INDICE:
- Abbuffata di cibo: cosa ci succede?
- Il Binge eating cos’è?
- Tipologie di Abbuffate Compulsive
- Fame nervosa: cause
- Abbuffate compulsive: come uscirne
Abbuffata di cibo: cosa ci succede?
Ripensa all’ultima volta che hai mangiato così tanto da sentirti assolutamente pieno. Stavi sbranando una fetta gigante di torta per festeggiare il compleanno di un amico? Ti strafogavi con la lasagna di mamma? O eri a casa da solo, forse alla fine di una giornata faticosa, e sgranocchiavi davanti alla tua serie preferita?
E ora ripensa anche a come ti sei sentito dopo: semplicemente infastidito dal fatto di avere mal di stomaco o tormentato dalla colpa o dalla vergogna?
Mangiare troppo ogni tanto è normale. Lo stesso vale per farlo per motivi emotivi. Dal momento in cui siamo nati, infatti, veniamo nutriti con il cibo, premiati con il cibo e quindi le connessioni emotive al cibo sono del tutto normali: lo afferma Michelle May, MD, autrice di “Eat What You Love, Love What You Eat” – Mangia ciò che ami, ama ciò che mangi.
Le persone che sono vittime di abbuffate compulsive, tuttavia, possono utilizzare il cibo come unico modo per far fronte alle emozioni negative. Di conseguenza, spesso sentono che il loro rapporto con il cibo è fuori controllo. Pensano sempre al cibo e si sentono in colpa, si vergognano o sono depressi dopo aver mangiato, a volte in maniera davvero profonda. È una sensazione molto diversa da quella che proviamo dopo aver mangiato un pasto ricco, quando sei pieno, infastidito, ma non sei consumato dalla vergogna.
Il Binge eating cos’è?
Alcune persone che mangiano troppo hanno un disturbo clinico chiamato Binge Eating, in italiano disturbo da alimentazione incontrollata (BED). Le persone affette da BED mangiano compulsivamente grandi quantità di cibo in un breve lasso di tempo e successivamente si sentono in colpa o is vergognano in maniera violenta. E lo fanno spesso: almeno una volta alla settimana per un periodo di 3 mesi o più.
Non tutti quelli che mangiano troppo sono dei Binge Eaters. Potresti mangiare molto cibo durante il giorno, piuttosto che tutto in una sola volta. E potresti non farlo regolarmente, ma solo quando ti senti stressato, abbandonato o arrabbiato.
In alcuni casi, le persone semplicemente non riescono a smettere di mangiare o mangiano troppo per una specie di “abitudine insensata”, come ad esempio sedersi sempre di fronte alla tv con un sacchetto di patatine in mano. Ma spesso – io direi per la maggior parte dei casi – quando lo fanno è a causa di problemi emotivi sottostanti. Come ho sostenuto più di una volta, infatti, spesso non si tratta di mancanza di volontà o di negligenza, ma di una vera e propria attitudine a risolvere qualsiasi scompenso emotivo rifugiandosi nel cibo.
Facci caso: ti ricordi la sensazione di non pensare al cibo? Quando qualcosa o qualcuno ci appassiona e ci dà linfa vitale, il cibo improvvisamente sparisce dai radar del nostro cervello e siamo completamente presi da altro. Siamo pieni di voglia di fare, mentre le farfalle nello stomaco riempiono la fame e il nostro costante desiderio di essere saziati. Siamo nel qui e ora. Un istante nel quale il cibo non viene contemplato e non rappresenta una minaccia.
Questo passaggio dell’occupare il nostro tempo con qualcosa che non sia cibo ci dà l’idea di ciò che realmente succede dentro di noi. Così come le farfalle nello stomaco riempiono il vuoto della fame, allo stesso modo il cibo che mangiamo in maniera compulsiva riempie il VUOTO DENTRO DI NOI.
Il Binge Eating ha molto meno a che fare con il cibo e molto più con la sensazione di vuoto.
- Mangiamo per tanti motivi, ma mai quando abbiamo fame.
- Mangiamo quando ci annoiamo.
- Mangiamo quando siamo arrabbiati.
- Mangiamo quando qualcuno ci fa del male.
- Mangiamo quando ci sentiamo soli.
- Mangiamo quando veniamo ignorati.
- Mangiamo quando ci manca una direzione nella vita.
- Mangiamo quando ci manca la forza di volontà.
- Mangiamo quando non abbiamo amore nella nostra vita.
Ancor prima di ingurgitare il primo boccone, in pratica, ci manca fisicamente qualcosa. Un qualcosa che non ha a che fare con il cibo.


