l’uscita di corsa dall’ufficio dal richiamo fantozziano, per raggiungere gli amici per una partitella a calcetto.
Ogni ritorno a casa, per Luca, è un tassello in più di un castello di Lego incolore. Anzi, un colore ce l’ha: il grigio. La vita di Luca scorre via piatta, senza sbalzi, grigia come una scena del film Pleasantville, dove appunto tutti sono carini ma nessuno entra veramente a gamba tesa (tanto per usare un gergo calcistico) nella emotività dell’altro. Un cupo monocorde di ciò che saremmo potuti essere e ciò che siamo diventati.
“Non mi sono rimasti grandi ricordi di quegli anni. Niente che mi bagni gli occhi di felicità, ma nemmeno che ci mi faccia infuriare: è come se quelli anni fossero una nuvola grigiastra senza episodi da imprimere nella memoria”.

Grigiore a tempo indeterminato
E tutto questo grigiore a tempo indeterminato, un bel giorno, a Luca non sta più bene. Andando a lavoro in una mattina qualunque, dopo aver discusso al telefono con l’ennesimo cliente insoddisfatto del servizio, Luca ha una visione. Nulla di trascendentale, solo la sua immagine riflessa nello specchio, con “occhi spenti e occhiaie profonde”. In quell’istante, finalmente, Luca si ferma a guardarsi. Ed è come se lo specchio di fronte a lui si frantumasse e i pezzi di vetro si infrangessero dentro il suo ego malandato. Tutto passa dal grigio al nero. Luca non ci vede più, letteralmente. Scopre la sua insofferenza, il suo dolore celato da strati di panni da lavoro. E scopre di essere sull’orlo di un baratro invisibile.
Dov’è finito quel ragazzo che appena laureato era convinto di spaccare il mondo e aprire una start up rivoluzionaria? Dove sono finiti i sogni di trasferirsi in Australia e guardare la barriera corallina? Dov’è finito quel giovane ragazzo fisicato e abbronzato che prendeva il sole sulle spiagge di Ibiza? Luca non riconosce più se stesso dietro quel suo sguardo cupo e la sua vita piatta e, non senza resistenze, decide di intraprendere la strada più dura e difficile di tutte: QUELLA CHE LO RIPORTERÀ A SÈ.
La vita attraverso gli occhi di un asino
“Iniziai a rendermi conto, ora che ero dall’altra parte della barricata, che alle persone <<normali>> non interessa niente di niente. Ti pongono delle domande, ma non desiderano davvero delle risposte”.
Luca inizia a capire che c’è qualcosa di più dietro la promessa di un contratto a tempo indeterminato (che Sara, al contrario, sembra desiderare più di ogni altra cosa al mondo), dietro le mura di una casa confortevole, dietro le forme generose di una bella ragazza. Desidera tantissimo cambiare vita e lavoro e trasformare la sua vita piatta in una vita migliore, ma ancora non sa come fare. Ma una cosa è certa: non vuole più mentire. Agli altri, alle persone alle quali dice di star bene, a se stesso. Soprattutto a se stesso.
E nella sua estenuante domanda rivolta a tutte le persone che conosce – “cosa ti rende felice?” – si nasconde tutto il suo malessere e anche la sua differenza con il resto dei conoscenti. Luca cerca conforto nelle persone intorno a lui: Sara, i genitori, gli amici del calcetto che ben presto diventeranno solo “conoscenti”… Vorrebbe tanto trovare qualcuno che lo svegli dal suo incubo e gli faccia riscoprire la bellezza di avere una vita come gli altri, con piccoli momenti di gioia e amore insieme alle persone che contano davvero. Eppure, ogni volta che ripropone quella martellante domanda – “cosa ti rende felice?” – trova solo esitazioni, silenzi, imbarazzi, palpitazioni, rifiuti e categorici allontanamenti. Perché quei muri di indifferenza, se non addirittura spavento, quando invece “se lo chiedi ad un bambino ti risponde subito”?
È lui il pazzo o tutti intorno a lui hanno perso completamente il senso di discernimento tra giusto e sbagliato, tra movimento e piatto, tra felicità e infelicità? Davvero è così difficile capire quando la vita e la felicità stanno andando di pari passo?
I pensieri di Luca corrono veloci… come quando prendi la discesa e ormai non puoi che andare avanti, non puoi più fermarti. Ripensa ai suoi sogni promessi al bambino sognatore che era, ripensa ad un aneddoto in un ranch con il padre, quando tra tutti gli animali, tra tutti i cavalli più eleganti, reverenti e sontuosi che c’erano, lui era stato colpito da un piccolo e solitario asinello.
“Sono testardi e non ti ascoltano. Quando un asino si impunta, non c’è verso di farlo muovere. Puoi frustarlo, picchiarlo, urlargli contro e prenderlo a bastonare, ma l’asino non si muove. È tempo perso. Se un asino non comprende il significato di ciò che deve fare, non lo fa. Sono animali cocciuti e a modo loro ribelli. È esattamente il genere di animale con cui non vorresti avere a che fare”.
Luca – che decide di non andare a lavoro una mattina per restare in casa a mangiare, completamente nudo, una intera teglia di tiramisù semplicemente perché gli va – in un istante decide proprio di diventare quell’asino. Si sente solo, diverso dagli altri, e di lì a poco preso a male parole e giudicato. Ma non gli importa. Vuole essere come un asino. E fare solo ciò che gli va, ascoltando la voce di un unico e solo padrone: la sua coscienza.

