I sintomi che caratterizzano il disturbo alimentare dell’ortoressia nervosa sono molteplici. C’è un denominatore comune che è proprio l’ossessione marcata e reale verso il cibo “salutare”. Nell’articolo spiego quali sono i sintomi e i comportamenti principali in una persona che soffre di ortoressia nervosa.
INDICE:
2. Scelta serrata delle cotture
3. Il nemico numero 1: il tempo
4. I cibi diventano “puri” e “impuri”
Ristabilire l’equilibrio con il cibo
1. Pianificazione maniacale
Tra i primi sintomi dell’ortoressia, la persona che ne soffre presenta una pianificazione maniacale verso i pasti, dove per pasti intendiamo qualunque introduzione di cibo nel corpo durante una normale giornata.
La tendenza è quelle di programmare ogni singola introduzione di cibo, anche molto lontana nel tempo: ci si ritrova, quindi, in brevi lassi di tempo a ragionare su quale sarà la colazione del primo giorno della settimana successiva anche quando stai facendo altro (mentre magari sei al lavoro).
Se qualcosa ti sta sfuggendo a livello di programmazione, semmai perché non ci avevi ancora pensato, il non sapere cosa mangerai provoca immediatamente sensazioni di ansia e panico, legate al fatto di non riuscire ad avere la certezza di poter mangiare uno dei cibi consideri “giusti”. In questo caso, per giusto non si intende troppo il concetto di “sano”, quanto la tendenza a non “fallire” l’esame con se stessi e non sbagliare nella scelta.
2. Scelta serrata delle cotture
Dopo una scelta esternamente accurata degli alimenti, chi soffre di ortoressia sviluppa anche un’attenzione maniacale verso le cotture, che devono rispettare i parametri di “sano”, “corretto” e “giusto”.
Tra le cotture preferite, nemmeno a dirlo, le persone ortoressiche scelgono le più salutari, quindi in generale quelle dove si utilizza il vapore e poco o nessun tipo di condimento.
L’attenzione, poi, è rivolta anche verso gli utensili da cucina, ovvero l’utilizzare solo ed esclusivamente oggetti in materiali che non contengano e che non rilascino in cottura alcuna sostanza inquinante e potenzialmente dannosa.
3. Il nemico numero 1: il tempo
Nonostante l’amore/ odio per la pianificazione, tra i sintomi dell’ortoressia anche andare a fare la spesa diventa un’attività molto faticosa e estenuante. E anche se ciò potrebbe valere per tutti noi, chi invece soffre di ortoressia nervosa vive una situazione incomoda per via di un altro nemico silenzioso: il tempo.
Immaginiamo la scena dal punto di vista di un ortoressico. Ci troviamo nelle corsie del supermercato ed abbiamo in mano la lista della nostra spesa “sana”. Cerchiamo di leggere tutto quello che abbiamo scritto a casa e, nel momento in cui ci salta agli occhi una dicitura, la nostra mente si trova subito a pensare a quelle immagini che su YouTube denunciano piantagioni intere di banane innaffiate con diserbanti, antiparassitari e conservanti… Niente panico. Sicuramente scegliamo di comprare quelle biologiche, se non altro per avere la certezza maggiore della loro “purezza”. Eppure, anche questo non è abbastanza, perché quando ci avviciniamo alle banane, l’etichetta non ci convince davvero del tutto…
E ora immaginiamo di ripetere questo comportamento per ogni alimento della lista…
Va da sé che il tempo impiegato sarà estremamente lungo e che, anche un momento normale come la spesa, può diventare un incubo.
4. I cibi diventano “puri” e “impuri”
Come ho spiegato nel mio precedente articolo – dove ho raccontato nel dettaglio cos’è l’ortoressia nervosa – tale disturbo alimentare comporta la divisione dantesca in cibi e abitudini alimentari “puri” e “impuri”.
Si comincia senza nemmeno accorgersene, il più delle volte eliminando i cibi che si ritengono nocivi. All’inizio possono essere pochi e i più comuni, tipo carne rossa, grassi saturi, zuccheri e farine raffinate…
Con il tempo, però, questa lista continua ad aumentare diventando sempre più restrittiva e comprendendo quasi esclusivamente cibi freschi frutta e vegetali (non tutti) farine esclusivamente integrali e la tendenza all’esclusione totale dei grassi.


5. No al Cibo condiviso
Pensiamo adesso che la nostra migliore amica ci chiami chiedendoci di uscire a mangiare una pizza, perché è crisi nera con la persona che frequenta e in più in questo momento complicato si può permettere solo una pizza…
Se soffriamo di ortoressia, in pratica, invece di preoccuparci di consolare la nostra amica e darle tutto il nostro supporto, il nostro primo pensiero (se non l’unico) sarà istantaneamente la pizza. Non la nostra amica, né tantomeno i suoi problemi, ma la pizza.
Nella mente della persona ortoressica, dunque, inizierà un vortice di pensieri controversi per il quale cercheremo in ogni modo di evitare questa benedetta (anzi, maledettissima) PIZZA.
“Non posso mangiare la pizza, non è sana. Il pomodoro e la mozzarella hanno tempi di digestione diversi, il livello da sodio è altissimo… E poi quello delle proteine dei grassi e i carboidrati… insomma, non posso mangiare questa pizza, o sarà tutto perduto. Avrò fallito”.
Evitare ogni contatto con i cibi proibiti ad ogni costo, quindi, e nel peggiore dei casi evitare anche quelle persone che ci obbligano a mangiarne. Pena la perdita totale di controllo.
Ristabilire l’equilibrio con il cibo
I 5 punti dell’articolo potrebbero gettare una persona che pensa di avere l’ortoressia nel panico. “Se è davvero così, non ne uscirò mai!”. Ma questo non è vero.
Uscire dall’Ortoressia non solo è possibile, ma potrebbe condurci a stabilire una routine alimentare quotidiana nella quale il Mangiare Sano non è più una ossessione, ma la costruzione di un rapporto di equilibrio costante con il cibo.
Uno dei metodi più veloci – dato che l’Ortoressia è davvero un disturbo delicato – è quello di chiedere aiuto… e nelle vesti di coach alimentare io sono qui per questo!
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Mi chiamo Melania Romanelli e sono una Coach alimentare. Dopo 20 anni di lotta contro il mio disordine alimentare ho vinto la mia battaglia, e oggi aiuto le persone con le problematiche alimentari a vincere questa sfida.
Dal 2019 ho creato il PERCORSO BED LIONS, la prima piattaforma online per combattere le problematiche alimentari con il supporto del coaching e del mentoring, che sta già aiutando centinaia di persone in Italia.
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