Quali sono i sintomi del BED?
Avere un’immagine corporea negativa può svolgere un ruolo importante, così come il sottoporsi continuamente a regimi dietetica restrittivi, controlli sulla bilancia e anche digiuni prolungati. Per molte persone, infatti, l’eccesso di cibo compulsivo fa parte di un ciclo che inizia con una dieta restrittiva. Possiamo chiamarlo così: mangia, pentiti, ripeti. Potresti iniziare una dieta perché ti senti male per il tuo peso o le tue dimensioni, ma poi scopri che è troppo difficile restare sulla retta via, soprattutto se usi il cibo come strumento per far fronte al tuo vuoto interiore. Alla fine, quindi, raggiungi un senso di esasperazione talmente forte e un punto di rottura inevitabile per il quale comincerai di nuovo ad abbuffarti di cibi “proibiti”. E quando poi la colpa e la vergogna insorgono, le restrizioni ricominciano fino al nuovo punto di rottura.
E questo ciclo, puoi capirlo da te, può essere davvero difficile da interrompere. Anche le persone che affermano di non seguire una dieta spesso hanno idee radicate su cibi “buoni” o “cattivi”, afferma Marsha Hudnall, presidente di Green Mountain a Fox Run nel Vermont, un centro per donne che lottano contro le abbuffate compulsive. Ma quando hai un cibo che è naturalmente attraente, calmante e confortante, e lo rendi off-limits, diventa semplicemente molto più attraente. La Mela dell’Eden.
Un altro sintomo che ci può far comprendere che abbiamo una tendenza a soccombere alla fame nervosa e alle abbuffate compulsive è il MODO in cui si mangia. La abbuffata può durare circa due ore, ma anche di più, fino a quando lo stomaco può sopportare. I Binge Eater si sentono fuori controllo su quanto e cosa mangiano, tornano sempre al cibo specie quando non hanno fame, mangiano più velocemente del normale e superano il punto di pienezza. Spesso nascondono cibo e consumano i pasti e i fuori pasti da soli, come abbiamo visto in precedenza, a causa della vergogna e dell’imbarazzo legati al cibo. Dopo una abbuffata si sentono disgustati, depressi e si vergognano molto.
Una delle ragazze che mi ha scritto dopo aver pubblicato il mio articolo su come guarire dal Binge Eating una volta mi ha confessato: “I cibi che mangio non mi piacciono nemmeno, anzi a volte mi fanno anche schifo! Sento solo questo irresistibile bisogno di mangiare.”. E in effetti é proprio così. Non si sente il gusto, perché non si è testimoni del naturale bisogno del corpo di nutrirsi. Non è la fame, è vuoto da colmare. Nei prossimi paragrafi vedremo insieme le cause dell’abbuffata compulsiva.
Un ulteriore sintomo della tendenza a poter sviluppare dei disturbi alimentari (non solo il BED ma anche anoressia e bulimia) è un rapporto malato con la bilancia, lo specchio e anche con le calorie. Se ci pesiamo troppo spesso, anche più volte nel corso della giornata, potremmo sotto sotto odiarci per il nostro aspetto. Se ci guardiamo troppo allo specchio, potremmo sviluppare una tendenza a disprezzarci per la nostra immagine riflessa. Se pesiamo troppo i cibi o stiamo attenti alle calorie, potremmo legarci troppo all’idea del cibo “cattivo”, deviando verso comportamenti quali l’ortoressia nervosa. In ognuno di questi casi, il comportamento sfociante è quasi sempre attacchi di panico e abbuffata.
Hai anche tu uno di questi sintomi? Prova a fare il test e scopri se è il momento di fare qualcosa per guarire!
Tipologie di Abbuffate Compulsive
Anche se è semplice comprendere che cos’è un’abbuffata, è ancora più utile capire quali sono le diverse abbuffate alle quali un Binge Eater o una persona che soffre di un disordine alimentare possono soccombere. Solo conoscendo quale tipologia di cibo ci causa maggiore problematica nel nostro rapporto con una alimentazione sana, infatti, possiamo cercare di comprendere il motivo e la causa scatenante (che elencherò tra poco).
In pratica, se conosci le abbuffate compulsive, come uscirne sarà più semplice fronteggiarle. Si chiamano “comfort food”, cibi emozionali, del resto, proprio perché danno emozioni e conforto a seconda del nostro stato d’animo.


Abbuffata di dolci
La filosofia dietro agli studi sui Disturbi Alimentari è che l’eccesso di abbuffate compulsive e la dipendenza da zucchero sono campanelli d’allarme che i nostri corpi ci lanciano perché stanno chiedendo aiuto e bramano l’omeostasi.
