Sopravvivere al Natale se soffri di DCA può essere un’esperienza intensa e difficile. Ho chiesto ai miei studenti del percorso anti abbuffate BED LIONS di raccontarmi le ansie che stanno vivendo. Ecco alcuni consigli per gestire tutte lo stress legato al Natale, al pranzo in famiglia e le feste in generale.


Indice: 


Disturbi Alimentari e Natale… aiuto!

Ahhh il Natale: le luci colorate, la neve che cade dal cielo e crea un’atmosfera magica intorno, l’albero di Natale ricco di doni, le leccornie da dare in dono a Babbo Natale e da gustare al calduccio di una coperta e della famiglia…

Se soffri di DCA, Il Natale è quanto di più distante si possa immaginare rispetto al quadretto idilliaco che ci raccontano nei film. Anzi. Sopravvivere al Natale è davvero durissima!

Ogni giorno che passa dall’8 dicembre in poi, ogni minuto che si spende verso il pranzo di Natale in famiglia, infatti, è un piccolo mattoncino di ansia del muro di terrore generale che ci assale proprio alla vigilia di quello che dovrebbe essere il giorno più felice dell’anno.

Ho chiesto ai miei studenti e alle persone che soffrono di disturbi alimentari quali sono le paure che vivono ogni anno all’arrivo del Natale, per dare loro una risposta concreta e immediata per vivere il Natale in famiglia (e il pranzo del 25) con la certezza in più di riuscire a controllare le abbuffate.

Ecco le strategie pratiche per sopravvivere al Natale (le stesse che utilizzavo io)!

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Se i miei genitori mi forzano a mangiare…

“I miei genitori mi forzano durante pranzo e cena, anche involontariamente”

Una delle difficoltà maggiori per chi vive i disturbi alimentari è l’avere a che fare con i genitori. Volente o nolente, un genitore è la prima finestra dalla quale osservare il nostro rapporto con il cibo. Se un genitore è iper protettivo nei confronti di quanto e come mangiamo, se un parente commenta il modo di relazionarci con il nostro piatto, specie durante il lockdown di Natale, ecco qui che l’ansia di “non fare la cosa giusta” agli occhi degli altri ci scatena un senso di vergogna e colpa lancinanti.

Proprio le stesse emozioni negative che, un attimo dopo terminato il pasto in condivisione, ci portano ad abbuffarci in solitudine (o ad applicare i meccanismi di compensazione). 

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Cosa faccio se un genitore mi forza a mangiare?

Prima di arrivare ad odiare le feste, metti in campo una strategia solida. Una delle tecniche migliori per gestire un pranzo in famiglia in totale autonomia è data da queste 3 parole: Informarsi, Organizzarsi, Gestire. 

Informarsi 

Prima di iniziare il Pranzo di Natale (o in generale il pasto in famiglia), dunque, è buona cosa informarsi su cosa ci sarà da mangiare. Questo ci aiuta a decidere preventivamente cosa ci piacerebbe mangiare e cosa no. E passare dritti al punto 2: Organizzarsi.

Organizzarsi

Il fatto che ci siano 10 pasti non significa che dobbiamo per forza mangiare tutto. La tombola lasciamola per dopo. Potremmo avere delle allergie, o non provare particolare gusto nel mangiare qualcosa. In questo caso, bisogna compiere delle scelte. In tal senso, organizzarsi non vuol dire controllare pesi o calorie, ma tutt’altro: affermare anche durante il pranzo natalizio il “Mindful Eating”, introducendo nel nostro corpo solo quello che veramente apprezziamo e che ci fa stare bene.

Nota: non si tratta di essere maleducati, ma di preservare noi stessi e proteggere le cose in cui crediamo. Specie nelle occasioni speciali, dove dobbiamo pretendere per noi stessi di sentirci al top nella forma, e non perennemente sbagliati. E se le persone ci guardano “in un certo modo”, sorridiamo aggiungendo un sempre gradito complimento: “adoro questo piatto, è buonissimo: non trovi!?!”

