Nella seconda parte della sua storia-intervista, Jonny ci spiega come nel corso del tempo abbia provato a reagire alla sua ossessione del controllo legata indissolubilmente al disturbo alimentare dell’anoressia nervosa. (Photo Credits Copertina: Cameron Bowser)
Hai mai lanciato un grido d’allarme?
Non agli altri, ma a me stessa sì. Capendo di avere comunque un problema, avevo comprato un sacco di manuali di auto-aiuto (che anche in questo caso, per ovvi motivi non posso nominare) che, parliamoci chiaro, non mi sono serviti a un bel niente di niente. […]
Poi una volta, circa 3 anni fa, mi sono messa davanti allo specchio e mi sono detta che mi ero rotta le palle di quello che mi stavo facendo, e che se non riuscivo a disincagliarmi da sola, dovevo rivolgermi a qualcuno di competente. Allora ho avuto questa folle idea di rivolgermi a una struttura per persone con disturbi alimentari.
“Esperienza pessima, ma non perché la struttura facesse schifo, anzi, secondo me era pure una struttura valida, ma sono io che sono intollerante ad ogni imposizione esterna, quindi magari un po’ lo faccio quel che mi viene detto, ma poi mando tutto a fanculo e ricomincio a fare di testa mia.”
Ho provato anche altra roba, tipo terapia individuale e di gruppo, ma alla fine ho mollato tutto, non funziona, va meglio per un po’, ma poi ricado, finisco per voler fare da sola, perché tanto infondo voglio controllare tutto. Quindi ora cerco di andare avanti da me, tanto lo so quali sono i problemi e cosa dovrei fare, mi auto-aiuto da sola, è solo che a volte ci riesco meglio ad altre no, e quindi son sempre nel limbo.


Perché secondo te hai avuto questo problema?
Perché ho sbagliato completamente modo con cui tirarmi fuori dalla tossicodipendenza. E poi a lungo ho continuato a pensare che, paradossalmente, l’anoressia mi avesse salvato la vita. […] Con la tossicodipendenza sono passata attraverso tutti i tipi di devastazione possibili ed immaginabili, mi sono fatta nei peggio modi, c’ho quasi lasciato la buccia per cinque volte, e ciò nonostante ho tirato dritto. Poi è arrivata l’anoressia. E ci ho dato un taglio netto e definitivo con la roba.[…]
Sul fatto che anche l’anoressia, poi, mi abbia dannato la vita, non c’è dubbio. Ma è stata comunque un’alternativa al peggio del peggio. Forse è anche per questo che non riesco a disprezzarla del tutto, ad allontanarla del tutto. Perché non so come starò tra un anno o due, ma se penso a come stavo quando ero nel pieno della tossicodipendenza, posso dire per certo che con l’avvento dell’anoressia la situazione è stata decisamene meno terribile.
Però capisco anche che la situazione potrebbe essere persino migliore se riuscissi a fare qualcosa di più contro l’anoressia, capisco che non posso auto-giustificare l’anoressia perché questo è un inganno posto in essere dal mio cervellino bacato, capisco che devo combattere.
[…] Ma poi c’è il controllo, e quella sensazione di completo appagamento che trasmette, meglio persino di un orgasmo. Ed eccolo lì, il vero problema: non è rinunciare all’anoressia. È rinunciare al controllo.
Il tuo momento più basso?
Quando sono arrivata a pensare che non ci fosse differenza tra vivere e morire. Era il periodo in cui ero pulita da mesi, ma sentivo che sarei schizzata male da un momento all’altro e mi sarei fatta di nuovo di qualsiasi cosa. Passavo le mie giornate a fumare sigarette e a fingere di essere normale. Poi ho trovato l’anoressia.
“Ecco, forse è stato quello il momento più basso: l’anello di congiunzione tra stop definitivo all’uso di stupefacenti ed inizio della restrizione alimentare. Il giorno in cui ho abdicato a me stessa per il controllo.”
Come stai oggi?
Sto. In bilico, direi. E spesso basta un soffio di vento per tirarmi da una parte o dall’altra. Sono quell’equilibrista che lentamente cammina guardando dritto di fronte a sé. Ma non ho nessuna rete di sicurezza sotto ai miei piedi.


