La vigoressia è un disturbo alimentare del quale soffrono moltissimi ragazzi, specie nella fase di passaggio dalla giovinezza all’età adulta. Il corpo vogoressico diventa uno strumento identitario per comunicare il proprio essere (o malessere). Ecco il significato della vigoressia nella storia di Alessandro, direttamente dal suo racconto.


Una buona forchetta

“Da bambino ero una persona non molto socievole, come tutti i bambini ero innocente e non pensavo al fisico ma a giocare… fare cose da bambini insomma. Non ricordo molto, ma ricordo che dicevano tutti che ero “una buona forchetta” e che mangiavo sempre a dismisura: e fin qua nessun problema. 

Almeno fino a che non iniziai ad andare alle medie, nelle quali durante la giornata stavo a contatto con tante persone e mi confrontavo con loro: mano a mano nel tempo mi accorgevo che stavo sempre più male con me stesso e con il cibo.

Alle medie diventai praticamente dipendente dallo zucchero, ma mi rifugiavo spesso anche nel salato: provavo a saziare con il cibo un vuoto che avevo dentro (che non ho forse mai capito cosa fosse). 

All’inizio il mio comportamento con il cibo era passivo-aggressivo: praticamente mangiavo TUTTO quello che potevo e dopo mi sentivo in colpa con me stesso. Mi guardavo allo specchio e mi sentivo male perché non avevo il controllo sul mio corpo, volevo cambiare ma non sapevo come fare, perché lo facessi e l’origine del mio vuoto. 

Sapevo questo: più crescevo e più mi vedevo enorme e smisurato per la mia età e tutte le volte che potevo mi pesavo e andava sempre peggio. Non sapevo più cosa fare!”


E poi è arrivata la Vigoressia

I primi episodi sono iniziati i primi anni di palestra, proprio come tutti i palestrati. Anche se la maggior parte mente e dice che si vede bene e si accetta, dentro sa come me che non è mai abbastanza. È proprio in quel momento che si perde il senso del fitness o della palestra stessa. Non conoscevo il significato della vigoressia, tantomeno questa parola. Ma la vivevo sulla mia pelle.

Emozionalmente si è sempre instabili, sia dentro le mura della palestra che a casa: in un momento puoi passare a stare bene, motivato, con la forza per mangiarti il mondo e, 1 minuto dopo, sentirti depresso perché non va tutto come deve andare, seguendo gli obiettivi che tu stesso ti sei imposto. 

A quel punto, i tuoi comportamenti possono variare in base ai tuoi sentimenti e arrivare ad essere ossessivo con restrizioni e regole. 

Per non parlare poi degli specchi: io non potevo stare davanti ad uno specchio senza fare un check veloce ma ossessivo di come mi vedevo. Potevo passare un’ora allo specchio a pensare e non accorgermi del tempo che ci stavo.

Anche se potevo avere in mente delle misure o degli standard per dire “adesso mi vedo bene”,  semplicemente non mi ci vedevo mai!

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Vivere il disturbo in solitaria

Non ne ho mai parlato con nessuno perché è un problema molto personale e la tua storia o il tuo punto di vista può essere per qualcuno una stupidaggine, anche il far capire come ci si sente è difficile, devi passarci dentro per capirlo bene questo male.

Gli altri non hanno mai saputo niente, anche perché magari per loro un commento sbagliato non è niente di che, mentre tu arrivi ad un punto che anche un “già non ti vanno più i pantaloni, ma se li abbiamo comprati il mese scorso?” di tua madre ti uccide e ti fa sentire sempre peggio e non pensi ad altro, SEMPRE, continuamente”.


Il momento di chiedere aiuto

A me l’esperienza del vincere la vigoressia ha insegnato a credere in me stesso e superarmi, ma anche a conoscermi meglio e a capire il mio Io cosa vuole veramente: sanare se stessi è una crescita personale ai massimi livelli.

Io penso che qualsiasi persona che abbia o stia avendo questi problemi di vigoressia (ripeto la parola per farla rimanere in testa a chi leggerà) o che vede il suo corpo diversamente da come lo vedono gli altri, debba farsi aiutare da qualcuno che DAVVERO la capisca e la aiuti, perché andare dal pediatra per farsi sentir dire “suo figlio è obeso” significa solo “grazie ma già lo sapevo”. E il disturbo rimane. 


Vincere la vigoressia

Se potessi dire qualcosa al me stesso di 10 anni fa mi direi che l’aspetto fisico è solo qualcosa in più di una persona e che non dovrebbe creare delle barriere personali e tanto meno interpersonali, perché la vita è solo una e non bisogna vivere per come dice o ti vede la gente.

Certamente un ragazzo per stare bene con gli altri deve prima stare bene con se stesso e penso che anche questo rispecchi al 100% come mi sentivo”.


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