Il camper come stile di vita. La storia di Cristiano Fabris e della sua vita in camper, raccontata nel suo blog Liberamenteincamper.it. 


Vivere in camper: si può fare!

Ho conosciuto Cristiano Fabris a settembre 2019, durante il mio blog tour nel Cilento, e da allora ci siamo promessi di farci un’intervista appena possibile. Complice la quarantena e il tempo a nostra disposizione, ecco qui la nostra creazione! Una doppia intervista: questa è la mia a Cristiano, mentre qui c’è quella che lui ha fatto a me!

Una piccola premessa. Cristiano – detto “Bubris” a causa del suo nome stropicciato troppe volte – a settembre 2014 perde in un colpo solo casa, lavoro e anche tutte le sue certezze.

E cosa decide di fare? Vivere in camper e lasciarsi andare… liberamente, appunto!

Nasce il suo progetto di lavoro e di vita, spinto dalla passione: viaggiare e raccontare ciò che vede ogni giorno dalla sua “tv differente”, la finestra del suo camper.

Da quel 2004 Cristiano ne ha fatto di strada, sia fisicamente che spiritualmente. E oggi è qui a raccontarci la sua giornata tipo – oltre a tante altre ispirazioni raccolte lungo il cammino – da quando ha deciso di vivere in camper (un bellissimo semintegrale MC Luis Mc van1 blu elettrico).

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Dal 2014 in camper. Cosa ti ha portato a fare questa scelta?

L’essere rimasto solo con un mutuo di 30 anni senza poter usare casa, senza lavoro e con un grosso debito di felicità con me stesso. In pratica avevo una vita regolare con un lavoro, casa e un compagno di vita da 4 anni. Un giorno decidemmo di andare a convivere, ma io lavoravo a Torino, mentre la nostra relazione si svolgeva a Milano, dove avevo vissuto i 14 anni precedenti e appunto comprato casa.

Così cercai un lavoro e lo trovai davanti a casa sua, ma con due ostacoli: a tempo determinato e con una qualifica molto più bassa. Feci “il salto” per amore, condividendo tutto con lui: lasciato il lavoro a tempo indeterminato per un determinato, passai da 3,000 euro al mese a 1.200 e misi in affitto la mia casa, cosi che con l’affitto avrei pagato il mutuo.

Cinque giorni dopo, lui salì sul camper e mi disse: “Non abbiamo la stessa vita e non abbiamo gli stessi interessi, ciao”. A quel punto il camper che avevo comprato per le vacanze e per i sei mesi seguenti divenne la mia casa, sotto il nuovo ufficio.


Quale è stato il momento in cui hai deciso: “OK, vivrò in camper”?

Esattamente il 2 dicembre 2014 alle 13.30, ricordo con esattezza che dissi: “L’unica fonte di felicità è il camper, mi permette di staccare la mia mente e mi porta in vacanza”. 


Quando hai scelto di vivere in camper, come l’hanno presa le persone a te care?

Devo dirti che erano più preoccupate della mia salute fisica e mentale che del fatto che vivessi in camper. I mesi seguenti la rottura furono per la mia persona e la mia mente non facili: andai e tornai centinaia di volte dall’inferno.


Possiedi una televisione? Se sì (o no) perché?

Dal 2013 non ho neppure la TV nella casa di muratura, men che meno in camper. È la finestra del mio camper la mia TV! Come dico sempre io: “la mia tv è differente”.


Come fai con Internet? La corrente? L’acqua?

Per la connessione Internet mi appoggio al cellulare, e se non c’è campo non muore nessuno. Vivo lo stesso e senza crearmi inutile ansia. Sono cambiate le mie priorità rispetto alla vita precedente.

Per le utenze, il camper ha una batteria al Litio NDS Energy che è eterna e si ricarica con un pannello in modo velocissimo.

Per l’acqua ho 100 litri e ti assicuro che una delle cose che impari vivendo in camper è ottimizzare il consumo, sia l’energia elettrica sia l’acqua.


Come si svolge una tua normale giornata?

Non ho una giornata tipo, perché ogni due giorni cambio città o luogo dove sosto. Posso dirti che non ho più una sveglia da 6 anni perché il mio organismo si sveglia quando decide lui e non un “drin drin”.

Ci sono poi delle operazioni di economia domestica del camper, da fare mediamente una volta alla settimana, come lo scarico delle acque oppure controllare il livello della bombola del gas per evitare di terminare o bloccare la cottura della pasta a metà.

Io ho scelto di vivere in vacanza, quindi ogni giorno lo vivo come una vacanza: visito luoghi, musei, agriturismi, campeggi o aree attrezzate per la sosta dei camper. Mare, montagna, lago, campagna o città sono mete che decido all’ultimo, mai programmando. Così come andare a trovare amici, o la nonna o mamma e papà.


Cosa non può mancare nella tua routine?

Il controllo del livello batteria, acqua, una buona tazza di thè e la buonanotte o il buongiorno di Paolo.


Chi è Paolo (impicciamoci un po’)?

Paolo è il mio antibiotico, il regalo più bello della mia nuova vita: il mio compagno.


Un nuovo compagno. Come riuscite a vivere una relazione, visto che tu sei sempre in giro?

Paolo è un farmacista ed è stato il mio antibiotico affettivo. Lui è quello serio della coppia, ha una casa tradizionale, un lavoro stabile e un’auto sportiva. Io sono quello senza fissa dimora.

La nostra relazione si sviluppa esattamente al contrario di una relazione tradizionale. Su quattro weekend al mese, una coppia normale ne passa tre a casa e uno in viaggio. Noi il contrario: tre weekend siamo in giro per l’Italia e uno sono io dalla mia famiglia e da lui.

