INDICE:
- La felicità per Raffaele Morelli
- Smetti di cercare di migliorarti a tutti i costi!
- Felicità e filosofia: il TAO
- Cos’è la felicità: lasciare andare
- Arte della felicità: il potere del silenzio
- Trovare la felicità: la discesa verso la Dea e il Mito
- La felicità non esiste se non dentro di noi
- Il distacco dall’Immagine di noi stessi: siamo energia
- “Non c’è niente di sbagliato in te”
- Senza sapere perché…
La felicità per Raffaele Morelli
“Chiedersi <<Ma io vado bene>> è uno dei più grandi veleni per l’anima. La saggezza antica detestava questa domanda. Ancora peggio, forse il male di tutti i mali è voler diventare chi ci siamo messi in testa di essere. Ogni obiettivo che cerchiamo di raggiungere, ogni miglioramento di noi stessi, è una coltellata all’energia celebrale…”
Dopo il successo di “La vera cura sei tu” e “Non siamo nati per soffrire”, Raffaele Morelli – medico, psichiatra e psicoterapeuta famoso e apprezzato dal grande pubblico italiano – torna nelle librerie d’Italia con “Il Manuale della Felicità. Le dieci regole pratiche che ti miglioreranno la vita”, edito da Mondadori.
Già il titolo fa parlare di sé e crea le sue doverose attese. Davvero esistono delle regole per raggiungere la felicità?
Dopo anni di studio personale vissuto sulla mia pelle, posso dire che sì, non solo la felicità è a portata di mano ed è vicino a noi, ma DIPENDE DA NOI.
Ecco perché il libro di Morelli è di quelli consigliati: perché è un passo ulteriore per acciuffarla, questa benedetta felicità! Andiamo a scoprire insieme “Il Manuale della Felicità. Le dieci regole pratiche che ti miglioreranno la vita”, di Raffaele Morelli.


Smetti di cercare di migliorarti a tutti i costi!
Chi ha letto i libri di Raffaele Morelli o gli articoli dell’Istituto Riza (Morelli è presidente dell’Istituto Riza e dirige la rivista “Riza Psicosomatica”), sa già che la provocazione è dietro l’angolo. E devo ammettere che anche io, che divoro libri di mindfulness, meditazione, buddismo e anche induismo, sono rimasta piacevolmente sorpresa dalla freschezza del testo di Morelli. L’autore, infatti, non si limita a raccontarci le classiche storie sul cambiamento, l’auto percezione e la psico terapia, ma ci invita a compiere dei passi differenti, verso ciò che spesso spaventa: il buio, il silenzio, la solitudine.
Eppure, è un libro che affonda le sue radici lontano da qui, e precisamente in un luogo della mente e dell’immaginario collettivo che racconta le storie dei miti, degli spiriti guida, degli animali salvifici, del regno della Natura e anche dello scorrere inesorabile del tempo.
Racchiuso in un contesto “mitico” e “mistico”, dunque, ritroviamo il concetto di felicità, sotto forma di un tesoro prezioso e vicino a noi. Anzi, dentro di noi. Quello che dobbiamo fare è, semplicemente, lasciarci trasportare dallo scorrere incessante e inevitabile della vita senza “forzare la mano”.
Ma lasciamo da parte il linguaggio romanzesco e andiamo al sodo. Come facciamo ad essere felici?
Felicità e filosofia: il TAO
“Wu wei”, letteralmente significa “non agire”. È in queste due parole l’essenza del testo di Raffaele Morelli, un’espressione che l’autore prende in prestito dal significato stesso del taoismo.
E per spiegare questo concetto, Morelli utilizza l’immagine dell’acqua e del suo eterno fluire. L’acqua, non mi stancherò mai di ripeterlo, è davvero una forza impetuosa e salvifica, capace di rappresentare il senso stesso della vita. È un continuo scorrere, libera dalle costrizioni. Se ci pensiamo bene, gli elementi primordiali della natura hanno una propria logica inarrestabile. L’acqua, allo stesso modo, scorre in quanto forza che non si ferma. Il Taoismo, dunque, insegna all’uomo a non agire e, al contrario, a lasciarsi trasportare come fa l’acqua: un continuino fluire, un continuo adattarsi alla forma (l’acqua cambia forma in base all’ambiente esterno, agli ostacoli e al recipiente), una libertà intrinseca alla sua natura. Come le onde del mare.
