Tra i disturbi alimentari sotto soglia – che necessitano di attenzione clinica ma che non soddisfano i requisiti diagnostici dei DCA classici – troviamo anche il purging. Ti spiego tutto nell’articolo di approfondimento. 


INDICE:


Il Purging tra i DCA sotto soglia

Il Purging Disorder o disturbo da condotte di eliminazione (o anche binge purging) è caratterizzato dall’utilizzare metodi di eliminazione legati al cibo, per tenere sotto controllo o influenzare il proprio peso corporeo o la propria forma fisica. 

Tra le condotte da eliminazione (dette anche “meccanismi di compensazione”) troviamo:

  • l’auto induzione del vomito
  • l’utilizzo di lassativi, clisteri, diuretici o farmaci con lo stesso scopo
  • Il digiuno prolungato
  • l’allenamento massacrante e intensivo 

Nel disturbo alimentare da condotte di eliminazione, dunque, l’obiettivo rimane sempre il raggiungimento di un punto in termini di peso o forma del corpo, ma non sono presenti le crisi bulimiche con momento di abbuffata e di perdita del controllo seguente all’ingestione del cibo. 

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I meccanismi di compensazione degli altri DCA

Chi soffre di disturbi del comportamento alimentare, oltre ai comportamenti caratteristici del disturbo stesso, in pratica, adotta dei meccanismi di compensazione per “riparare i danni”.

I meccanismi di compensazione, infatti, vengono utilizzati per placare quel senso di colpa dovuto ai comportamenti ritenuti “sbagliati”, come il mangiare i cibi considerati “proibiti”, non raggiungere l’obiettivo che ci si era prefissati o mangiare fuori quando non previsto. 

I meccanismi di purging “estremi”

  • Assunzione di farmaci che sopprimono il senso di fame, principalmente a base anfetaminica, che comportano il blocco della sintesi della serotonina, responsabile del senso di fame
  • Assunzione di ormoni tiroidei, che agiscono sul metabolismo aumentando il dispendio delle calorie
  • Assunzione di sostanze stupefacenti, che sopprimono il senso di fame
  • Ingestione della Tenia, conosciuto anche come “verme solitario”, un parassita che si annida nell’intestino provocando nausea, inappetenza e vomito con conseguente dimagrimento
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Vomito auto indotto

L’auto induzione del vomito è un comportamento che viene messo in atto da persone che soffrono sia di anoressia che di bulimia. Lo scopo di tale pratica è quello di eliminare tutto il cibo che viene ingerito e di farlo prima che lo stomaco possa digerirlo, assimilandone tutte le calorie. 

Specialmente nelle prime fasi dei disturbi alimentari, del resto, proprio il vomito viene percepito illusoriamente come un riappropriarsi del “controllo”, oltre a un modo per calmare le sensazioni negative.

Gli effetti del vomito prolungato sul corpo

Nella realtà – ma questo le persone lo scoprono sulla loro pelle – il vomiting non è un comportamento di aiuto, poiché il processo digestivo inizia già in bocca. Al contrario, ricorrere a lungo termine a tale metodo comporta diverse problematiche sia fisiche che psicologiche:

  • aumento degli episodi bulimici a causa della diminuisce del controllo 
  • abbassamento del livello della soglia di tolleranza, per cui le emozioni negative non affrontate diventano sempre meno controllabili
  • innalzamento del Ph acido nel corpo, provocando la corrosione dello smalto dentale e la lacerazioni dei tessuti di esofago e stomaco. 

Uso di lassativi

L’utilizzo di lassativi e diuretici ha come scopo ultimo ancora il controllo, stavolta del peso e della forma del corpo. 

Espellere i liquidi e svuotare l’intestino, dando una sensazioni di appiattimento della pancia, infatti, provoca una sensazione di benessere nella persona, che crede di poter abbassare a suo piacimento il peso del corpo. 

Ecco spiegato l’uso spasmodico di questa pratica da moltissimo tempo, ovvero da quando sono comparse le prime diete nella società dei consumi e dell’abbondanza.

