Le mascherine in tessuto di Aria Mascherine, per trasformare un oggetto di uso quotidiano obbligatorio in una scelta consapevole e di stile.
INDICE:
Coronavirus, business e nuove opportunità
Se sei una persona anche solo vagamente attenta a ciò che ti succede intorno, avrai notato come il Coronavirus abbia cambiato non solo le nostre abitudini, ma anche la maniera di percepire il lavoro in Italia (e non solo).
Smart-working, risveglio digitale… chiamiamolo come vogliamo. Anche i tempi più difficili sono capaci di dettare l’agenda e insegnarci l’arte del rinnovarsi.
È successo a me in tempi non sospetti.
È successo ai protagonisti di questa storia che profuma di Resilienza 2020.
Quella di Livia e Vincenzo è una bella storia, di quelle che difficilmente si sentono al telegiornale. E non perché non sia interessante, anzi, ma perché viviamo in un momento storico dove ci vogliono tutti vittime delle circostanze e senza molta scelta a riguardo.
Ecco perché ho voluto raccontare la loro esperienza, perché è una bellissima storia di scelte, tempismo, intelligenza e di costante e duro lavoro proprio in concerto con il periodo che stiamo vivendo.
Eccovi Livia e Vincenzo, che con il progetto Aria Mascherine hanno dato vita alle mascherine in tessuto responsabili, comode e di tendenza.
Per tornare ad essere liberi di respirare.


Aria Mascherine: L’intervista
Come vi siete conosciuti?
Ci siamo conosciuti in un locale a Roma, ci siamo notati subito e ci siamo avvicinati l’un l’altro.
Qual è la vostra storia lavorativa e di vita prima di Aria?
(V.) Veniamo da mondi lavorativi completamente opposti. Io sono laureato in Economia e Managment alla Luiss, e durante gli studi ho creato un marchio di scarpe di lusso fatte a mano: ho fatto varie partnership sia in Francia che in Australia, ma per vari motivi dopo 5 anni ho dovuto accantonare questo mio sogno. Subito dopo mi sono buttato nel mondo della ristorazione a Roma. E poi incontrato Livia e mi son trasferito a Frosinone, dove ho iniziato a far consulenza per due marchi di borse tra cui la Domo Zero.
(L.) Mi sono laureata in chimica prima all’Aquila e poi a Roma. Subito dopo la discussione della mia tesi sperimentale sull’analisi di microinquinanti organici, mi è stato offerto un posto di ricerca presso i laboratori del CREA, in cui ho lavorato per due anni. Con il tempo ho capito che quella non sarebbe stata la mia strada; così ho iniziato diversi corsi di formazione durante i quali ho conosciuto quello che sarebbe stato il mio datore di lavoro che mi ha instradato verso la consulenza per la sicurezza dei trasporti di merci pericolose e nella formazione di nuovi consulenti. A Gennaio 2020, in perfetto tempismo 😅, ho deciso di iniziare a camminare da sola ed intraprendere la strada di libero professionista come consulente… da inizio Marzo sappiamo tutti com’è andata a finire…
Come avete vissuto la quarantena?
Entrambi lavoriamo anche nell’azienda del papà di Livia che si occupa di trasporti di rifiuti speciali e pericolosi, azienda ritenuta essenziale per i servizi offerti, quindi abbiamo continuato a lavorare e la nostra vita non è cambiata molto, se non la sera ed il fine settimana.
Come nasce il progetto Aria Mascherine?
Da tempo pensavamo a vari progetti da portare avanti insieme; con la pandemia, poi, si è rallentato questo processo. E così, immaginando che le mascherine sarebbero state un oggetto che ci avrebbe accompagnato per molto tempo, abbiamo iniziato a pensare seriamente a qualcosa di “diverso”. E così sono nate le mascherine in tessuto.
Osservando il comportamento delle altre persone e notando anche noi delle problematiche nell’utilizzo delle mascherine, abbiamo cercato una soluzione pratica e che fosse allo stesso tempo un oggetto piacevole da indossare, in modo da renderlo una scelta più che un obbligo, cercando anche di stimolare una coscienza sociale.
Quali difficoltà avete incontrato?
Diciamo un po tutte, dovute appunto alle restrizioni. L’assenza di un modellista può essere la prima, che ci ha spinto a disegnare noi i cartamodelli almeno 1000 volte, oppure le fabbriche e sarte chiuse, motivo per cui ci siamo adattati a realizzare tutti i prototipi con TNT racimolato in casa ed una spillatrice. E siamo solo all’inizio… quindi direi abbastanza, ma le difficoltà sono fatte per essere superate!


Qual è il messaggio dietro le vostre mascherine in stoffa Aria?
Abbiamo il dovere morale di proteggere gli altri. ARIA è una mascherina filtrante per la collettività (non è un DM, non è un DPI) e ha lo scopo di ridurre la circolazione del virus nella vita quotidiana.
Quando tutti indossiamo una mascherina, nell’ambiente non c’è diffusione di droplets (gocce trasmissive) potenzialmente infetti. Lo scopo è proteggere l’ambiente dove opera il portatore, non il portatore medesimo.
Di cosa sono composte le mascherine? Sono sicure?
(V.) La mascherina in tessuto è composta da quattro strati, anche se stiamo lavorando a perfezionarla sempre di più:
- lo strato esterno in 100 % cotone in diverse tonalità;
- 2 strati intermedi di TNT Spunbond 70 g/mq idrorepellente, atossico e ipoallergenico, che assicurano una buona efficienza di filtrazione del particolato e un’ottima respirabilità;
- lo strato interno di 100% cotone anallergico a trama larga per dare una sensazione piacevole a contatto con il viso e favorire la transpirabilità della mascherina.