Per il Taoismo in breve Wa wei rappresenta la non azione, che non significa pigrizia o accidia, o non partecipazione alle scelte della nostra vita e del nostro destino ma, al contrario, l’azione per eccellenza.
Decidere di non agire, infatti, coincide con la scelta rivoluzionaria di “non forzare la mano” del destino e accettare che ciò che ci succede e che avviene per una ragione. Per usare un’espressione molto significativa in inglese: let go. Lasciare andare, insomma, è l’anticamera della felicità.


Cos’è la felicità: lasciare andare
Lasciare andare è l’essenza del Tao (e anche della felicità secondo Morelli). Significa non cercare di controllare tutto quello che ci succede, specialmente gli eventi che consideriamo drammatici o negativi. Ancora una volta, quello che ci “frega” letteralmente è la dittatura della mente e dei pensieri tossici.
Pensiamoci un attimo: quando siamo insoddisfatti, tristi, rabbiosi cerchiamo rimpianti, recriminazioni e risentimenti dentro di noi. Cosa sarebbe potuto accadere, cosa saremmo potuti diventare se solo avessimo aiuto diversamente, se solo le nostre scelte fossero state diverse, se solo avessimo avuto un po’ di fortuna. Abbiamo, in pratica, un’immagine dentro di noi della persona che “vorremmo essere” ma non sempre l’immagine chiara di ciò che siamo realmente. Quanti di noi sono diventati medici o avvocati per dare una soddisfazione ai genitori? Quanti hanno rinunciato ad una vita complicata ma avventurosa, per adattarsi ad un’esistenza tranquilla e monocorde ma sicura e comprensibile al resto del piccolo mondo di affetti che ci circonda?
Questo piccolo EGO PERFEZIONISTA, in definitiva, è davvero ciò che siamo quando ci svegliamo al mattino o andiamo a dormire la notte? O ci sono dentro di noi delle forze che fanno a cazzotti l’una con l’altra? Dei momenti di insoddisfazione, di costrizione ma anche di sogno?
Ecco la forza del TAO: l’unione degli opposti, la sopravvivenza di due anime antitetiche. Quella di ciò che siamo realmente e quella di ciò che dovremmo essere per noi e per gli altri.
Lasciare andare significa proprio liberarci da questa lotta, togliere le catene alla dittatura della mente e abbracciare dei significati e nuovi valori nascosti dentro la nostra anima che abbiamo il compito di far venire alla luce. Pena il nostra perenne malessere fisico e mentale. Come? Con un’azione molto semplice e liberatoria: abbandonarsi al regno dell’incerto, al buio, alla nebbia. Abbandonarsi al silenzio.
Arte della felicità: il potere del silenzio
Nell’epoca del consumismo è del tutto normale vivere di accumulazioni. Compriamo, mangiamo più del dovuto, riempiamo le nostre case di oggetti dei quali non abbiamo veramente bisogno, e accendiamo la radio, la tv o Spotify pur di evitare di restare soli con noi stessi. Pur di non rimanere in silenzio. Eppure, ci ricordano Morelli e il Taoismo, è proprio il silenzio la chiave della nostra felicità.
Il potere del silenzio è inimmaginabile. E grazie alle testimonianze racchiuse nel testo di Morelli possiamo vivere cosa si scatena dentro la mente di una persona confusa, arrabbiata, timorosa e rancorosa quando subentra il silenzio della notte più buia. Sono persone come noi: che hanno sofferto un tradimento, che vivono un matrimonio fallito, che hanno il timore di lasciare il lavoro, che discutono con un amico. Siamo noi. Il primo istinto, quando si affrontano questi momenti difficili, è quello di urlare, recriminare, lamentarsi. È del tutto normale.
Eppure, Raffaele Morelli ci propone un’altra terapia: il potere del silenzio. Una ad una cadono le nostre convinzioni: non sempre chiedersi il perché e il percome ha la sua efficacia, dice il terapeuta, ma piuttosto è utile affrontare questi momenti con un po’ di raccoglimento. Come quando andiamo in Chiesa e non possiamo parlare ad alta voce. Ad un tratto veniamo lasciati soli con i nostri pensieri e ci ritroviamo in un luogo di pace e di riflessione che è solo nostro e che ci mette in uno stato di grazia che sperimentiamo poche volte.