L’omeostasi è nota come l’insieme di fenomeni di autoregolazione che consentono il mantenimento di una costanza legata alla composizione e alle proprietà dell’ambiente interno di un organismo. In parole povere, la capacità del corpo di presentare una situazione fisico-chimica di equilibrio costante entro certi limiti, anche di fronte a alterazioni o cambiamenti imposti dall’ambiente o dagli eventi esterni.
Sì, l’eccesso di cibo compulsivo o dipendenza da zucchero è una vera e propria richiesta di aiuto da parte dell’organismo. È un tentativo in ultima istanza di ottenere uno stato di equilibrio temporaneo. Anche se non potremmo mai raggiungere l’omeostasi a causa di fattori che non possiamo controllare, fare tutto il possibile per influenzare tali fattori che possiamo gestire ci aiuterà ad avvicinarci abbastanza ad uno stato di pace mentale e fisica.
Saremo sempre in cerca di uno stato di ricentramento ma, parallelamente, per come funziona la vita ci saranno sempre incidenti che ci faranno perdere l’equilibrio: quando ci troviamo di fronte a un evento stressante, una notte insonne, un lutto, una malattia.
Ecco perché il risolvere il consumo compulsivo di cibo o la dipendenza da zucchero può spesso avere un effetto a catena e guarire altri sintomi di cui soffri: sbalzi d’umore, dolori muscolari, insonnia e squilibri ormonali. Sentirsi più energici, dormire meglio e migliorare l’umore sono alcuni dei primi risultati positivi dell’avvio di un piano nutrizionale progettato per affrontare queste sfide per la salute. Purtroppo, molte persone sono trattate come se la loro dipendenza da zucchero e cibo eccessivo dimostrasse una mancanza di forza di volontà. Ma vedremo che questo è completamente errato più avanti nell’articolo.
Abbuffata per associazione
Un desiderio associativo è uno strano incrocio tra ricordi, nostalgia e disturbi alimentari. Si verifica quando desideriamo un cibo che abbia un’associazione ricca, profonda e significativa con il nostro passato. Ad esempio, molte persone avvertono questo desiderio martellante quando visitano i genitori o i nonni, e improvvisamente desiderano cibi della loro infanzia. Una donna di mezza età potrebbe volere gli spaghetti e le polpette ogni volta che visita la madre anziana. Se non avesse visto sua madre, non avrebbe nemmeno pensato a questo piatto. Ogni volta che si scatenano i ricordi d’infanzia, insomma, è come se le papille gustative entrino in una macchina del tempo. Magari non mangiamo mai alcune combinazioni di cibi, né ci sembrano molto attraenti al pensiero, fino a quando non associamo quel mix ad un parente, ad un’emozione d’amore, ad un ricordo che ci riporta indietro ad anni prima.
Le voglie associative sono spesso le più difficili da affrontare perché non siamo del tutto sicuri se siano benefiche o meno. Ad esempio, i cibi della nostra infanzia possono avere un valore nutrizionale discutibile, ma mangiarli può essere profondamente nutriente a livello emotivo. Abbandonandoci a una tale brama possiamo visitare il nostro passato e rivivere sentimenti che possono portare il loro speciale momento di guarigione, indipendentemente dall’inferiorità nutrizionale del cibo. La linea di separazione sta tutta qui: la biologia e la nostalgia possono rendere un pasto affascinante e quasi mistico.
Abbuffata di salato
Il sale (sodio), tra gli altri fattori legati all’alimentazione sana e alla salute del corpo, è necessario per la corretta funzione muscolare. Nella stragrande maggioranza dei casi, la brama di sale può essere o semplicemente una preferenza del momento per qualcosa di salato al gusto – il che non è assolutamente nulla di cui preoccuparsi – oppure un desiderio che nasconde qualcosa di più.
Occasionalmente, una brama di sale può essere il modo in cui il tuo corpo cerca di correggere uno squilibrio del minerale al suo interno, come disidratazione o squilibrio elettrolitico, ad esempio. Questi possono entrambi essere causati da vomito e diarrea o sudorazione eccessiva.
Ma esistono anche abbuffate di formaggio, di cibi amidacei e di carne rossa, sempre associati alle sostanze salate o “forti” che sono contenute al loro interno. Approfondiremo il Craving, la fame nervosa e le tipologie nel corso dei prossimi articoli del blog.
