Social media e disturbi alimentari. Uno studio del 2016 ha rilevato un forte legame tra l’uso coerente dei social media e i problemi di immagine corporea negativi, tra cui la dieta, l’auto-oggettivazione e la sorveglianza del corpo. Ecco le 5 “Colpe” principali dei Social Media come trigger per lo sviluppo di comportamenti disordinati con il cibo.

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Una giornata davanti allo schermo

Prima dell’esplosione di popolarità dei social media negli anni 2010, gli adolescenti avevano solo una manciata di momenti ogni settimana in cui confrontavano i loro corpi direttamente con i loro coetanei: nello spogliatoio o durante l’educazione fisica.

Il costante attacco odierno di immagini perfettamente modificate sui feed dei social media, però, ha cambiato letteralmente la posta in gioco.

Uno studio del 2016 ha rilevato un forte legame tra l’uso coerente dei social media e i problemi di immagine corporea negativi, tra cui la dieta, l’auto-oggettivazione e la sorveglianza del corpo. È interessante notare che i dati hanno mostrato che l’esposizione al proprio account sui social media non ha avuto un impatto direttamente negativo sull’immagine corporea, ma suggerendo che il problema risiede in gran parte nel fattore di confronto che accompagna lo scorrimento dei feed dei social media stessi.

Non c’è dubbio, dunque, che esiste un legame tra i disturbi alimentari e l’uso dei social media, in particolare nello sviluppo e nella perpetuazione dei problemi di immagine corporea. Ciò è particolarmente vero nelle giovani donne che già soffrono o sono in trattamento per un disturbo alimentare, poiché sono molto più suscettibili all’influenza e alle pressioni dei social media.

Per comprendere meglio l’impatto che i social media possono avere sui giovani con disturbi alimentari, ecco uno sguardo più da vicino ai modi in cui possono innescare direttamente comportamenti disordinati con il cibo.


1. Percezione non realistica dell’immagine corporea

Le innumerevoli foto di celebrità, atleti e modelle sui social media, non esagero nel dirlo, sono ciò a cui aspirano molte ragazze adolescenti. Naturalmente, i feed dei social media sono una serie di momenti salienti ben curati, foto selezionate a mano che mostrano le persone solo al loro meglio (o spesso con filtro)… eppure, gli adolescenti spesso le percepiscono come realtà oggettiva.

Ciò diventa particolarmente sorprendente se si considera che, secondo una ricerca riportata dal magazine Insider, fino all’8% degli account Instagram sono falsi.

Ma in mancanza di educazione alimentare e digitale fin dalla tenera età, gli adolescenti sono così facilmente convinti che ciò che vedono sui social media rappresenti la realtà, da innescare comportamenti alimentari disordinati mentre cercano di raggiungere uno standard quasi impossibile.


2. Mancanza di interazioni sociali “dal vivo”

Le giovani donne che vivono con i disturbi alimentari più vari, in particolare bulimia nervosa e disturbi da alimentazione incontrollata, spesso si impegnano in comportamenti alimentari disordinati in privato. Questo è in parte perché si vergognano dei loro comportamenti, e in parte perché c’è una sensazione opprimente di essere soli al mondo che è strettamente associata ai disturbi alimentari.

La facilità e la coerenza con cui possiamo connetterci con qualcuno sui social media, dunque, forniscono un falso senso di solidarietà, e questo può essere particolarmente preoccupante negli adolescenti che stanno affrontando un disturbo alimentare.

Invece di uscire e creare connessioni nel mondo reale, quindi, danno la priorità alle interazioni superficiali più comode che si trovano sui social media.

Lo studio Common Sense Media ha rilevato che il 42% degli adolescenti ha ammesso che i social media li distrae dal tempo che potrebbero trascorrere con la famiglia o gli amici di persona, rispetto al 34% del 2012.

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3. Sentirsi esclusi

La ricerca sugli adulti che hanno completato con successo il trattamento per i disturbi alimentari mostra che spesso hanno circoli sociali molto piccoli e lottano con molti aspetti della funzione sociale.

D’altra parte, gli stessi dati mostrano un legame significativo tra il successo del recupero dai disturbi alimentari e il sostegno della propria cerchia sociale e la regolare interazione sociale.

I social media con le loro dinamiche, al contrario, possono facilmente far sentire qualcuno escluso. Vedere i tuoi amici fare qualcosa di divertente senza di te, o anche vedere dei perfetti sconosciuti che sembrano divertirsi, può farti sentire escluso, e ambire a “diventare” ciò che vedi.

Sentimenti e pensieri del tipo “Non sono abbastanza/buono/abbastanza magro o mi avrebbero invitato” possono portare a comportamenti distruttivi come abbuffarsi o non mangiare affatto nel tentativo di adattarsi.


4. Cyberbullismo

Il 65% delle persone con un disturbo alimentare afferma che il bullismo ha contribuito allo sviluppo dello stesso (fonte: National Eating Disorders Association-NEDA).

I social media, in pratica, hanno fornito una piattaforma su cui i bulli possono sperimentare le loro tattiche senza un immediato controllo, ben al di fuori del regno di un cortile scolastico.

Sebbene nessuno studio sia stato ancora pubblicato in merito, sono attualmente in corso studi per dimostrare che il cyberbullismo è in realtà più dannoso del bullismo “offline”.

Poiché le ragazze che soffrono di disturbi alimentari sono particolarmente suscettibili di essere vittime di bullismo, se ciò accade, gli effetti potrebbero essere devastanti. Il cyberbullismo provoca depressione e ansia sociale, sentimenti di scarsa o nulla autostima e paura, tutte sensazioni e emozioni sulle quali prosperano i disturbi alimentari.


5. Accesso alle comunità e ai contenuti “pro DCA”

I siti web dichiaratamente a favore del disturbo alimentare, spesso indicati come “pro-ana” (pro-anoressia) e “pro-mia” (pro-bulimia), esistono da quando esiste Internet, ma con i social media hanno ricevuto un boost pazzesco in termini di facilità di connessione.

Tali comunità si formano con la specifica missione di incoraggiare i comportamenti distruttivi associati ai disturbi alimentari, definendoli scelte di vita e negando con veemenza che si tratti di malattie mentali.

Claire Mysko, Capo della Youth Outreach di NEDA, ha dichiarato: “Viviamo in una cultura in cui i disturbi alimentari prosperano a causa dei messaggi a cui siamo esposti. I social media aumentano questa visibilità”, spiegando inoltre che i comportamenti spesso associati ai disturbi alimentari, come il confronto, la competizione, la ricerca di approvazione e l’ossessione, sono evidenziati e amplificati proprio dalle ore “esposti” ai social media.

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(Source: Clementineprograms)