All’inizio gli strati erano 3. Facendo diverse prove in laboratorio, però, abbiamo infine deciso di passare ad una composizione a 4 strati, aggiungendo quindi un ulteriore strato intermedio di materiale filtrante che migliorerà l’efficienza di filtrazione del particolato senza però rinunciare alla respirabilità, indice del comfort di una mascherina.
(L.) Da chimico cerco di ottenere risultati tecnici il più ottimali possibili, ma da persona ci tengo a sottolineare che la ragione dell’esistenza di questo tipo di mascherine in tessuto è quella di proteggere gli altri da se stessi: se tutti abbandonassimo l’ideale egoistico di sicurezza e protezione, e ci curassimo del prossimo, e quindi della collettività, partendo da piccoli semplici gesti, sarebbe tutto molto diverso.
Parlateci un attimo dell’ergonomia delle mascherine in tessuto…
L’ergonomia è ottenuta studiando le linee anatomiche del volto ed enfatizzata dal laccio elastico che passa lungo il perimetro della mascherina. La lunghezza dell’elastico, regolabile mediante un ferma corda, permette ad Aria di adattarsi a qualsiasi fisionomia.


Come avete deciso i colori?
Abbiamo analizzato il mercato e abbiamo deciso di distinguerci non utilizzando stampe, ma una vasta gamma di tinte unite. Oggi sono 22, ma per la collezione invernale stiamo pensando anche a qualche bel velluto di cotone…
Come nasce la selezione dei tessuti?
Abbiamo valutato l’efficenza di diversi materiali filtranti e abbiamo deciso di impiegare per la parti esterne tessuti naturali e non sintetici. Abbiamo scelto il cotone per una maggiore respirabilità della mascherina in tessuto.
Avete una bellissima presenza online: avete fatto tutto da soli?
Ovviamente no, ci siamo affidati a delle amiche che stanno creando un’agenzia di consulenza per la cura dell’immagine di aziende, ed insieme abbiamo creato il tutto.
Cosa vi ha insegnato la pandemia?
Che tutto è labile ma bisogna sempre trovare il modo di costruire…
Come è nato l’interesse del Booktique, il concept store legato al Museo MAXII di Roma?
Il proprietario è rimasto colpito dal design della mascherina in tessuto, specie per la comodità di portarla al collo e la possibilità di chiuderla con un bottone per preservare la parte interna. Prima ha scelto il nostro prodotto nella sua boutique in centro, e successivamente ha deciso di ordinarlo anche per il Museo Maxxi.
Speriamo davvero sia un trampolino di lancio per noi, ma soprattutto siamo contenti del fatto che il nostro lavoro sia stato apprezzato e riconosciuto all’esterno.
Una proiezione da qui a 10 anni del vostro business?
Che la nostra mascherina in tessuto diventi un oggetto di uso consueto anche nella cultura occidentale, un vero e proprio accessorio da abbinare a seconda del proprio outfit, in modo da associarlo non ad un’imposizione bensì ad una volontà coscienziosa di una nuova libertà personale e di una condivisa tutela della collettività. E comunque abbiamo già delle idee per il futuro…
La forza della collaborazione
Con Aria Mascherine è stato subito amore a prima vista.
Mi ha colpito molto l’idea di rendere la mascherina in tessuto non solo una imposizione da utilizzare per forza, e scomoda all’inverosimile, ma anche un oggetto di stile da abbinare a seconda del proprio abbigliamento che fosse pratica, funzionale e anche bella. E in effetti queste mascherine di stoffa si sposano perfettamente con qualsiasi outfit, oltre ad essere super pratiche.
E c’è una nota in più. Ho personalmente adorato il messaggio che Aria Mascherine trasmette a quelle persone che scelgono il prodotto: la coscienza di proteggere gli altri prima ancora di se stessi, in effetti, non l’avevo considerata prima della pandemia. E invece Livia e Vincenzo mi hanno portato con mano a riflettere su un concetto nuovo: se ognuno di noi protegge gli altri, non abbiamo più motivo di avere paura.
Che è, d’altra parte, proprio il significato del “tornare a respirare”. Insieme.




Disclaimer:
Mascherina filtrante riutilizzabile ad uso esclusivo della collettività, prodotta ai fini di cui all’articolo 16, comma 2, D.L. 17 marzo 2020, n18, ed in conformità alle indicazioni della circolare del Ministero Salute 0003572-P-18/03/2020, sotto la responsabilità del produttore che garantisce la sicurezza dei materiali utilizzati.
La mascherina filtrante non è un dispositivo medico (DM), né un dispositivo di protezione individuale, pertanto NON DEVE essere utilizzata in ambito medico-sanitario-assistenziale, né in ambito lavorativo come protezione antinfortunistica quando le disposizioni in materia di sicurezza e salute sui luoghi di lavoro (es. DVR) impongono l’uso di DPI per la protezione delle vie respiratorie.
Le mascherine filtranti per la collettività rappresentano una misura complementare per il contenimento della trasmissione del virus e non possono in alcun modo sostituire il distanziamento fisico, l’igiene delle mani e l’attenzione scrupolosa nel non toccare il viso, il naso, gli occhi e la bocca.




Mi chiamo Melania Romanelli e sono una Coach alimentare. Dopo 20 anni di lotta contro il mio disordine alimentare ho vinto la mia battaglia, e oggi aiuto le persone con le problematiche alimentari a vincere questa sfida.
Dal 2019 ho creato il PERCORSO BED LIONS, la prima piattaforma online per combattere le problematiche alimentari con il supporto del coaching e del mentoring, che sta già aiutando centinaia di persone in Italia.
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