Il silenzio delle parole dentro noi stessi, dunque, non è tanto una riflessione su ciò che siamo e viviamo, quanto una vera e propria assenza di giudizio, pensiero, considerazione o ricerca delle cause del nostro malessere. È un momento di raccoglimento silenzioso, nel quale siamo liberi di essere noi stessi. Non la versione migliore di noi, non quella che “farebbe la cosa giusta”. Ma quella scomoda, antipatica, irriverente. Quella più autentica.


Trovare la felicità: la discesa verso la Dea e il Mito
Da figlia del silenzio, che sto sperimentando ogni giorno al mattino durante la mia routine mattutina per ricaricare le pile prima di affrontare una nuova giornata, ho capito l’importanza di questo viaggio alla riscoperta del sé autentico. Ed é un viaggio davvero importante. Con amici, nemici, e trappole esplosive ad attenderci. Come il viaggio dell’eroe, prevede un incontro in territori estranei a noi, dove incontreremo degli alleati fondamentali.
Cosa troviamo, dunque, oltre le parole, nel regno del silenzio? Quando si abbraccia il lasciare andare, l’abbandonarsi allo stato di naturalezza più assoluto, avviene una vera e propria discesa. Ci si lascia andare anche un po’ fisicamente ed emozionalmente, si tende a star soli, a scegliere il buio prima di raggiungere la luce.
Ne “Il viaggio dell’eroina”, il libro che ho tradotto qualche anno fa, questo passaggio negli inferi più oscuri e profondi si chiama “discesa verso la Dea madre”. E, in effetti, questo ragionamento è molto simile all’importanza che per Morelli hanno i miti antichi portati in auge da Jung. Vediamo di spiegare meglio questo concetto.
Quando siamo bambini, fateci caso, siamo liberi dalla schiavitù della nostra mente. Agiamo secondo il nostro istinto, secondo il momento presente, estranei ai concetti di “tempo” e di “dovere”. E ora pensiamo a quando da adulti, al contrario, ci arrabbiamo o al momento in cui facciamo qualcosa di “irrazionale” o “sbagliato”.
Ebbene, Morelli ci suggerisce di rivolgerci al mito di Ares (o Marte), il Dio della Guerra. Se usciamo un attimo dalla nostra rabbia e la osserviamo dall’esterno, potremmo pensare che noi non siamo la nostra rabbia ma che il mito di Ares abbia vissuto in noi per qualche momento. In pratica, non solo non siamo soli e ci sentiamo tali, ma possiamo comprendere come nelle nostre emozioni non ci sia nulla di sbagliato, ma solo una grande e complice naturalezza.
È normale avere dentro di noi dei sentimenti contrastanti, è normale avere una natura duale, proprio come ci ricorda il Tao cinese. Yin e Yang, sono due realtà vive che coesistono dentro di noi. È ok, insomma, anche quando non siamo ok.
La felicità non esiste se non dentro di noi
Quando ho intrapreso il mio percorso di rinascita, mai mi sarei aspettata che il viaggio alla ricerca della felicità dovesse necessariamente passare per un periodo di buio assoluto. D’altra parte, non sempre trovare la felicità significa vincere alla lotteria, o incontrare la stessa felicita sul comodino (come ricorda il titolo di un grazioso libro di Alberto Simone), quanto piuttosto lottare duramente contro l’ignoto, la paura, il disorientamento. Che fanno paura e sono scomodi, guai a negarlo.
La portata rivoluzionaria del libro di Morelli risiede proprio qui: paradossalmente, possiamo smettere di lottare, specie se ci stiamo confrontando contro la tempesta. Dobbiamo lasciarci piuttosto trasportare da essa, andando a scovare nel buio degli angoli più nascosti del nostro vero essere, un barlume di luce autentica. La felicita non esiste, in pratica, se non dentro di noi e dentro la nostra vera natura.
Questo passaggio è molto importante, perché presuppone un’accettazione di chi siamo molto potente: smettere di pensare a ciò che dovremmo o vorremmo essere, ma accettare al contrario ciò che siamo è la chiave per gettare il seme della nostra rinnovata felicità.