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Fai entrare qualcuno nel tuo camper?

Solo se si toglie le scarpe, perché ricorda: chi entra in camper senza togliersi le scarpe, è lo stesso che indossa le medesime mutande per due giorni consecutivi. 


Come ti giudicano le persone che ti incontrano per la prima volta?

Si dividono tra curiosi e sognatori e diffidenti polemici. Quest’ultimi inquinano la mia felicità, quindi li lascio nel loro mondo di “pseudo certezze”.


Le 3 avventure che hai affrontato in questi anni?

Andata e ritorno dal Tibet, Capo Nord in inverno a -36 gradi e aver riposto nuovamente la fiducia in un nuovo compagno.


Ti mancano le comodità (il bagno, ad esempio)?

Scherzi, è il contrario! Quando vivi avendo sempre il tuo bagno a portata di mano, la tua cucina, la tua tazza, le tue lenzuola, il tuo guardaroba sempre dietro a portata di mano, diventi quasi schizzinoso quando ti trovi a dover usare un bagno comune, oppure un letto con lenzuola non tue.

Il camper lo scelsi con una doccia ampia e circolare, come quella di casa!


Pro e contro del vivere in camper.

Il pro è solo uno: l’arricchimento di vita che una casa e una vita  tradizionale non ti può offrire.

I contro a bizzeffe: il frigo è più piccolo, gli spazi (come pensili, armadi e cassetti) sono più piccoli, la cucina è più piccola e spesso devi affrontare la diffidenza delle persone. Se però tutti questi difetti li vedi come opportunità di conoscere persone (fai la spesa tutti i giorni), luoghi, costumi e stili di vita, capisci che ogni difetto diventa un pregio.


Come stai vivendo (hai vissuto) la quarantena?

In completo auto-isolamento nel luogo dove mi trovavo al 9 marzo, ovvero a 1800 metri di altezza nel Parco Nazionale del Lazio Abruzzo e Molise.

Oggi sono 50 giorni di completo auto-isolamento: non necessito di nulla, neppure della spesa, perché feci a fine febbraio una maxi spesa. Unica eccezione: ogni 20 gg vado in paese a fare carico e scarico delle acque. 


Ti sei pentito della tua scelta? Torneresti su una casa senza ruote?

Mai, neppure un momento! Ho un’autonomia di 2 giorni in una casa di muratura, poi devo vedere la mia TV: un nuovo paesaggio, un tramonto, un bosco o il mare.


Quali sono i tuoi 3 valori principali?

Ho cambiato vita o forse lei ha cambiato me! Se mi avessi fatto la stessa domanda prima del 9 settembre 2014 ti avrei risposto: lavoro, sport e famiglia.

Oggi, un tramonto, famiglia e amici veri.


Ti senti mai solo?

Mai! Anzi, spesso voglio restare solo e alcune volte non mi sopporto nemmeno 😊

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Hai dei rimpianti?

Sono uno che ha sempre scelto di preferire la certezza al dubbio. La certezza di aver sbagliato ad investire su una persona, su una relazione, su un capo al lavoro piuttosto che il rimpianto di non averci provato. 


I tre libri che ti hanno cambiato e che sono legati alla tua vita?

Il primo libro è “Il Castello del cappellaio” di A.J. Cronin. È grazie a lui se ho iniziato a leggere libri. Avevo 15 anni, prima ero solo pane e quattroruote! Pensa che ho imparato a leggere con Quattroruote 🙂

Il secondo libro è “Il diario di Anna Frank”: con questo ho iniziato a leggere tutto un filone legato agli orrori perpetrati nel secondo conflitto mondiale. Non ti nascondo che, anche adesso in quarantena, l’ho riletto: Lei ha veramente subito la violazione dei suoi diritti segregata in una soffitta.

Il terzo libro è “La solitudine dei numeri primi“. Lo lessi durante il primo viaggio in autonomia, dopo che si era spenta la mia relazione e io ero all’inizio di questo nuovo viaggio.


Cosa hai imparato dal vivere in camper?

Ad avere sempre un piano B e la vista lunga sulle cose. Mi spiego meglio. Il camper, ad esempio, ha un riscaldamento come la caldaia di casa, ovviamente molto più piccola, che scalda anche l’acqua del boiler per la doccia. Tale caldaia è alimentata a gas, ma che succede se il gas termina o se la caldaia si guasta? Mica puoi stare al freddo! I tubi dell’acqua si gelano e scoppiano. Quindi?

La soluzione è avere un piano B, ovvero un altro riscaldamento che si alimenta con il gasolio del motore. Ecco, questo ti insegna il camper: a non fidarti mai di una sola strada. Mai affidare la tua felicità solo da una persona, o ad un oggetto o ad un progetto! Mai!


Pensando agli aspetti legali… cambieresti qualche legge per agevolare il tuo stile di vita?

Innanzitutto la residenza, che per chi vive in camper si chiama “senza fissa dimora”. Molti Comuni italiani, pur avendo l’obbligo di istituirla, non lo fanno, ostacolandoti in mille modi. Spesso devi ricorrere a Organi superiori per ottenere un tuo diritto.

Poi farei in modo che ogni Comune avesse un’area camping dedicata a chi pratica turismo con caravan, tenda o camper. 


Se potessi descriverti con una parola, quale sarebbe?

Felice.

Una foto di Cristiano Fabris e il suo camper

Puoi seguire le prossime avventure di Cristiano sul suo sito Liberamenteincamper.it o sul suo canale YouTube.


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