Mollare tutto e ricominciare
Quante volte abbiamo sentito la frase: “Mollo tutto e cambio vita”? Per Luca, che guarda la vita ormai con gli occhi di un asino cocciuto, quella prospettiva stava diventando realtà. Una realtà spaventosa, ma necessaria. E quando scopre che Sara non è la donna che pensava di conoscere, da quella chiave di volta cambiare vita, mollare tutto e partire, d’altra parte, sembra la scelta più sensata.
Lascio tutto… Luca comunica la sua decisione prima all’azienda, licenziandosi in tronco, poi agli amici del calcetto, dai quali si allontana definitivamente, e infine alla famiglia. Inevitabili le preoccupazioni di rito, che nel caso del padre di Luca diventano severe accuse. Il figlio sembra un pazzo, un ingrato, uno sconsiderato a lasciare un lavoro sicuro in banca con un contratto a tempo indeterminato e una ragazza come Sara per una prospettiva senza certezze. Eppure Luca dice addio proprio a Sara, scoprendo di non averla mai amata davvero. Ma lasciarsi tutto e tutti alle spalle è proprio quello che Luca vuole… ripartire da zero, respirare, vivere e non sopravvivere, cercare una direzione personale intima e importante, distante da ciò che tutti tranne lui pensino sia la cosa giusta. E se fare la cosa sbagliata diventasse la scelta più giusta da compiere? E se uscire dal seminato e battere sentieri impervi fosse davvero il modo per dare una svolta alla propria vita una volta per tutte? Ma come cambiare? A Luca, che ormai ha deciso di rinunciare a tutto il conosciuto per abbracciare un percorso ricco di incognite, resta solo il tassello del decidere cosa fare.
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Cambiare la propria vita contro tutto e tutti
Come cambiare vita a 30 anni? Luca cerca dentro di sé una risposta, che non tarda ad arrivare alle soglie del Natale… quando si sa, i cuori sono più ricettivi e sono perennemente in ascolto del mare in tempesta che si agita dentro di noi.
Torna indietro alle promesse che aveva fatto a se stesso quando era piccolo, prima tra tutti la voglia di intraprendere i grandi viaggi che ti cambiano la vita. E così, senza pensarci su due volte, Luca decide di decidere: viaggiare per il mondo è l’unica alternativa alla morte mentale e spirituale.
Ricominciare una nuova vita altrove…. ma dove? Luca si lascia trasportare dall’entusiasmo e da una pagina web, lasciando decidere ad un sito di viaggi la sua destinazione futura. Apre gli occhi, 4 lettere: Bali, Indonesia.
Bali: il coraggio di cambiare
Cambiare vita, cambiare città, cambiare lavoro. Come tutti i grandi romanzi di viaggi, la rinascita spirituale è spesso legata ad un luogo ben preciso. Se per me e Gianluca è stato arrivare a Gran Canaria che ci ha fatto aprire gli occhi e ci ha dato il coraggio di cambiare direzione di vita, per Luca sarà la meravigliosa isola di Bali, con il suo verde selvaggio e l’irruente freschezza che solo un’isola indonesiana può regalare.
Luca arriva sull’isola quasi non sapendo precisamente dove si trova Bali, figuriamoci cosa fare lì tutto solo.
Eppure, sarà proprio il viaggio a Bali il suo grande compagno di avventure, la molla che gli permetterà di aprirsi, rilassarsi, sentirsi vivo per la prima volta dopo non si sa quanto tempo. Luca percorre la mappa di Bali in lungo e largo, passando per Canguu e arrivando ad Ubud. Apre gli occhi e drizza le antenne: un’isola è sempre una scoperta costante di suoni, colori, odori, richiami animaleschi, vibrazioni corporee e rumore del mare. Ma è anche panorami mozzafiato e temporali improvvisi che lavano via le lacrime ma anche strati di sovrastrutture, lasciandoci pian piano tornare alla nostra naturale inclinazione. Bali, insomma, non è solo una meta turistica indonesiana, ma un piccolo utero nel quale rinascere sì con qualche lacrima ma tagliando il cordone ombelicale con il nostro vecchio mondo. A Bali, Luca torna ad innamorarsi di se stesso, e capisce che per diventare felici davvero bisogna sentire fisicamente la bellezza del vivere da soli e del stare bene senza cercare altro che la solitudine e la forza di panorami mozzafiato che aprono la mente. Voglio vivere così, perché basto a me stesso.
Ma si sa, l’Universo sa bene come metterci alla prova sul più bello.