Fame nervosa: cause
Il Craving, ovvero la Fame nervosa che porta alla abbuffata, è causato dalle regioni del cervello che sono responsabili della memoria, del piacere e della ricompensa. Uno squilibrio di ormoni, come la leptina o la serotonina, ad esempio, può causare voglie di cibo dentro di noi, che spesso non assoceremmo mai ad un desiderio che nasce dal cervello. È anche possibile che il desiderio di cibo sia dovuto alle endorfine che vengono rilasciate nel corpo dopo si è mangiato di un determinato cibo, il che rispecchia a tutti gli effetti una dipendenza – detta anche dipendenza da cibo.
Anche le emozioni possono essere coinvolte nella produzione di un desiderio di cibo, specialmente se una persona mangia per comodità e per sostituire una emozione negativa con un piacere sottile come quello di un cibo (spesso il cioccolato). Le donne in gravidanza, ad esempio, avvertono voglie particolarmente forti, che possono essere dovute a cambiamenti ormonali che vanno a disturbare i recettori del gusto e dell’olfatto.
C’è anche la possibilità di una connessione tra voglia e sostanze nutritive mancanti. Questa è l’idea che il corpo brama determinati alimenti perché manca di alcuni nutrienti fondamentali in essi contenuti. Il desiderio può essere selettivo o non selettivo.
Le voglie selettive sono voglie di cibi specifici, che possono essere la barretta di cioccolato preferita di una persona, un hamburger dal ristorante di fiducia o un pacchetto di patatine (eccomi!).
La fame non selettiva è il desiderio di mangiare qualsiasi cosa. Può essere il risultato della vera fame, nel caso di un rapporto sano con il cibo, ma anche un segno di sete. Spesso, infatti, non percependo la differenza, mangiamo quando in realtà il nostro corpo sta “parlando” perché è denutrito e ha bisogno di liquidi.


I neurotrasmettitori del cervello
Sulla base delle prove di centinaia di studi sembra che uno dei fattori determinanti per una persona nello sviluppare un disturbo alimentare sia il funzionamento del suo cervello.
I ricercatori hanno identificato differenze neurobiologiche specifiche nel cervello delle persone con anoressia, bulimia e disturbo da alimentazione incontrollata. Queste differenze influenzano il modo in cui mangiamo, così come l’umore, l’ansia, i disturbi della personalità e il processo decisionale. E qualora il nostro cervello soffrisse di scompensi a livello dei recettori e dei neurotrasmettitori, di conseguenza, potremmo avere delle buone probabilità di sviluppare un comportamento disordinato legato all’alimentazione.
I neuroni si inviano segnali l’un l’altro utilizzando sostanze chimiche note come neurotrasmettitori. Il tipo e la quantità di neurotrasmettitori rilasciati diranno ai neuroni vicini se diventare attivi o rimanere in silenzio. Nella popolazione umana esistono piccole variazioni nella forma e nel numero di recettori, nonché differenti quantità di neurotrasmettitori prodotti – detta anche polimorfismo – che agiscono sulla presenza di neurotrasmettitori nella sinapsi (il piccolo spazio tra un neurone e i suoi vicini) e sulla nostra sensibilità ad essi. In parole povere, tali variazioni dei recettori risultano essere collegate a una serie di malattie mentali, inclusi i disturbi alimentari.
Per i disturbi alimentari, ci sono due neurotrasmettitori primari che devi conoscere: serotonina e dopamina. Ognuno di questi neurotrasmettitori ha un’influenza sul modo in cui pensiamo e ci comportiamo, sulle nostre personalità e persino sul nostro rischio di sviluppare un disturbo alimentare.
I ricercatori in genere credono che anche gli individui con il BED soffrano di livelli di serotonina cronicamente bassi, che si ritiene contribuiscano al Binge Eating quale tentativo di alleviare l’umore depresso causato (in parte) proprio da questa presenza insufficiente.
Anche nel caso della dopamina, le alterazioni di questa sostanza agiscono sul BED. Il disturbo da alimentazione incontrollata è stato collegato a un’iperattività della dopamina nel cercare ricompense quali il cibo, il che rende il cibo stesso più gratificante e piacevole rispetto alle persone senza questo disturbo. Il cibo compulsivo dà talmente tanto piacere, dunque, che non si riesce a smettere di consumarlo.
Conoscere questi aspetti, in definitiva, è essenziale per sollevare le persone affette da Disturbo da alimentazione incontrollata e da disordini alimentari in generale dalla stigmatizzazione circa la mancanza di controllo e di forza di volontà. Nei disturbi alimentari, le cause sono molto più complesse, e vanno a cogliere degli elementi che non possono proprio essere controllati a priori senza un adeguato aiuto. Curati sì, controllati anche, ma solo quando si conoscono le cause e i comportamenti legati al disturbo alimentare del quale si soffre.