Gli effetti negativi dell’uso dei lassativi

Tuttavia, non agendo sull’assorbimento del grasso ma solo sull’espulsione di materiale già digerito, tali tecniche non creano un vero e proprio dimagrimento ma solo l’illusione dello stesso. Tra l’altro, con gli effetti negativi a bussare dietro l’angolo: 

  • abbassamento della soglia di tolleranza alle emozioni negative, che non vengono elaborate e controllate
  • disconferma delle idee sul corpo, avendo difficoltà a distinguere il peso del contenuto di stomaco e intestino con il peso del corpo
  • problemi fisici anche gravi quali vertigini, stati confusionali, palpitazioni malattie cardiovascolari, sovraccarico e collasso dei reni, crampi addominali, neuropatia del colon e nefropatia

Allenamento intensivo

L’esercizio fisico può essere anch’esso utilizzato come compensazione nei disturbi alimentari, sia classici che NAS

L’allenamento compulsivo è definito tale quando si attua non per passione o piacere, quanto solo per paura di ingrassare o per “rimediare” a regole restrittive auto imposte e non gestite.

Quando l’esercizio fisico viene utilizzato come compensazione, poi, accade anche un altro momento di ansia: se non viene praticato per colpa di un imprevisto, la persona che ne soffre diventa ansiosa e molto irritabile.

Gli effetti collaterali dell’allenamento intensivo

  • abbassamento della soglia di tolleranza alle emozioni negative, che vengono ricacciate indietro dalle ore di allenamento 
  • rinforzare la preoccupazione sul proprio aspetto fisico sulla dispercezione corporea  
  • aumento del metabolismo e del conseguente pensiero fisso sulla fame (che il più delle volte diventa reale, consumando più di ciò che si mangia)
  • aumento delle lesioni da usura, fratture, tendiniti, stiramenti e strappi
  • incentivare insonnia, stanchezza e alterazioni ormonali
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Anoressia sottotipo 2 e Purging

Anche se molti fanno fatica a crederci, ritenendo l’unico sintomo la rinuncia totale al cibo, anche chi soffre di anoressia nervosa potrebbe ricorrere al purging. 

Per quanto riguarda l’anoressia, infatti, si distinguono due sottotipi, di cui il sottotipo 2 vede la persona presentare anche in maniera regolare episodi di abbuffate incontrollate di cibi “proibiti”, usando successivamente condotte di eliminazione come il vomito auto indotto, l’uso di lassativi e diuretici e l’allenamento fisico intenso. 

Questa differenziazione è alla base della scelta dei trattamenti di cura, in quanto le persone che soffrono di anoressia di tipo 1 presentano solitamente degli aspetti caratteriali differenti rispetto chi soffre di anoressia nervosa di tipo 2. 

Nell’Anoressia sottotipo 1 con restrizioni, le persone rinunciano quasi o del tutto al cibo, non presentando alcun tipo di episodio di abbuffate e di condotte da eliminazione.Un recente studio ha dimostrato come una buona percentuale di persone affette da anoressia nervosa classica sviluppi, in seguito, un’anoressia di tipo 2. 


Purging: come uscirne?

Anche se sembra impossibile a chi ne soffre, uscire dal purging e dai disturbi alimentari tutti é possibile. 

Conoscere il cibo, l’alimentazione, il corpo e la sua fisiologia è parte fondamentale di una buona vita, e anche nel processo di guarigione dai DCA. Ecco perché una buona prevenzione è il primo livello di cura.

Nel momento in cui accorgiamo che qualcuno intorno a noi soffre di disturbi alimentari è importantissimo non lasciarlo solo e farlo sentire compreso e mai giudicato

Il secondo step, poi, é quello di suggerire una strada di guarigione con figure professionali che curino l’intero processo di uscita dai disturbi alimentari. 

Se ti rivedi in uno di questi comportamenti, non sentirti affatto sbagliato o solo al mondo: sono più frequenti di quello che pensi. 

Se hai bisogno di aiuto, prenota la consulenza gratuita con me per capire come uscirne.

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