Gestire

Da appassionata di dolci io stessa, per sopravvivere ad ogni pranzo di Natale mi gestivo in questo modo: preparavo il mio piatto a mo’ di buffet per quanto riguardava le porzioni di antipasto e primo (sì, aspettavo a finire l’antipasto in maniera tale da poter inserire una piccola porzione di primo piatto tra le cose da mangiare a buffet). E poi mi riservavo il diritto di godermi il secondo con le verdure e i dolci senza sensi di colpa. 

Sui dolci: anche qui vale il concetto di “moderazione”. Se ci sono 5 dolci sulla tavola, organizziamo il nostro piatto a mo’ di buffet scegliendo di tutto un po’, facendo anche attenzione alla bellezza della composizione del piatto stesso… ti sembrerà di vivere una “festa nella festa”, e sono certa che tantissimi altri commensali ti seguiranno! 

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Se mi assale la noia…

“Ho paura della noia che vivrò in queste feste che sicuramente mi porterà a mangiare” 

Quello della noia, anche se da molti presentato come uno dei più sentiti, è in realtà un falso problema. La sensazione di noia, infatti, al contrario delle emozioni primarie quali tristezza, rabbia, gioia, paura, disgusto, è COMPLETAMENTE GESTIBILE.

Anzi, molto spesso scambiamo la noia per depressione natalizia, dandoci quasi l’ok per sprofondare nei pensieri tossici che poi ci portano a mangiare. 

Ci annoiamo, in realtà, quando abbiamo poco da fare e non prendiamo una decisone in proposito! In parole povere: per combattere la noia che ci porta a mangiare e spiluccare dobbiamo, letteralmente, fare qualcosa per eliminarla! 

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Cosa fare quando mi annoio e sto per mangiare?

La prima cosa da fare è tirare fuori carta e penna e scrivere una lista di cose che ci piace fare in assoluto: guardare un film o una serie, leggere il nostro libro preferito (non uno noioso… se no siamo punto e a capo!), fare un cruciverba, giocare ad un videogioco, studiare una lingua, scegliere i giochi di società, pulire e riordinare casa, aprire il cassetto dei ricordi. Qualsiasi cosa – anche riordinare casa, sì – è ottima per evitare la noia. Ma deve darci gioia… o l’idillio durerà poco. 

Solo se riempiamo i momenti “vuoti” con altro, insomma, il cibo non ci sembrerà così necessario.

Io facevo proprio così: iniziavo ad aprire tutti i cassetti della mia stanza e rimettevo in ordine vecchi fogli, vecchi temi scolastici, foto e segnalibri… che tu ci creda o no, pur quando mi abbuffavo pesantemente, potevo restare immersa in quel mondo anche per interi pomeriggi natalizi!


Se commentano il mio peso e il mio fisico

“Sono anni che evito alcuni parenti per evitare certi commenti sul peso… e che non mi vanno più i vestiti”

Lo sappiamo tutti: le persone provano un piacere estremo a commentare chi siamo e come appariamo. Lo fanno con tutto: se sei single o se ti sei appena fidanzato, se sei ingrassato ma anche dimagrito, se hai successo nel lavoro o se l’hai appena perso. Non riescono costituzionalmente a stare zitte. E questo non lo possiamo evitare.

Ma possiamo cambiare il modo in cui questi commenti possono farci male, diventando impermeabili ad essi. 

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Come posso diventare impermeabile ai commenti degli altri?

La prima regola è: guardarsi dentro. Perché quel commento potrebbe farmi male? C’è ancora qualcosa che so di non aver fatto e che mi fa sentire in colpa?

In questo senso, il commento superficiale colpisce solo qualcosa che è ancora irrisolto nel profondo di noi. E ciò potrebbe non essere un male. Fa male, non fraintendermi, ma fa male perché sei tu che ti stai giudicando attraverso quel commento. 