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Abbuffate compulsive: come uscirne
Comprendere che il BED ha una componente biologica, dunque, ci aiuta a ridurre la pesante auto-colpa che spesso portiamo sulle spalle, per cominciare a scoprire nuove parti di noi, accettarci e infine amarci. La nostra biologia, del resto, non determina necessariamente il nostro destino. Ecco perché sono convinta che il BED possa essere superato, ma prima c’è una persona che deve crederci: e quella persona sei TU!
Come guarire dalle abbuffate compulsive, dunque?
La prima cosa che devi fare è smettere di incolpare te stesso. La costante vergogna, il senso di colpa e la raffica di pensieri auto-deprecanti ingigantiscono una sfida che è già difficile da superare.
Ricorda di mettere in luce i fattori biochimici che ti portano al Binge Eating, alla dipendenza da zucchero o all’ennesima abbuffata: liberati dal pensiero che ti ha attaccato per così tanto tempo di essere debole, senza speranza e incapace di reagire.
Puoi guarire, ma il tuo rapporto con il cibo deve cambiare step by step (si chiama Mindful Eating), senza forzare troppo la mano. Le più grandi rivoluzioni, infatti, sono iniziate con piccoli passi!
Mindful Eating per guarire da soli dai disturbi alimentari
Ecco alcune semplici modifiche che puoi apportare giorno dopo giorno alle tue buone abitudini quotidiane:
- Avvia un Diario Alimentare. Questo è estremamente importante non tanto per misurare tutto ciò che stai mangiando, quanto come strumento di auto-scoperta. Annotare ciò che hai mangiato durante il giorno e come ti sei sentito dopo aver mangiato o tra i pasti aiuterà a identificare i fattori che hanno provocato una eventuale abbuffata. Sei rimasto troppo a lungo senza mangiare? Ti sei allenato troppo o non hai assunto abbastanza grassi e proteine nella tua dieta quel giorno? Lo stress esterno ha avuto un ruolo?
- Aumenta gli acidi grassi essenziali (olio di cocco, olio d’oliva, noci, semi oleosi, pesce selvatico). Scegli le Noci del Brasile, 1 o 2 al giorno massimo. Sono un’ottima fonte di selenio, che è un nutriente fondamentale nel processo di disintossicazione del corpo.
- Rimuovi i dolcificanti artificiali e lo zucchero bianco. Possono aumentare la voglia di zucchero (e l’abbuffata di dolci) e avere un impatto negativo sulla salute, sul peso e sull’intestino.
- Aumenta i cibi ricchi di magnesio, zinco e vitamine del gruppo B (verdure a foglia verde, carne e pollame alimentati con erba rossa, pesce selvatico, noci, semi, lenticchie, fagioli).
- Migliora la salute dell’intestino. La salute dell’intestino è estremamente importante e di solito è il primo passo per raggiungere il benessere legato ad una alimentazione sana.
- Scegli i probiotici: yogurt, verdure fermentate, kefir o probiotici multi-ceppo e senza latte.
- Aumenta i cibi ricchi di vitamina C. Aiutano il corpo a produrre abbastanza collagene per mantenere i tessuti del tratto digestivo. La maggior parte della frutta e della verdura contiene vitamina C. Le fragole e i peperoni rossi sono fonti particolarmente ricche.
- Aumenta i cibi ricchi di fibre (cereali integrali, lenticchie, piselli spezzati, mele, broccoli, cavoletti di Bruxelles, mele).
- Gestisci lo stress: non lasciar passare troppo tempo tra i pasti e limita l’apporto calorico nei singoli pasti; fai una colazione ricca di proteine; non allenarti eccessivamente ma fai molte passeggiate, yoga o meditazione per ridurre lo stress e indirizzarti verso una alimentazione consapevole. E resta leggero.
- Disintossicazione: il processo di disintossicazione può essere altrettanto importante o più importante della nutrizione stessa. Scegli degli integratori o dei nutrienti naturali che possono aiutarti a disintossicare l’intestino dalle scorie rimaste intrappolate dentro di te.
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Mi chiamo Melania Romanelli e sono una Coach alimentare. Dopo 20 anni di lotta contro il mio disordine alimentare ho vinto la mia battaglia, e oggi aiuto le persone con le problematiche alimentari a vincere questa sfida.
Dal 2019 ho creato il PERCORSO BED LIONS, la prima piattaforma online per combattere le problematiche alimentari con il supporto del coaching e del mentoring, che sta già aiutando centinaia di persone in Italia.
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