Quando hai capito che puoi farcela?
Mi sa che lo devo ancora capire per bene. Cioè, io credo che posso stare meglio di così, sicuramente, ma non che posso guarire nel senso di tornare a com’erano le cose prima dell’anoressia. Ci posso convivere, posso arrivare a stare meglio, ma non a guarire come se fosse tipo l’influenza, che poi ti passa e guarisci, e dopo due giorni non ti ricordi neanche com’era quando stavi a letto con la febbre e i dolori da per tutto.
Perché ne sono così convinta? Perché io stessa ci sono dentro da anni, e vedo anche altre persone che ci sono dentro da anni ed anni. Perché conosco persone con lo stesso problema da altrettanti e anche molti più anni, e ci sono tutte ancora dentro. Perché una di queste persone ci è pure morta. […]
Ora, per me, questo significa essere fuori dall’aspetto più grave della malattia, ma non
significa essere guarite.
Non posso certo parlare a nome di tutte le persone del mondo, certo! Posso solo riportare la mia esperienza e quelle delle persone a me vicine. E dalla mia esperienza, che sia giusto o meno, io traggo la conclusione che no, dall’anoressia non se ne esce mai del tutto. Non sarà bello sentirselo dire, ma questa è la vita, non le favolette.
—> SEI D’ACCORDO CON JONNY? FAMMELO SAPERE NEI COMMENTI
Cosa vorresti dire alla vecchia te?
Ma che stai facendo, cogliona? L’anoressia non è un modo per uscire dalla tossicodipendenza ed avere il controllo, ma è una malattia mentale, stronza psicopatica. Vuoi essere un mostro anoressico, bruciare tutti i tuoi problemi in una fiamma di folle auto-controllo male indirizzato che potenzialmente rischia di farti sparire nel nulla, col cervello devastato? […]
“Ma datti una raddrizzata subito, perché a breve sarà l’anoressia a controllare te, e non il contrario. Restringi pure l’alimentazione, e sentiti forte per un controllo che non hai realmente, per tua fortuna ne sei ancora libera. Perciò, fermati subito.“
Perché l’unica conclusione sarà quella di finire in un limbo di disperazione e di ossessione. Ma se ti piace l’inferno, vai pure avanti, perché è tutto quello che la tua vita in preda all’anoressia diventerà.
Che consiglio daresti ad una persona che manifesta i primi sintomi dei DCA?
Ragazzina, pensa bene a ciò che fai e dici, perché per chi ci è passata come me è evidente che stai scendendo per la china sbagliata. Quello che ora ti sembra piacerti un sacco, è quello che ti fregherà. Ti dà felicità quella sensazione di controllo, è vero, ma vedrai come sarai contenta quando ti ritroverai impantanata nell’anoressia, sì, proprio, guarda! Tu non hai la più pallida idea di quello a cui ti stai condannando. Tu:
- non hai la più pallida idea di cosa voglia dire avere un B.M.I. di 12;
- non sai cos’è una sincope o uno shock neurogenico;
- non sai cosa vuol dire avere freddo h24;
- non sai cosa vuol dire avere i capelli completamente sfibrati;
- non sai cosa vuol dire avere una frequenza cardiaca di 35 battiti per minuto;
- non sai cosa vuol dire restringere costantemente l’alimentazione, fumare una sigaretta dietro l’altra e vedere a malapena i passanti che chiamano l’ambulanza;
- non sai cosa vuol dire avere la pelle completamente screpolata;
- non sai cosa vuol dire respirare a fatica.
Non sai nulla. Hai dei problemi, certo: risolvili. Ma risolvili in maniera adeguata, non infognandoti in una malattia che poi diventerà un problema più grande di tutti quelli che avevi prima. Tu non sai a cosa stai andando incontro.
Certo che l’anoressia all’inizio sembra tua amica, vai pure a fare shopping con lei, a studiare con lei, a lavorare con lei, vai a letto con lei, parli con lei, restringi l’alimentazione con lei, e quando sarai in ospedale a reggere l’anima con i denti, ci sarà proprio quella tua amica anoressia a salvarti, come no! […]
“Sarà l’anoressia a controllare te, e non il contrario. Manderai a puttane ogni prospettiva di studio e di lavoro, rimarrai sola, fissata col controllo, ma piena di vuoto. Scegli pure l’anoressia, ma sappi che è a tutto questo che stai andando incontro.“
Che ne pensi del binomio Magrezza = Anoressia?
Lo so che può sembrare un cliché essere la fotomodella→ si ammala di anoressia. Perché nel pensiero comune le modelle sono tutte anoressiche, e chi si ammala di anoressia comunque è perché vuole fare la modella o perché vuole essere bella. Allora, questa è una stronzata di proporzioni gigantesche.
“Quello di modelle e anoressia è un falso binomio. È vero che molte modelle e fotomodelle sono molto magre. Ma magrezza non vuol dire anoressia, questo è solo il modo in cui la cosa viene svenduta alla gente. L’anoressia fa dimagrire in conseguenza della restrizione alimentare, che a sua volta è conseguenza di un forte desiderio di controllo, e di una serie di ossessioni e di distorsioni che finiscono per diventare totalizzanti.”
[…] L’equazione Magrezza Eccessiva = Anoressia è ridicola. L’anoressia è una malattia mentale, la magrezza eccessiva è quella che certe modelle e fotomodelle cercano di raggiungere per lavorare di più. Son due cose totalmente diverse.


Vuoi aggiungere qualcosa?
So che la gente che magari leggerà questo, penserà: ma come, questa lavora come fotomodella, sicuramente è uno schianto di strafiga, e si piange addosso perché si vede brutta e grassa e fatta male? Ma è deficiente? Magari ce lo avessi io un fisico come il suo! Altro che anoressia, andrei al mare in bikini anche d’inverno!
Allora, ecco, vorrei dire che non è questo il punto. Io non sono una che si piange addosso, o una che si vede diversa da quello che è. Io lo so che ho un corpo che mi permette tante cose. Lo so che ho un aspetto fisico che nel senso più generico del termine viene considerato bello al punto tale da consentirmi di lavorare come fotomodella (per quanto il concetto di bellezza sia comunque soggettivo).
Il problema non è dato da come io sono fatta fisicamente, né da come mi vedo oggettivamente, il problema è dato da come mi sento.
“Perché potrei anche avere il corpo più bello del mondo, potrei anche essere la donna più strafiga dell’universo, ma io sto comunque male con me stessa. E questa è una sensazione che non ha niente a che vedere con la fisicità. Il problema non è il mio corpo, lo so bene. Il problema è che la mia testa ed il mio corpo non sono in sincrono. Il corpo ostenta la sua apparenza, la mente ricerca solo il controllo. È una discrasia completa e costante. E l’incubo è qui.”


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Mi chiamo Melania Romanelli e sono una Coach alimentare. Dopo 20 anni di lotta contro il mio disordine alimentare ho vinto la mia battaglia, e oggi aiuto le persone con le problematiche alimentari a vincere questa sfida.
Dal 2019 ho creato il PERCORSO BED LIONS, la prima piattaforma online per combattere le problematiche alimentari con il supporto del coaching e del mentoring, che sta già aiutando centinaia di persone in Italia.
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