Il Fat shame – grassofobia in italiano – è lo stigma del corpo grasso, espresso in disappunto attraverso immagini prima e dopo, frasi o parole consolatorie e rigetto del corpo non “conforme”. 


Che cos’è il Fat shame?

Il fat shaming è l’ingiusto maltrattamento delle persone grasse che può manifestarsi come gli atti di bullismo, il puntare il dito, la discriminazione o la mancanza di rispetto e/o presa in giro di una persona in un corpo più grande. 

Il fat shaming è, dunque, il risultato di un pregiudizio individuale nei confronti di persone ritenute malsane, poco attraenti, stupide, pigre o prive di autocontrollo solo per la loro forma fisica, spesso senza conoscerne la storia personale. Ma anche a prescindere da questa.

È un’interpretazione errata, quindi, basata esclusivamente sull’aspetto di una persona, con l’aggiunta che il grasso sia cattivo e moralmente sbagliato come dato di fatto. 


Il Fat Shaming non ha valore

La vergogna del grasso può verificarsi con il pretesto di cura e preoccupazione. Ad esempio, alcuni autori di questo maltratto operano in base ai propri pregiudizi che “dovrebbero aiutare” la persona in sovrappeso/obesa a rendersi conto di aver bisogno di perdere peso, altrimenti moriranno, si ammaleranno e/o non avranno mai successo nella vita o nelle relazioni. 

L’individuazione di corpi più grandi è spesso difesa come un’azione ammirevole, poiché la intenzione è di motivare un presunto cambiamento a sostegno della salute, della perdita di peso e della conquista dello status sociale.

Tuttavia, giudicare le azioni dalle migliori intenzioni di un delinquente piuttosto che dalle azioni stesse è negare e scusare il bigottismo. Il bigottismo è inaccettabile e la vergogna per i corpi grassi non è mai accettabile. Punto.

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Fat shame: il libro 

Nel libro Fat shame: Lo stigma del corpo grasso”, Amy Erdman Farrell sottolinea che nello stigma culturale associato al grasso non c’è un discorso legato alla salute. 

Le connotazioni del grasso come persona pigra, immorale, senza controllo e forza di volontà, stupida, insaziabile, brutta, avida, secondo l’autrice, prescindono dalla preoccupazione per i problemi di salute.

Farrell parla di “epidemia di obesità”, ovvero il pensiero dilagante per cui il corpo grasso viene colpevolizzato e discriminato in contrapposizione ad un corpo magro e accettabile.

Anche se è molto classista dire che una persona è valida solo se è in salute, dunque, questo sembra non importare.

E da qui che nasce l’attivismo della body positivity, la fat acceptance e la lotta contro la cultura della dieta: movimenti accomunati dall’accettazione della diversità dei corpi e dalla consapevolezza delle ingiuste discriminazioni subite in diversi ambiti della vita. 

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“Non si nasce grassa”

Nel libro “Non si nasce grassa”, l’autrice Gabrielle Deydier spiega perché il rapporto problematico con il cibo riguarda tutti, non solo i corpi grassi.

Dietro il corpo grasso c’è molto di più di una persona golosa e pigra, ma potrebbero essersi fattori genetici, metabolici, psicologici o disfunzioni ormonali, e anche un mix di problematiche. Deydier racconta nel suo libro la sua storia di bambina cicciottella che segue diverse diete fin da piccola, mangia di nascosto dai genitori e inizia un rapporto non sereno con il cibo. 

L’autrice descrive anche il rapporto con i medici e le visite estenuanti in ospedale, il giudizio continuo sul suo corpo, l’utilizzo di farmaci e il crollo psicologico.


La scelta di essere grassi

Studi clinici dimostrano che solo il 20% delle persone obese che ha perso peso riesce a mantenerlo per almeno un anno. E ciò ha poco ha a che vedere con la volontà e il controllo.

Si può influenzare la forma corporea, certo, ma spesso ci sono cause esterne non modificabili: e qui è emersa la scarsa accuratezza del famoso “Bmi”, indice di massa corporea, che stabilisce lo stato di forma dell’individuo. 

Il grasso di per sé non è un fattore di rischio per la salute, sia chiaro, ma ovviamente deve essere associato ad altre componenti come lo stile di vita, il tipo di alimentazione, i fattori genetici, la presenza di patologie. E il dialogo costante con un  professionista medico.

Al contrario, la variazione continua di peso a seguito di diete restrittive e il conseguente senso di fallimento per essere tornati al punto di partenza, oltre alla discriminazione sociale, hanno effetti fisici e psicologici importanti e più gravi di un Bmi “fuori norma”. E spesso sfocia nella depressione o in un DCA (comportamenti alimentari disordinati).


Comportamento grassofobico: ci sei anche tu?

Ti è mai capitato di:

  • Provare sentimenti di superiorità rispetto a persone in sovrappeso o obese;
  • Fare battute sulle persone grasse viste in pubblico o nei media;
  • Commentare il corpo di un’altra persona;
  • Prendere in giro amici/familiari per il loro peso nel tentativo di essere “divertenti”;
  • Consentire ai membri della famiglia di prendere in giro le persone grasse;
  • Considerare la magrezza come un attributo del successo, della felicità o dell’autocontrollo;
  • Presupporre che il peso sia una scelta di vita;
  • Fare ipotesi sul carattere/moralità personale in base all’aspetto/dimensione
  • Considerare le diete come una soluzione rapida e semplice ai problemi di peso
  • Disprezzare gli altri che non aderiscono al “mangiare sano”

Se ti rivedi in uno di questi comportamenti, anche se l’hai fatto senza esserne consapevole sei stato anche tu promotore del fat shaming. Ed è bene esserne consci. E smettere subito.


Liberarsi dalla grassofobia

In conclusione, la salute di una persona semplicemente non può essere determinata solo dall’aspetto. 

Se le valutazioni mediche in buona fede indicano veri problemi di salute, allora gli interventi dovrebbero concentrarsi su comportamenti modificabili e sull’accesso all’assistenza sanitaria non discriminatoria. 

Gli interventi potrebbero includere l’apprendimento di come costruire pasti sani con linee guida nutrizionali delicate (non regole dietetiche rigide e restrittive), esplorare come aggiungere un movimento propositivo e gioioso del corpo, costruzione di autostima, gestione dello stress e sana espressione di sé. 

I membri di una società sana possono essere parte della soluzione rifiutando e protestando contro conclusioni istintive e comportamenti di vergogna.

Sei stato vittima di fat shaming, body shaming o grassofobia?

Non sentirti sbagliato!

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