Ti faccio un esempio: cosa proveresti se una persona ti dicesse che stai bene con i capelli rossi (e tu sei nero corvino)? Penseresti che è daltonica o pazza. Ebbene: non te la sei presa perché sai che quella cosa che ha detto non é affatto vera. E lo stesso vale per i commenti altrui: la prossima volta che arriva, fermati un secondo, respira e sorridi. E poi di semplicemente: “ci sto lavorando”. La persona tacerà e, se continui a lavorare davvero, ti sentirai per sempre liberato dal giudizio degli altri. Anche perché, diciamola tutta, il giudizio importante è IL TUO!


Se i miei parenti sono peggio di me con il cibo…

“Vedo mia madre avere i miei stessi pensieri alimentari malati di una volta, e questo mi disagia ancora. Non so come aiutarla e spesso mi sento riportare indietro col tempo. Quando la sento parlare è come se volesse riportarmi nel baratro” 

Se un tuo amico si butta dal ponte, ti butti anche tu? Provocazioni a parte, metterci a confronto con ciò che fanno gli altri non ci aiuta. Anzi, ci porta fuori pista. Durante il pranzo natalizio, dunque, evitiamo di “guardare nel piatto degli altri”. Concentriamoci solo sulla nostra giornata, cercando di viverla al meglio dei nostri sforzi. 

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Cosa faccio se ho dei cattivi esempi?

A prescindere se di fronte a noi abbiamo il Bene o il Male in persona, il lavoro per risolvere il nostro rapporto con il cibo è un lavoro che si fa in solitaria. Spetta solo a noi, infatti, gestire le feste con una luce diversa, attraverso resilienza e disciplina ed evitare le abbuffate natalizie.

E se qualcuno sta tentando, anche involontariamente, di riportarci nel baratro, beh, dobbiamo essere ancora più forti. Se, poi, le persone intorno a te sanno del tuo problema alimentare, può aiutare spiegare loro che tu gestirai il pranzo “a tuo modo”, chiedendo di lasciarti fare, senza intervenire o commentare. Così ti lasceranno in pace e libero di decidere il meglio per te. 


Se la mia casa si riempie di dolci…

“A lavoro, amici e parenti mi hanno riempito la casa di cesti natalizi, dolce salato e leccornie di tutti i gusti. Le persone che mi hanno fatto questi doni le vedo come gelose del mio progresso, che vogliono farmi ingozzare e ingrassare” 

Succede a tutti, ogni Santo Natale. Anche se vorremmo evitarlo per non indurre in tentazione e sopravvivere al Natale un altro anno (e anche se non li compriamo, specie se soffriamo di abbuffate di dolci), sono i dolci a fare irruzione e entrare nella nostra casa.

Cesti natalizi, il ciambellone di zia, i biscotti al burro di nonna… non c’è verso di evitarlo. Natale, si sa, è il momento di “sfondarci”…. no?

NO!

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Come faccio a resistere a tutti quei dolci?

Il lavoro per combattere un DCA non può dirsi veramente compiuto se non siamo capaci di resistere alle tentazioni. Anzi, sono proprio le tentazioni che ci mettono di fronte alla nostra verità: il fatto che siano in casa alcuni cibi non significa che dobbiamo approfittarne, quasi auto giustificandoci, o che dobbiamo considerarli il “male”. 

Detto questo, però, adesso torno buona e ti dico come fare a resistere 😀

Il nostro desiderio di sbranare l’intero cesto natalizio nasce non tanto dalla voglia in sé di mangiare quanto dal fatto di sbarazzarcene il prima possibile per non averlo davanti. E questo pensiero può diventare un atto pratico che ci può dare una mano. Ecco cosa puoi fare in concreto:

  1. Fai dei piccoli pacchetti regalo e porta i doni ai poveri, alla parrocchia, o ai vicini o agli amici (Covid permettendo ovvio);
  2. Crea un cesto misto per ogni membro della famiglia, semmai facendo una “gara” a chi lo fa durare di più
  3. Realizza un cesto meraviglioso e colorato solo per te: passa al setaccio tutti i dolci che hai in casa e decidi preventivamente quale entrerà nel tuo cesto e quale no, e poi attieniti al tuo per quando ti va
  4. Usa la tua dispensa (come insegno alle persone che seguono il mio percorso BED LIONS per risolvere i disturbi alimentari) come “nido” per selezionare i cibi che ti piacciono di più
  5. Se i cesti che hai ricevuto sono confezionati (ovvero non artigianali e raffinati), crea tu qualche ricetta a tuo gusto e con le tue mani che sia ancora più buona… in maniera tale che il “tuo” dolce sarà una tua creazione… con me funziona tutte le volte di mangiare solo quello e ignorare le scatole confezionate! 
  6. Dimentica il motivo per cui ti portano i dolci in casa (e di dare loro la colpa… anche se sono invidiosi!): vincere la battaglia contro il tuo DCA dipende da te e solo da te
  7. Nessun cibo è proibito se ti approcci alla cura del Binge Eating con le armi del Mangiare con Consapevolezza
  8. Anche se è peccato, togli di mezzo il cibo che inizia a deteriorarsi… NON DEVI MANGIARLO PER FORZA SE TI STAI FACENDO MALE!


Se perdo la lucidità…

“Quando mangio troppi dolci mi si offusca la mente e mi sento più depressa, lo zucchero è un po’ una droga e mi toglie energia. Vediamo come va quest’anno”

Assolutamente così: l’eccesso di dolci crea una sensazione di pesantezza mentale per cui non riusciamo a portare a termine i compiti più semplici. Evita di privarti di dolci, però, se non vuoi portare il tuo corpo al limite e generare proprio l’effetto “astinenza” tipico della droga.

I dolci, del resto, generano proprio una dipendenza comprovata… ecco perché la parola d’ordine non è privazione ma MODERAZIONE (la famosa “coccola alimentare”).

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Come faccio a recuperare la lucidità?

Se sei un mangiatore di dolci – come me – e non ci vuoi rinunciare (del resto, perché dovresti?) ecco uno stratagemma super efficace: evita i cibi confezionati e raffinati e cucina tu!

Da totale inesperta in cucina, ad esempio, nel corso di questo 2020 ho imparato a creare le mie Ricette “Smart” (che regalo ai miei studenti di BED LIONS) con pochi ingredienti leggeri e con 1/3 dello zucchero. Non solo mi creano meno dipendenza fisica, ma sono sempre felice ogni volta che li mangio… provando ovvero la sensazione opposta a quella che ogni cibo dolce raffinato ci lascia! 


Se mi tocca cucinare…

“Un’altra ansia è passare troppo tempo in cucina e a volte quando cucino per più persone cose diverse di fretta in ansia scatta il chewing e spitting 

Cucinare: gioia e dolori, specie se soffri di DCA. Anche se non adoro particolarmente il momento nel quale sono ai fornelli (pur cucinando, infatti, sono una pasticciona!), so cosa significa ritrovarsi con mille manicaretti da preparare per tante persone e assaggiare ogni volta. Anche qui, vale la regola del saper gestire il momento con consapevolezza.

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Come faccio a non spiluccare mentre mangio?

La cosa importante per evitare di mangiare in continuazione mentre cuciniamo è trovarci un aiutante. Trova la persona in famiglia che sarà brava a giudicare la sapidità e in generale i sapori e fatti aiutare: di sicuro non dirà di no! E sarà anche un momento per vivere la cucina come un punto di incontro con i nostri familiari. 

Inoltre, cerca di prepararti per tempo e non lasciarti sopraffare dall’ansia all’ultimo minuto: fai la spesa prima, prepara i piatti “freddi” la sera precedente e lascia le preparazioni “calde” al momento. Anzi, in questo caso comportati all’opposto: prepara i piatti caldi all’ultimo secondo utile, così non hai troppo tempo per stare lì a spiluccare!

Una volta preparato ogni pasto, infine, siediti a tavola con gli altri: non restare in cucina, non restare indietro, non perderti a preparare il prossimo pasto… non sei mica lo chef di un ristorante! Mangiare e goderti il pasto spetta anche a te… altrimenti l’anno prossimo tutti a mangiare fuori! 

Hai qualche ansia legata al pranzo di Natale che non hai ritrovato in questa lista? Prenota la tua consulenza gratuita con me per capire insieme cosa fare!

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