Vivere viaggiando: quando l’amore bussa
Quando pensa finalmente di aver raggiunto la felicità da solo, Luca incontra Emma. E la incontra in uno dei luoghi più perfetti che potrebbero esserci: “Dreamland Beach”. È davvero un sogno, quella mattina, la vista di Emma. E, senza volervi svelare la parte più emozionante del romanzo di Gianluca Gotto, capisce davvero cosa vuol dire amare.
Emma ha abbracciato una prospettiva di esistenza completamente destabilizzante: lavorare viaggiando e vivere viaggiando. Emma è disordinata, selvaggia, eterea. Si muove dove più le piace, facendo tutti i lavori che permettono di girare il mondo senza avere tanti soldi in tasca. Emma gira il mondo, appunto, senza preoccuparsi di cosa si lascia alle spalle e, come tutti quelli che fanno vita nomade, è pronta a ricominciare una nuova vita dovunque va.
Cambiare vita costantemente per Emma è una necessità imperante, come bere acqua quando si è assetati. Del resto, non conosce altro modo per vivere felici.
E quando Luca le confessa che, sotto sotto, tutti ammirano la sua esistenza perennemente ricca di novità, Emma ci regala uno dei passaggi più veri e sentiti del libro (specie per tutti coloro che come me, Luca e Gianluca, vivono la vita nella continua ricerca di sperimentazioni, facendo saltare in aria ponti importanti consapevoli che il prezzo da pagare per non far scoppiare la bomba è spegnersi dentro):
“Non è tutto rose e fiori. Immagina di non avere punti di riferimento, un posto da chiamare casa, di non poter coltivare amicizie sul lungo periodo. Vagabondare non è per tutti, ecco perché pochi lo fanno. Ti dicono che vorrebbero, ma non possono perché non hanno soldi… ecco, sono tutte cazzate. Questa vita può costarti pochissimo se fai volontariato o se lavori negli ostelli in cambio di vitto e alloggio. Internet ti dà un sacco di opportunità al giorno d’oggi per trovare un lavoro. Semplicemente, è dura. Ecco perché la gente non lo fa”.
Diventare felici, insomma, mette davvero a dura prova la propria resistenza fisica mentale. Ma di certo non è impossibile. “Dai retta ad uno che la strada <<giusta>> ma infelice l’ha abbandonata, trovando la felicità sulle strade polverose e sterrate della vita”.

I 2 miracoli di “Come una notte a Bali”
Fa due miracoli “Come una notte a Bali”.
Il primo. Donare alle persone sognatrici ma intrappolate nelle loro vite tutte uguali (che Gotto non guarda dall’alto in basso ma anzi, delle quali comprende timori e perplessità e che incita alla ribellione) non solo una fuga dalla realtà ma anche una possibilità concreta dietro un muro grigio e insapore di indifferenza generale.
Il secondo, ancora più complesso, parlando ai viaggiatori come Luca, come Gianluca, come me e anche come voi. Donare una speranza di amore a tutte quelle persone solitarie che calpestano il mondo inebriandolo con la propria energia di viaggiatori. A tutti può essere concessa una luce perpetua di felicità, specie a quelle persone che si godono il viaggio da sole – e che Gianluca riesce a rendere vive attraverso la figura di Emma – ma che amerebbero di più i luoghi che respirano se avessero al loro fianco due occhi in più. Quelli di un’altra anima alla ricerca.
Perché i viaggiatori sono viaggiatori sempre, anche quando non viaggiano, e in giro per il mondo è pieno di cuori ad alta frequenza che risuonano anche a distanza e che fanno fatica a trovarsi. Ma è possibile. Basta accendersi, ascoltare e decidere di lasciare andare le proprie paure senza guardarsi le spalle. E lasciarsi invadere da un senso di benessere che nasce da dentro. Proprio come a Luca e Emma. Proprio come una notte a Bali.
In conclusione… la mia collaborazione con la Mondadori
Un giorno di fine Giugno mi arriva una mail dall’Ufficio Stampa della Mondadori: hanno letto il mio articolo sulle “Coordinate della Felicità” e vogliono che scriva anche la recensione di “Come una notte a Bali”. E non contenti, arriviamo anche all’accordo di recensire altri libri nuovi su Nutrizione, Benessere Personale e Self Empowerment! Non sto più nella pelle! Quindi, lettori, ecco l’annuncio: pubblicherò una serie di recensioni per voi sui nuovi libri in uscita per Mondadori Editore e realizzerò anche una serie di pillole su YouTube con mini-recensioni video (per i pigroni allergici agli articoli lunghi).

Quindi a presto: nuove entusiasmanti letture targate Mondadori stanno per arrivare!
Vi è piaciuta la recensione di “Come una notte a Bali”? L’avete letto? Lo leggerete?
Lasciatemi un commento qui sotto!


Mi chiamo Melania Romanelli e sono una Coach alimentare. Dopo 20 anni di lotta contro il mio disordine alimentare ho vinto la mia battaglia, e oggi aiuto le persone con le problematiche alimentari a vincere questa sfida.
Dal 2019 ho creato il PERCORSO BED LIONS, la prima piattaforma online per combattere le problematiche alimentari con il supporto del coaching e del mentoring, che sta già aiutando centinaia di persone in Italia.
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