Molto spesso le discriminazioni legate al peso nascono dalle persone a noi vicine: parenti, fidanzati e amici, che non si rendono conto di quanto le loro parole possano influire sullo sviluppo emotivo e sull’autostima di ognuno di noi. E nessuno ne parla mai in questi termini.


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Quando hai il “nemico” in casa

Troppo forte chiamare “nemico” una mamma, un fratello, un marito o una moglie che, spesso inconsapevolmente, sono i maggiori artefici di insicurezze, vergogne e odio verso noi stessi? Non sono, forse, loro stessi vittime della ben nota “diet culture”, per cui è auspicabile essere magri e rifuggire dal girone infernale dell’essere grassi, fattore considerato una macchia sociale per i deboli, i falliti, i golosi? 


Vergogna e amore

Quando parliamo con le persone a cui vogliamo bene, la variabile psicologica troppo spesso non viene presa in considerazione. Alcune frasi pronunciate con leggerezza e a fin di bene, infatti, diventano pugnalate per chi le subisce e si sente inadatto, colpevole di non essere all’altezza della situazione, della relazione, della società.

La vergogna è una emozione infima, pericolosa, che ti prende l’anima. Un sentirsi a disagio con sé stessi e con chi ci sta intorno che ci fa dire: ho qualcosa che non va e mi dispiace, sono un perdente.

Alla vergogna, poi, si aggiunge la paura di essere giudicati, di essere discriminati per le proprie forme corporee, di essere bullizzati e c’è spesso anche il rifiuto a chiedere aiuto.


Lo dico per il tuo bene”

I grassi sono pigri e bugiardi. L’omogeneità dei modelli estetici nei media impone il darsi da fare per aderire al canone di bellezza accettabile da tutti. 

Essere magri è quindi un “dovere”, come lo è socialmente far capire ad un grasso che deve modificare il suo aspetto perché è “giusto che sia così”.

Molto spesso i consigli arrivano dai genitori o dai partner: “lo dico per il tuo bene” è la frase che si sentono ripetere spesso figli un po’ in carne per paura che subiscano quell’isolamento sociale, quel dito puntato o quella vergogna per essere “diversi”.

Ma diversi da chi?


Le conseguenze della grassofobia

I soggetti che vivono in un contesto familiare dove vi è un continuo fare riferimento a diete e perdita di peso e che vengono presi in giro e ridicolizzati per le loro forme corporee dai membri della famiglia, d’altra parte, sono più a rischio di comportamenti estremi di controllo del peso, abbuffate e aumento del peso. 

La grassofobia nelle relazioni è un fattore di rischio importante per l’insorgere di depressione, ansia, bassa autostima, isolamento sociale. 


Chi ci ama ci capisce, chi ci ama ci protegge

Bisogna adattarsi quindi a quello che ci richiede la società, senza sé e senza ma? E chi vive insieme ad una persona “in carne” riesce a dissociarsi da questi schemi precostituiti mettendo al primo posto la felicità di un figlio o di una moglie?

Perché chi ama dovrebbe andare oltre quell’aspetto fisico che tanto è centrale in ogni ambito sociale e sapere che ad identificare una persona per prima cosa non c’è il suo peso.

È bene sapere che molti disturbi alimentari hanno radici nell’infanzia e nell’adolescenza, e sono troppo spesso la conseguenza di frasi offensive, di consigli non richiesti, di diete troppo restrittive, di paragoni con altri corpi.

L’atteggiamento discriminatorio, di vergogna e spregio parte troppo spesso tra le mura domestiche, quando invece dovrebbe essere percepito come un luogo protetto e in cui sentirsi rispettati.


La Lezione di 007

Una lezione di amore oltre le apparenze arriva direttamente da Hollywood.

C’è la giovane e adorabile coppia a cui non importa di spargere la loro storia d’amore in fiore su tutti i social media; ci sono i co-protagonisti che si impegnano in avventure clandestine sul set tra sospetti di infedeltà; e poi c’è l’uomo più anziano sui sessanta o settant’anni che orgogliosamente si innamora di una donna giovane e attraente che ha la metà dei suoi anni.

I magazine di gossip e cronache mondane si aspettavano che Pierce Brosnan rientrasse nell’ultima categoria, proprio come molti dei suoi colleghi del settore. Eppure, Pierce ha sovvertito questi presupposti in modo sorprendente e impenitente: è felicemente sposato con sua moglie Keely da vent’anni e ha due figli con lei. 

Perché ne parliamo, dunque? Perché ad agosto 2021 Keely è stata oggetto di odio feroce per una ragione assolutamente inaccettabile: “troppo in carne” per stare con  uno come Pierce! 

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Pierce Brosnan e moglie vittime di Fat Shaming (Credits @ Radio Norba)

Per fortuna, Brosnan non ci ha pensato due volte a prendere le difese di sua moglie e a inondarla di immenso amore e sostegno di fronte al pubblico giudicante. Ecco le sue meravigliose parole dedicate alla moglie: 

“Gli amici le hanno offerto un intervento chirurgico per ridurre il suo peso. Ma amo fortemente ogni curva del suo corpo… Lei è la donna più bella ai miei occhi”


Manuale d’istruzione per grassofobici

Iniziamo con l’evitare di giudicare le persone e il loro presunto stato di salute, specie se non ne siamo a conoscenza (ma anche in questo caso!). Sentirsi in dovere di dire la propria sempre e comunque, dando consigli medici e di nutrizione senza reali competenze, non solo è sbagliato ma anche pericoloso (come abbiamo visto, può scatenare anche l’insorgere o l’amplificare problematiche di tipo alimentare nei soggetti incapaci di difendersi).

La body positivity viene spesso liquidata con frasette motivazionali alla “siamo tutte bellissime” e “dobbiamo imparare ad amarci”, ma la grassofobia non è una questione solo di autostima, di bellezza o di salute. Si tratta di giustizia sociale, come insegnano molto bene le autrici di “Belle di Faccia”

Ogni corpo è valido e degno di rispetto esattamente così com’è. 

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