“Non c’è niente di sbagliato in te”
Siamo ciò che siamo, e abbiamo innato dentro di noi un germoglio completamente originale e diverso da quello degli altri. Il nostro compito è quello di tagliare i rami secchi e lasciar germogliare la pianta senza forzarla, ma concedendo alla natura di fare il suo corso.
“Se l’uomo tormenta la sua natura innata, il piacere viene meno. Chi non ha né serenità né piacere non conserva la propria virtù. É impossibile che egli possa vivere a lungo”.
Da queste parole di un testo di Liou Kia-hway, Morelli ci ricorda che “il nostro sapere innato è la guida, che lamentarsi dell’esterno ci allontana dal nostro destino, dalla nostra Via. Non dobbiamo aspettarci niente dall’esterno, non è quella la nostra partita”.
Il distacco dall’Immagine di noi stessi: siamo energia
Abbandonando l’immagine che abbiamo di noi stessi e abbracciando la nostra vera natura, avviene un piccolo e glorioso miracolo: la trasformazione silenziosa e pacifica di noi stessi.
Ansia, rabbia e rancore vengono spazzati via dalla libertà di poter riempire il nostro spazio lasciato aperto dal silenzio con ciò che più ci piace e ci fa stare bene. Le immagini salvifiche, l’idea di un animale guida, la pace data da un gesto rituale. Per i cinesi, del resto, attraverso gesti rituali e la routine legata alla nostra personalità unica (la cura di un orto, ad esempio) apriamo la strada ad una metamorfosi spirituale (e di conseguenza fisica) che è una vera e propria trasformazione in positivo. Quello che dobbiamo fare, però, è lo sforzo di abbracciare la nostra vera natura.
“Una vita tranquilla non si addice a chi vuole sposare il proprio inconscio, ma ogni incontro, ogni tappa, ogni percorso apre le porte al viaggio misterioso, senza il quale stiamo male. La Via (il Tao) verso lo sconosciuto é quella che ci porta a guarire dai nostri disagi”.
Sposare il nostro inconscio, in pratica, significa liberare i nostri mostri, lasciare che alto e basso, luce e ombra coesistano, liberarci dalla schiavitù della perfezione e anche di quel concetto di bontà a tutti i costi (chi l’ha detto che una vita spirituale sia libera dalle tentazioni?).
Cercare, in definitiva, piuttosto che i “buoni propositi” una via di meditazione, mindfulness, benessere di corpo e mente (body mind wellness) e completa osservazione delle nostre reazioni emotive, senza giudizio.


Senza sapere perché…
Perché ho apprezzato molto il libro di Raffaele Morelli? Perché ci dà una chiave di lettura originale riprendendo concetti importanti e facendoli propri. Ci dà lui stesso una scappatoia, come solo un bravo psico-terapeuta sa fare.
Siamo liberi di esplorare noi stessi, abbiamo il via libera per lasciare il passato dietro di noi, le convinzioni e i giudizi dei nostri padri e guardare al futuro. Non dobbiamo conoscere il perché di ogni nostra emozione o gesto, ma possiamo fare molto affinché tutte le energie negative escano da noi per sempre.
Siamo energia cosmica, e come tale possiamo sprigionare tutta la nostra potenza riconnettendoci con la Natura, la Madre, l’Universo per trovare un tesoro ancora più grande: il nostro benessere interiore. Come l’acqua, siamo liberi di fluire e, in questo movimento perpetuo, afferrare finalmente questa benedetta felicità!
Ti è piaciuta la recensione? Hai intenzione di afferrare la felicità adesso (e anche il libro di Raffaele Morelli)? Lasciami un commento!




Mi chiamo Melania Romanelli e sono una Coach alimentare. Dopo 20 anni di lotta contro il mio disordine alimentare ho vinto la mia battaglia, e oggi aiuto le persone con le problematiche alimentari a vincere questa sfida.
Dal 2019 ho creato il PERCORSO BED LIONS, la prima piattaforma online per combattere le problematiche alimentari con il supporto del coaching e del mentoring, che sta già aiutando centinaia di persone in Italia.
Scopri di più su Melania!